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Così Moavero e Trenta blindano l’Italia nella Nato. Ecco cosa hanno detto

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Mentre nell’aula di palazzo Madama andava in scena un acceso question time del ministro dell’Interno Matteo Salvini, di fronte alle commissioni Esteri e Difesa riunite di Camera e Senato i ministri Enzo Moavero Milanesi ed Elisabetta Trenta riferivano del recente Summit Nato di Bruxelles. Un vertice che, nonostante l’impatto mediatico dell’effetto Trump, ha mandato “un messaggio di unità e solidarietà tra gli alleati”, ha detto la titolare del dicastero di via XX Settembre. Dopo l’incertezza iniziale, l’esecutivo guidato dal premer Conte ha dissolto ormai ogni dubbio: l’Italia resta fedelmente ancorata nell’Alleanza Atlantica.

UN SEGNALE DI UNITÀ

Tra i brividi dell’ultima ora, in cui pareva che il presidente americano avesse minacciato l’uscita degli Stati Uniti dalla Nato, dal Summit è stato mandato “un forte segnale per partner e interlocutori”, ha rimarcato il ministro Trenta. Un segnale di unità “che conferma la capacità dell’Alleanza di adattarsi per contrastare le nuove sfide e minacce e, allo stesso tempo, preservando il legame transatlantico, i valori comuni e la capacità alleata di agire come attore politico nel settore della sicurezza e difesa”. Non a caso, ha ricordato Trenta, i capi di Stato e di governo hanno preso decisioni importanti nell’ottica di rafforzamento delle capacità dell’Alleanza, tra cui il rafforzamento della struttura di comando (con 1.200 unità in più e due nuovi comandi), e il lancio della Readiness initiative, anche conosciuta con “Four thirties”: avere a disposizione, entro il 2020, 30 battaglioni meccanizzati, 30 squadroni aerei e 30 navi da guerra in grado di essere operativi in 30 giorni.

L’ATTENZIONE AL FIANCO SUD…

Al vertice l’Italia ha portato i propri interessi, riassunti in tre punti da Moavero Milanesi: l’unità e la solidarietà dell’Alleanza a 360 gradi (e dunque anche verso sud); l’adattamento dell’azione reale e potenziale della Nato verso le nuove minacce, convenzionali e non; e il dialogo sostanziale con al Federazione russa. “La nota di fondo che dovrebbe renderci maggiormente soddisfatti come Italia e membri fondatori della Nato, riguardo al vertice dell’Alleanza atlantica dell’11 e 12 luglio – ha detto Moavero – è rappresentata dal riequilibrio dell’attenzione della Nato” tra il tradizionale fronte est con la dimensione del fronte sud. In tal senso, un segnale importante è arrivato con la dichiarazione della piena operatività dell’Hub per il sud a Napoli, la direzione strategica con competenza sulle minacce che provengono dal fianco meridionale.

…E AL MEDITERRANEO ALLARGATO

Poi, nel vertice si è affermato un maggiore impegno per la stabilità in Medio Oriente e in Nord Africa, con nuovi partenariati con Giordania e Tunisia (in cui la Trenta si è recata lo scorso lunedì), una nuova missione di addestramento in Iraq e un maggior sostegno alle Forze afghane. Si tratta, ha spiegato la Trenta, di “un quadro di rinnovata attenzione per il sud e per il Mediterraneo, con tutto un insieme di misure rispondenti ai bisogni dei nostri cittadini in termini di difesa dei confini alleati e sicurezza collettiva”.

IL CONTRASTO AL TERRORISMO

Tale riorientamento dell’Alleanza voluto dall’Italia potrebbe portare la Nato a “sopperire alla mancanza di azione da parte dell’Unione europea per combattere la tratta di esseri umani e combattere le infiltrazioni terroristiche”, ha spiegato il capo della diplomazia italiana. Difatti, ha aggiunto, l’Italia sta cercando di stimolare “con discreta fatica” l’Unione sulle migrazioni illegali, un fronte dove l’Europa “non ha mostrato la sua capacità migliore, ed è un eufemismo!”. Da questo punto di vista, ha detto il titolare della Farnesina, “la Nato può ulteriormente corroborare e supportare alcune non-capacità di azione che si stanno manifestando a livello di Ue”. Ciò in ragione soprattutto del rischio di infiltrazioni terroristiche nel flusso di migranti, un pericolo che richiede “intelligence e compartecipazione alla rete di informazione per contrastare quelle situazioni di conflitto e i flussi migratori incontrollati tra i quali può esserci di tutto”.

IL TEMA DEL BURDEN SHARING

Infine, i ministri hanno chiarito anche il dibattito sulle spese per la difesa, quello che più di tutti ha rischiato di far saltare il Summit sulle pressioni di Trump: “una questione spigolosa”, come l’ha definita la Trenta, raccontando anche dello stupore di tutti quando il presidente Usa ha proposto di portare l’obiettivo dal 2% del Pil al 4%. La posizione del nostro Paese (ben lontano anche dal 2%) resta a riguardo la stessa: occorre considerare non solo la quantità, ma anche la qualità del contributo all’Alleanza, e l’Italia è in prima fila per quanto riguarda la partecipazione alle missioni internazionali. A tutto questo, il ministro Trenta ha aggiunto però un elemento in più, e cioè la proposta di considerare nel computo anche gli investimenti in cyber-security. “È in fase di negoziazione; è un processo – ha concluso – che è appena iniziato e su cui vogliamo coinvolgere altri Paesi”.

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