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Sostegno all’industria e visione di lungo periodo. Lo Spazio italiano secondo Elisabetta Trenta

spazio

Allo Spazio italiano serve “una visione strategica di lungo periodo”. La riforma della governance nazionale permette di pensare in grande, ma ora sarà opportuno sfruttare tutte le novità, anche attraverso “politiche che supportino e sostengano la crescita dell’industria”. Parola del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, intervenuto oggi all’evento organizzato dall’Associazione delle imprese per le attività spaziali (Aipas) presso la sede dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). Oltre a una nutrita rappresentanza industriale, il workshop – intitolato “New Space Economy: sfide ed opportunità per armonizzare politica, industria e ricerca nel settore spaziale” – ha visto tra gli altri la presenza del presidente dell’Aipas Luca Rossettini, del commissario straordinario dell’Asi Piero Benvenuti, del consigliere militare di palazzo Chigi, l’ammiraglio Carlo Massagli, e del direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) Gennaro Vecchione.

UNA VISIONE PER LO SPAZIO

Lo Spazio è ormai divenuto centrale nelle relazioni internazionali, sia per i suoi risvolti economici, sia per gli obiettivi scientifici sempre più ambiziosi, senza chiaramente dimenticare gli aspetti militari. “Le attività spaziali – ha spiegato il ministro Trenta nel suo intervento – dovranno diventare uno strumento più efficace al servizio del Paese nei rapporti internazionali con le altre nazioni dell’Europa e del mondo”. Si tratta, in altre parole, di “uno strumento di diplomazia in grado di pesare con più credibilità nello scacchiere internazionale”. Per questo, ha aggiunto la titolare del dicastero di palazzo Baracchini, “ritengo sia ormai necessario adottare una visione strategica a lungo termine e vedere lo Spazio come nuova frontiera con un enorme potenziale economico”.

LA NUOVA GOVERNANCE ITALIANA…

La sfida più impellente per gli interessi italiani riguarda la ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (Esa) in programma a Siviglia il prossimo novembre. Lì si decideranno i futuri programmi, le partecipazioni nazionali e il peso di ogni singolo Paese. L’Italia si presenterà all’appuntamento forte del nuovo coordinamento che ha posto la politica spaziale nazionale nella mani del presidente del Consiglio, da mesi delegata dal premier Giuseppe Conte al sottosegretario Giancarlo Giorgetti, chiamato così a presiedere il nuovo Comitato interministeriale che a sua volta si avvale di una Struttura di coordinamento e di un ufficio di supporto e segreteria, già individuato nell’ufficio del consigliere militare Carlo Massagli. “La riforma della governance delle attività spaziali italiane, entrata in vigore il 25 febbraio 2018, segna una svolta significativa per l’Italia”, ha spiegato la Trenta, che partecipa al Comitato insieme ai colleghi di altri undici dicasteri.

…E LE OPPORTUNITÀ CHE NE DERIVANO

“La norma riguarda uno dei settori di punta del nostro Paese con nuove misure per il coordinamento della politica spaziale e aerospaziale e importanti disposizioni sull’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia spaziale italiana”, ora affidata al commissario straordinario Piero Benvenuti. Le finalità della riforma (a lungo invocata dagli addetti ai lavori) e gli strumenti che ha introdotto puntano nella giusta direzione, ha notato Trenta. “La nuova legge imprime infatti un forte impulso alla Space economy nazionale, favorendo una migliore connessione tra politica, industria e ricerca”.

IL RUOLO DELL’INDUSTRIA

E infatti, la cifra stilistica della New Space Economy è il ruolo maggiore attribuito ai privati, chiamati a partecipare alla definizione di strategie e ai finanziamenti per realizzare i programmi. “Le attività spaziali non sono solo ricerca, ma interessano direttamente piccole e medie imprese e la grande industria”, ha detto il ministro Trenta. Proprio per questo, ha aggiunto, “l’industria necessita di politiche che supportino e sostengano la crescita”, e in questo contesto appare “fondamentale il ruolo svolto da Aipas nel rappresentare e tutelare in ambito internazionale gli interessi delle imprese italiane”. D’altra parte, ha spiegato il presidente dell’Associazione Rossettini, “i primi ad arrivare nella New Space Economy detteranno le regole; bisogna fare sistema, soprattutto in Italia dove abbiamo una catena del valore completa: creare sinergie tra grandi imprese e Pmi innovative con exit strategies e un approccio orizzontale”.

LA CENTRALITÀ DEL CITTADINO

In ogni caso, la Trenta ha ribadito quanto già espresso dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti e dall’ammiraglio Carlo Massagli. Il punto focale dello sforzo sistemico deve essere il cittadino, a cui occorre pensare da subito nella progettazione e implementazioni di progetti extra-atmosferici. “I programmi spaziali, integrando sviluppi scientifici, tecnologici, industriali, economici e sociali, assumono rilevanza crescente in rapporto alle possibilità di sviluppare applicazioni e di fornire servizi utili al cittadino, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni”, ha notato il ministro della Difesa. Poi, ci sono i risvolti internazionali, legati alla competizione spaziale che vede Stati Uniti, Russia e Cina sempre più protagonisti. Il Vecchio continente può però dire la sua. “C’è una crescente diplomazia basata sullo spazio – ha rimarcato la Trenta – e sia l’Italia sia l’Unione Europea dovrebbero svolgere un ruolo più importante in questo settore, intensificando le cooperazioni e gli accordi bilaterali in atto”.

IL RUOLO DELL’UNIONE EUROPEA

A tal fine, oltre alla sponda Esa (su cui l’Italia punta a guadagnare posizioni), ci sono le ambizioni dell’Unione europea. Nel prossimo bilancio pluriennale 2021-2027 si prevedono risorse importanti per lo Spazio. Circa 9,7 miliardi dei 16 previsti per il budget spaziale andranno a Galileo ed Egnos, le infrastrutture satellitari per navigazione e puntamento, il cui obiettivo resta l’affrancamento dal sistema americano Gps. Per il sistema europeo di osservazione della Terra Copernicus si prevedono invece 5,8 miliardi, mentre 500 milioni saranno con ogni probabilità destinati allo sviluppo di “nuovi componenti di sicurezza”, a partire dalla Space situational awareness (Ssa). Su questo settore l’Italia ha competenze importanti, sia con il sistema duale Cosmo-SkyMed (in crescita con la seconda generazione), sia con la missione Prisma, ormai prossima alla partenza e dedicata all’innovativo segmento dell’iper-spettrale.

IL BUDGET

Tornando al budget Ue, oltre i 16 miliardi, per i programmi spaziali arriveranno anche risorse dal fondo “Horizon Europe”, il successore di Horizon 2020 che destinerà circa 100 miliardi a ricerca e innovazione. Lo spazio potrebbe infine beneficiare anche di parte dei 13 miliardi previsti per il Fondo europeo di Difesa (Edf), chiamato a co-finanziare programmi di ricerca e capacità in campo militare (con la militarizzazione dello spazio che è ormai cosa nota). Poi, ci sono gli aspetti di governance. “L’Unione europea – spiega la Commissione nella sua proposta di regolamento – assicurerà che l’aumento negli investimenti finanziari sia supportato da un efficiente processo decisione”. In tal senso, “la commissione continuerà a essere responsabile della gestione dell’intero programma”, mentre l’Esa “rimarrà un grande partner nell’implementazione tecnica e operativa”.

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