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Vi spiego perché l’Europa non può festeggiare troppo

La tanto attesa ripresa europea sembra arrivata, almeno nei numeri macro. L’uscita dalla recessione, secondo alcuni, è addirittura più rapida e vigorosa del previsto. Molte banche d’affari internazionali hanno ripreso a investire sul Vecchio Continente, giurando e spergiurando che siamo fuori dal tunnel. Ma non tutti la pensano così.

UNA CAUTA RIPARTENZA QUASI OBBLIGATA

“La statistica – dice Gabriele Roghi, responsabile della consulenza agli investimenti di Invest Banca – è una scienza che si presta a offrire i risultati… desiderati: prendiamo il dato sulla produzione industriale della zona euro relativo ad agosto, tanto per fare un esempio. Secondo Eurostat, la produzione di agosto è aumentata dell’1% mese su mese, quindi su luglio. Rispetto, invece, ad agosto 2012 ci dobbiamo accontentare di un -2,1% che però è molto meglio delle attese che erano per un -2,4%. Quindi la notizia è positiva? La discesa e la recessione sono state molto forti: dati meno peggiori di un anno prima, o leggermente in recupero sul mese precedente sono fisiologici. Da qui a parlare di ripresa ci vuole il coraggio di chi probabilmente si vede con le spalle al muro”. Insomma, altro che ripartenza, quello a cui assistiamo è solo un disperato tentativo di non sprofondare negli abissi più profondi. “D’altronde – continua Roghi – il capo del Fmi Christine Lagarde lo aveva detto: il 2013 è l’anno del la va o la spacca. Quindi in ogni modo, compreso il fumus statistico e la martellante propaganda sulla ripresa in arrivo, dobbiamo convincere tutti che abbiamo passato il peggio. La pazienza e il  livello di sopportazione dei popoli nei confronti di istituzioni non elette e finanza speculativa è al limite. Se poi guardiamo agli Usa, la locomotiva degli sviluppati, la situazione è molto deludente: crescita forse intorno all’1,5%, con l’uso massivo di ogni presunto sostegno monetario, debito alle stelle e crescente. Mi domando da dove dovrebbe arrivare la ripresa”.

LE CORSA DELLE BORSE EUROPEE

Certo le Borse del Vecchio Continente stanno correndo, ma anche questo secondo Roghi non è un segnale che debba generare ottimismo. “Viviamo in un mondo – spiega lo strategist – in cui esiste una separazione tra realtà oggettiva, reddito disponibile per le persone, disoccupazione, tassazione… e mercati finanziari. Da un lato, a voler essere ottimisti, situazione che non peggiora, ma di stallo su livelli molto bassi; dall’altro liquidità che trova sfogo in un mondo autoreferenziale, senza alcun legame con la vita reale. La Borsa italiana che sovraperforma quelle di economie più solide è un segnale di un possibile cambiamento di percezione del rischio Italia o solo l’ultimo rifugio di liquidità che ha ormai fatto lievitare qualsiasi altra asset class ben oltre i suoi valori fondamentali? Purtroppo credo che la risposta giusta sia la seconda e a voler essere maliziosi potrebbe essere un’altra delle opzioni del “la va o la spacca” di cui sopra: se non hanno una solida ripresa economica di reddito e capacità di spesa, allora facciamogli salire il Ftse/Mib“. La finanza che ha definitivamente fagocitato l’economia e non se ne esce. E ciò che è peggio è che “a spiegare quello che accade oggi sui mercati finanziari – conclude Roghi – non è più l’analisi di rischio/rendimento, ma solo il coraggio di sedersi al tavolo della roulette e la causa principale è che nessuno obietta che non può esserci una corretta e leale competizione se qualcuno può stamparsi le fiche o se qualcun’altro modifica le regole del gioco quando finisce i soldi o deve abbandonare il tavolo”.

Auguri, Europa.

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