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Un patto nel segno di Guarino

Con oltre il 50% degli elettori che si astengono dal voto e il 25% dei votanti che si affidano alle intemerate del comico genovese è evidente la rottura che si è creata tra il Paese reale e le istituzioni.

La fine del ventennio della seconda repubblica sta assumendo toni esasperati, espressione della crisi che vivono le principali forze politiche che ne hanno caratterizzata la tormentata vicenda.
Spaccatura del Pdl, inesorabile trasformazione di ciò che fu la Lega, confronto surreale nel Pd diviso tra il sostegno al premier di loro appartenenza e le aspirazione di un giovane rampante pronto a rottamare di quel partito la sua stessa natura e, al centro, un tentativo di ricomposizione dei frammenti di una diaspora, quella dei post Dc, che fu alla base dello squilibrio creatosi nel 1993 per l’azione congiunta di una magistratura politicizzata, di un accanimento mediatico senza pari e di un segretario nazionale Dc che non seppe reggere l’urto feroce di quell’irresponsabile e violento attacco.

Senza la ricomposizione di un centro forte, che trovi la sua ragion d’essere nei fondamentali della dottrina sociale cristiana, la risposta più alta e convincente ai drammatici problemi posti dalla globalizzazione e dalla dominanza del turbo capitalismo finanziario, non c’è futuro per il nostro Paese e per l’Europa.
Ecco perché seguiamo da osservatori partecipanti non neutrali il faticoso processo avviatosi con la rottura del Pdl, la formazione del NCD (Nuovo Centro Destra) e quella di Scelta civica con la nascita del gruppo di Mauro, Dellai, Olivero e degli altri amici di ispirazione popolare.
Analogo interesse per i fermenti presenti nel Pd tra molti ex popolari che non intendono morire ospiti inutili e sopportati nel Pse.

Purtroppo permangono alcuni “ultimi giapponesi” che, anche in questi giorni, inseguono inutili chimere frutto, in alcuni casi, di comprensibili frustrazioni personali e, in altri, di velleitarie formule ricostitutive di ciò che fu e non può più essere risuscitato per via giuridica e in tempi compatibili con quelli richiesti dall’attuale complessa e rischiosa congiuntura politico istituzionale.
Attendiamo di verificare il tipo di uscita politica che il Cavaliere intende sviluppare tra qualche giorno e dopo il voto sulla sua decadenza da senatore. Siamo molto preoccupati se il populismo senza speranza dei grillini si saldasse con quello dei forza italioti frustrati, finendo con l’offrire alla vasta area degli astenuti e arrabbiati una sponda politica dalle conseguenze imprevedibili sul piano della tenuta sociale, politica e istituzionale del Paese. A quel punto la crisi politica si trasformerebbe in una crisi di sistema, peraltro già in atto, che potrebbe sfociare in uno scontro sociale fuori controllo.

Ci troviamo sul ciglio di un baratro economico e finanziario se non cambieremo la nostra strategia in materia di politica euro-mediterranea.
A noi spetta il compito di raccogliere quanto indicato dal Prof. Giuseppe Guarino nel suo magistrale saggio su “Euro ed Europa”. Dobbiamo farci promotori con tutte le altre componenti del centro politico di un patto federativo fondato su alcuni elementi irrinunciabili:
1. L’assunzione di una nuova politica euro-mediterranea in grado di far rispettare i patti sottoscritti a Maastricht e denunciare quel regolamento nullo del 1997 che ci ha consegnato la realtà di una “falsa moneta” e di criteri di gestione delle politiche economiche in netto contrasto con le finalità della crescita indicati dal trattato di Maastricht, sino ad annullare lo stesso concetto di democrazia, così come denunciato dal prof Guarino che ha connotato come un autentico “colpo di Stato” quanto accaduto dal regolamento 1466/97 in poi nelle politiche dell’UE e nelle loro derivate sulle politiche nazionali;

2. L’adozione di politiche economiche ispirate ai principi dell’economia civile, stadio più avanzato della stessa economia sociale di mercato che sta alla base della cultura prevalente tra i popolari europei cui vogliamo fare riferimento, anche se intendiamo batterci per riportare il PPE ai valori essenziali dei padri fondatori, Adenauer, De Gasperi e Schuman. Politiche economiche fondate sul primato della persona e dei corpi intermedi, sui principi di sussidiarietà e solidarietà, sulla centralità del lavoro e sulla compartecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, secondo quei criteri già sperimentati nella stagione olivettiana di Comunità;

3. L’approvazione di una legge elettorale che sappia garantire con la governabilità una rappresentanza reale delle culture e dei mondi vitali della società italiana, contro i tentativi maldestri di leggi maggioritarie truffa, capaci di assegnare la guida del Paese a componenti politiche rappresentative di meno di un terzo dell’elettorato italiano. Una legge elettorale che sappia garantire ai cittadini il diritto-dovere di scelta dei candidati e degli eletti, finendola con la stagione dei nominati, dei cortigiani , dei nani e delle ballerine;

4. Una riforma costituzionale da compiersi attraverso l’elezione di un’assemblea costituente in grado di riscrivere la parte seconda della Costituzione del 1947, riportando in equilibrio il sistema dei poteri oggi largamente vulnerato dallo strapotere di un potere giudiziario irresponsabile, incontrollato e incontrollabile nella sua pur auspicata e legittima autonomia;

5. La riscrittura del sistema rappresentativo e istituzionale locale, che passa attraverso l’abolizione delle province, la riduzione delle venti regioni attuali a non più di cinque-sei macroregioni da collegare su base federale; l’accorpamento dei comuni sino ad una soglia minima di almeno 30.000 abitanti e una sostanziale riduzione delle rappresentanze elettorali a tutti i livelli, con drastiche norme in materia di esercizio delle funzioni politiche e amministrative e sulla base di un rigido codice etico da rispettare.

Su queste basi ci auguriamo di poter raggiungere un accordo con tutte le componenti laiche e cattoliche che le condividono. Non un mero assemblaggio di fuoriusciti, ma la nascita di un autentico blocco culturale, sociale, economico e politico interessato a stringere un patto federativo che ci auguriamo possa essere siglato nell’assemblea programmata per il 18 e 19 Gennaio 2014 alla Domus Pacis di Roma. Quella data corrisponderà al 95 ° anniversario dell’”Appello ai Liberi e Forti” di Don Luigi Sturzo (18 gennaio 1919) e noi ci auguriamo possa essere quella dell’inizio di una primavera per il nuovo soggetto politico popolare, laico, democratico e riformatore che trova nell’ispirazione cristiana la ragione della sua unità e, soprattutto, una nuova speranza per l’Italia.

Ettore Bonalberti
www.lademocraziacristiana.it
www.insiemeweb.net

 

 

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