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Tre dubbi sull’Italicum

L’accordo Renzi-Berlusconi sulla riforma elettorale è aggiornato e definito. Lo attende l’esame delle aule parlamentari. Non sarà una passeggiata, ma potrebbe farcela. Magari con qualche ulteriore aggiustamento sui numeri delle soglie e del premio. Ma oltre queste questioni matematiche, dalle quali pure dipende il destino dei singoli partiti e del sistema politico nel suo insieme, vi sono tre aspetti più generali sui quali occorre riflettere.

BOZZI E BESOSTRI AFFILANO LE ARMI

Primo. A meno di una improbabile drastica riduzione del premio, la Corte costituzionale sarà nuovamente chiamata in causa. Bozzi e Besostri, i due ricorrenti che l’hanno avuta vinta contro il porcellum, già affilano le armi. La conclusione è che l’incapacità della politica di riformare la legge elettorale ha aperto una strada che finora sembrava sbarrata al controllo di costituzionalità. Un fatto positivo sotto il profilo della legalità costituzionale, ma che pone la politica ancor di più sotto la tutela di organi giurisdizionali e introduce un elemento di incertezza. Per sapere con certezza se il prossimo parlamento è costituzionalmente legittimo dovremo probabilmente attendere una nuova sentenza della Corte.

PROBLEMA BICAMERALE

Secondo. Il ballottaggio di coalizione per funzionare correttamente impone il superamento del bicameralismo paritario. Nella situazione attuale, con un sistema partitico di fondo tripolare, ma ancora molto frammentato non si può escludere che ai due diversi ballottaggi per Camera e Senato accedano coppie di coalizioni o partiti diversi. E non si può escludere che differente sia, nelle due sfide, il vincitore finale, tenuto conto che il corpo elettorale di Camera e Senato è diverso poiché per quest’ultimo votano solo coloro che hanno compiuto venticinque anni. Si può dire: sono ipotesi improbabili. Può darsi. Ma se si verificassero saremmo nel caos. Prudenza vorrebbe che non si vari un simile sistema elettorale se non è sicura la riforma del bicameralismo.

QUALI COALIZIONI?

Terzo. L’obiettivo di vincere e ottenere il premio che assicura la maggioranza dei seggi in parlamento è un forte incentivo a comporre coalizioni anche eterogenee. C’è il rischio che si ripeta quanto avvenuto nel ventennio della seconda Repubblica. Un vincitore la sera delle elezioni; tensioni e disgregazione della coalizione al momento di governare. Il fatto è che la stabilità e la governabilità non dipendono solo dalla legge elettorale, ma anche e soprattutto dal sistema dei partiti. Se non si formeranno due grandi forze politiche di tipo europeo – popolari e socialdemocratici – l’equilibrio del sistema politico resterà sempre in bilico.

 

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