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Presto un museo per ricordare gli internati italiani del ’43

“Mantenere vivo il ricordo del dolore dei sopravvissuti e delle famiglie degli italiani vittime di gravi crimini di guerra e contro l’umanità è un dovere assoluto di noi europei, affinché mai più ideologie disumane e regimi criminali ritornino a dominare il nostro continente”.
Martin Schulz

Dopo 70 anni di silenzio, finalmente, agli internati militari italiani, Imi, catturati dalle truppe tedesche a seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943, sarà riconosciuto quantomeno il diritto di essere ricordati. Due progetti importanti per tale scopo prenderanno corpo nel 2015: la pubblicazione di un “lessico biografico online” e l’allestimento un Museo sito in via Labicana.

Gli Imi subirono fame, malattie, stenti e trattamenti disumani per essersi rifiutati di collaborare con il nazifascismo. Dopo la deportazione e l’internamento nei campi di concentramento tedeschi, continuarono a dire “No” alla collaborazione con il Terzo Reich rinunciando a un trattamento più dignitoso in nome di grandi ideali.

La realizzazione delle iniziative di commemorazioni sarà a cura dell’Associazione nazionale reduci dalla prigionia e dall’internamento (Anrp), il cui presidente, Enzo Orlanducci dichiara: “La memoria degli Imi è stata lungamente ignorata anche nel dopoguerra e ci auguriamo che un museo con allestimenti altamente tecnologici e la banca dati on-line, con tutti i riferimenti anagrafici e biografici dei militari italiani che hanno perso la vita, ci consentiranno di attualizzare quel passato, ricostruire il filo spezzato e dare agli Imi un maggiore riconoscimento in Germania e in Italia”.

Il museo, i cui locali sono stati messi a disposizione dal ministero della Difesa, vuole essere un punto d’incontro per tutte le associazioni di internati e deportati. La sua realizzazione è curata da Luigi Zani, docente di Storia contemporanea della Sapienza di Roma, da Eva Pietroni dell’Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali CNR-ITABC e dallo studio DFG Architetti del Dipartimento per la tutela e valorizzazione dei beni monumentali e rimembranza.

Nelle otto sale disponibili si ripercorrerà la storia degli Imi, dalla cattura ai campi di internamento fino alla liberazione e alla lunga battaglia per la memoria; il visitatore, per merito della multimedialità delle testimonianze, compirà il terribile viaggio verso i lager, ne assaporerà il duro lavoro e le pessime condizioni di vita.
“L’idea di realizzare un lessico biografico degli Imi, nasce invece per trasformare i numeri in persone; restituire loro dei connotati e ricordare tramite date, reparti di appartenenza, impieghi nei lager, fotografie…e serve anche ad alimentare le coscienze dei giovani e a colmare una grave lacuna storica”, conclude Orlanducci.

Giulia Vittoria Francomacaro

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