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Perché gli occupati aumentano ma la disoccupazione sale

Il tasso di disoccupazione è salito a sorpresa all’11,7% a settembre. Si tratta di un massimo dallo scorso febbraio. Il dato di agosto è stato rivisto verso l’alto, da 11,4% a 11,5%. Tuttavia, ancora una volta (come spesso accaduto nell’ultimo anno) l’aumento dei disoccupati è dovuto a una maggiore partecipazione alla forza lavoro: il numero di inattivi è calato di ben 127 mila unità nel mese (-0,9%) e di oltre 500 mila unità su base annua (-3,6%). Il tasso di inattività è sceso dal 35,1% al 34,8%, un nuovo minimo storico da quando sono disponibili le serie (ovvero dal 1977), grazie in particolare alla componente femminile (44,7%).

GLI ULTIMI DATI

Nel mese, gli occupati sono tornati a crescere in misura apprezzabile (+45 mila unità ovvero +0,2% m/m, ai massimi dallo scorso mese di maggio). Anzi la ripresa occupazionale ha ritrovato vigore su base annua, accelerando a +1,2% (+265 mila unità) da +0,8% (+185 mila) di agosto. Il tasso di occupazione è salito dal 57,3% al 57,5%, un nuovo record (anche in questo caso trainato dalla componente femminile, ai massimi storici al 48,2%, mentre il tasso relativo agli uomini si è riportato, a 66,9%, ai valori di fine 2011).

LE VARIAZIONI

Sono aumentati in particolare gli occupati indipendenti (+56 mila unità ovvero +1% m/m, un massimo da 5 anni e mezzo), mentre sono diminuiti i dipendenti (particolarmente quelli a termine: -10 mila unità). Circa stabili nel mese risultano i dipendenti permanenti, che tuttavia continuano a spiegare interamente la ripresa dell’occupazione complessiva su base annua (in pratica tutti i 265 mila nuovi posti di lavoro creati rispetto a un anno prima sono dipendenti a tempo indeterminato).

LE CLASSI DI ETA’

Il tasso di disoccupazione giovanile è sceso a 37,1% a settembre da 38,3% di agosto. Il livello è inferiore alla media registrata nei primi 8 mesi dell’anno (37,8%). A differenza che nei mesi precedenti, l’occupazione è aumentata in tutte le principali classi di età, ma, visto che il calo degli inattivi ha riguardato in particolare i 25-34enni e i 35-49enni (-60 mila e -55 mila unità, rispettivamente), il tasso di disoccupazione è aumentato particolarmente nelle fasce intermedie (in particolare di sette decimi, a 18,6%, tra i 25 e i 34 anni).

SCENARI E PROSPETTIVE

A nostro avviso, il trend per il mercato del lavoro resta in miglioramento, che tuttavia è molto lento e irregolare su base mensile. In effetti, il calo del tasso di disoccupazione, evidente tra fine 2014 e la prima metà del 2015, sembra essersi arrestato successivamente: la tendenza è in pratica laterale da oltre un anno. Tuttavia, il dato di settembre è meno negativo di quel che sembra, perché una significativa pressione al rialzo sul tasso dei senza-lavoro arriva da un calo epocale degli inattivi, che potrebbe essere legato a un’ulteriore diminuzione dell’effetto-scoraggiamento (già evidenziata dall’Istat per i trimestri precedenti).

In prospettiva, non escludiamo che negli ultimi mesi del 2016 le imprese tornino ad aumentare le assunzioni a tempo indeterminato per godere della riduzione contributiva generalizzata in vigore sino a fine anno. Tuttavia, sarebbe un anticipo di assunzioni che potrebbe pesare poi sui primi mesi del 2017. Per la media del prossimo anno, ci aspettiamo che l’occupazione continui a crescere, ma su ritmi meno vigorosi di quelli visti quest’anno (0,7% nel 2017 dopo l’1,3% del 2016), e che il tasso di disoccupazione cali in misura assai modesta (11,3% dall’11,6% di quest’anno).

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