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Cosa cambia in Francia con Emmanuel Macron per la Nato

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I proclami di abbandono della Nato non sono mancati nella campagna per le elezioni presidenziali in Francia. Ora che l’irruzione di Marie Le Pen è stata respinta dall’elettorato si può fare un bilancio. Una vittoria lepenista probabilmente avrebbe aumentato i costi di transazione politica tra Bruxelles (sede dell’Headquarter nordatlantico) e Parigi.

LA LEZIONE DEL 2003

La Francia è uscita dalla Nato nel 1966 e vi è rientrata nel 2009. Nel mezzo vi è stata la grande crisi del 2003, con Parigi impegnata a guidare il fronte contrario alla seconda guerra in Iraq. Un’impresa superiore alle forze di una media potenza, che, a differenza della Germania (altra oppositrice del conflitto), non dispone di un retroterra economico in cui rinsaldarsi dopo tali ambiziose sortite strategiche. Quando De Gaulle operò lo strappo dalla Nato, la sua force de frappe valeva come garanzia francese sulla Germania Ovest in caso di invasione sovietica. Ogni qual volta Bonn si riavvicinava troppo a Mosca, Parigi minacciava di difendersi sul Reno, e non sull’Elba.

MOSCA E BERLINO TAGLIANO FUORI PARIGI

Con gli anni Novanta il processo di avvicinamento russo-tedesco è tale che Parigi non ha più leve sufficienti. Cerca di trovarle nei Balcani, accendendo scintille di rivalità tra Berlino e Mosca che alla prova dei fatti si riveleranno fuocherelli senza conseguenze. La storia dei conflitti nella ex-Jugoslavia, con la Francia pronta a scaricare la Serbia tradizionale alleata pur di fomentare il revanscismo russo in direzione antitedesca, ne è la prova.

L’ASSE ANGLO-FRANCESE

Nel frattempo, e in particolare dal 1998, la Francia comincia a guardare ad un’alleanza integrale (estesa cioè al nucleare) con la Gran Bretagna. Si ritiene generalmente che la prova massima di questa alleanza sia stata la guerra in Libia nel 2011. Avviata sotto l’egida del duo Sarkozy-Cameron, quando ancora l’inchiostro del Trattato di Alleanza del 2010 non si era asciugato, l’avventura a trazione anglo-francese-saudita è finita nell’ignominia, screditata dalla stessa amministrazione Usa. I riflessi si possono leggere anche in Siria, tradizionale dominio di interesse francese, dove pure Parigi “non tocca palla”, chiusa dalla morsa russo-americana.

LA CALAMITA USA

Con il distacco britannico dall’Unione Europea, la Francia non può che proseguire sulla strada di un’alleanza organica con Washington. Questo anche in concorrenza con la stessa Londra. Difficile immaginare alternative credibili. La stessa operazione in Afghanistan, che ha visto Parigi impegnata in un’area estranea agli interessi nazionali, ha valenza come laboratorio per i nuovi scenari di cooperazione Usa-Francia. Disperderne il valore (e irritare la classe militare altamente professionalizzata), solo per inseguire la moda del sovranismo, sarebbe stato troppo anche per Marie Le Pen.

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