Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Chiamiamolo Cindoterraneo

Una delle cose che anche i più grandi realpolitiker non riescono regolarmente a vedere, e ancor meno a prevedere, sono le rivoluzioni. Il principe Clemens von Metternich non capì nulla dei moti del 1848, né seppe prevedere l’ascesa del “concetto geografico” Italia; il suo discepolo Henry Kissinger un secolo dopo negoziò la pace con il Vietnam e fu grande architetto degli equilibri mediorientali, ma non comprese la rivoluzione nazionalcomunista, né la persistenza delle organizzazioni armate nella popolazione palestinese.
Oggi la comunità strategica internazionale è alle prese con le grandi rivolte arabe, ma tende a dimenticare una serie di sviste: nel 1979 la rivoluzione iraniana khomeinista, nel 1989 il crollo del Muro di Berlino e poi dell’Urss, tra il 2006-2007 il moto e lotta armata a Gaza, nel 2009 la rivolta verde iraniana, nel 2011 rivoluzione tunisina, egiziana rivolta e lotta intestina libica.
 
La superficialità dell’analisi discende a cascata dall’inconscia tendenza a non ridiscutere le basi di campi come: decisione, politica, ricerca, linea mediatica, diplomatica e d’affari.
Se vogliamo davvero situare i moti arabi del 2011 (esattamente un decennio dopo quel Ground zero della politica che furono le Torri Gemelle), dobbiamo collocarli nel loro quadro geostrategico.
Dal 1492 al 1989 il Mediterraneo, nonostante Suez, è un’appendice dell’Atlantico in virtù delle tendenze lunghe della scoperta delle Americhe e della vittoria statunitense nella Seconda guerra mondiale; tuttavia la guerra Iran-Iraq (1980-1988 o prima guerra del Golfo), induce a fare riflessioni in direzione logicamente opposta, specie per chi, come l’Italia, ha una tradizione mediterranea. Su impulso della Marina militare (Mmi), nasce il Mediterraneo allargato.
Al suo interno il bacino ha conosciuto molte suddivisioni nei secoli, ma quella più recente copre il periodo dal 2000 ad oggi ed include le zone che chiamiamo: Europa allargata, Levante, Nordafrica, Golfo Persico.
Oggi in realtà anche il concetto di Mediterraneo allargato, pur ancora valido per la Mmi, è incluso e superato dalla realtà del Cindoterraneo, cioè quel flusso concreto di merci, beni, capitali, commodity, persone che da Cina, India, Golfo, Africa passa per Suez e finisce in larga parte a Gioia Tauro.
Come si può facilmente capire il Cindoterraneo ha cambiato d’orientamento strategico perché adesso è un terminale degli oceani Pacifico e Indiano: un mutamento che non è dovuto alla forza delle armi, ma a quella crescente dei commerci e dell’economia.
 
La questione dei prossimi anni è se l’Oceano Indiano sarà nuovamente autonomo dopo trecento anni, cioè determinato in primo luogo da potenze rivierasche o no. È probabile che possa essere un co-dominio indoiraniano con o senza una benevola intesa con gli Stati Uniti, oppure che diventi un passaggio mal controllato dalle marine europee, indiana, cinese e statunitense. È ancora presto per dirlo.
In questo contesto si possono delineare tre scenari per il Mediterraneo, in cui hanno un rilievo anche le rivoluzioni/moti del Nord Africa e la trasformazione politica della Turchia.
Lo scenario Cindoterraneo fotografa una situazione in cui c’è un aumento dei regimi liberali nel Mediterraneo (tre potenziali candidati, a vario titolo, possono essere Giordania, Siria ed Algeria) e quindi una maggiore apertura delle possibilità di pace israelopalestinese e delle possibilità di combinazioni politiche attive europee e mediterranee, ma in una situazione di minor crescita economica.
Ciò è dovuto da un lato ai fattori di minor transito attraverso Suez (rotta artica, se continua lo scioglimento dei ghiacci e rotta africana, se il porto container di Tangermed decolla) e dall’altro alla depressione economica dell’Ue e spazi connessi. Il modo migliore per favorire questi nuovi governi è quello di abbattere i dazi sulle loro merci agricole, in modo da poter meglio governare anche i flussi migratori.
 
Lo scenario Cindo-terraneo indica un legame che resta ancora forte fra economia indopacifica ed economia euromediterranea, dove però lo spazio mediterraneo (in quanto euromediterraneo) attraversa una fase d’introversione dovuta sia alla crisi economica perdurante sia alla necessità di riassetto politico-strategico dell’area.
Lo scenario Margi-terraneo prospetta un’epoca dove da un lato c’è più libertà nel Maghreb e più pace nel Mashreq, ma vengono anche meno alcuni riferimenti prima considerati importanti, rendendo la zona piuttosto marginale nello scacchiere mondiale. Da un lato, sotto il peso della crisi economica, dell’insipienza politica e della fragilità dell’euro, l’Unione europea collassa politicamente, facendo venir meno un riferimento chiaro nel Mediterraneo. Dall’altro l’influenza di Usa ed Iran diminuisce nel Golfo Persico a causa dei rispettivi problemi socio-politico-economici, mentre la presenza indiana resta piuttosto debole e quella cinese promette di essere in ascesa, pur tra mille difficoltà.
I tre scenari non sono rigidi, ma hanno caratteristiche combinabili fra di loro per risultati intermedi o per ibridi meno prevedibili. Quello che è ragionevolmente certo è che richiederanno in ogni caso una capacità politica che le obsolete élites italiane ed europee sembrano aver perso.
×

Iscriviti alla newsletter