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La corruzione dilaga con Ostellino

“La corruzione si diffonde quando i suoi costi sono bassi e i guadagni alti” lo sostiene Piero Ostellino che, nella rubrica di sabato sul Corriere della Sera, così prosegue: “La si combatte sia riducendo le opportunità di farvi ricorso, sia facendo in modo che i costi di decisioni che ne siano il frutto superino i benefici” e “pensare di farvi fronte attraverso una rigenerazione etica della politica non approda a nulla” (la rubrica era, significativamente, titolata “Se l’etica non basta contro la corruzione”). L’analisi dell’ex direttore del Corsera non mi convince in quanto, ragionando a contrario, dovremmo ritenere che si è onesti solo quando non conviene essere disonesti! Una conclusione paradossale, che è smentita dalla quotidianità: la stragrande maggioranza delle persone adempie ai propri doveri, legali e morali, per coscienza, perché ritiene di farlo e non perché non ha convenienza a violarli. La verità è che le considerazioni di Ostellino trovano fondamento non già nella carnalità della storia, ma nel paradigma ideologico dell’homo oeconomicus, ossia dell’uomo che agisce razionalmente alla ricerca della propria utilità, proprio del liberalismo. L’homo oeconomicus è indifferente al bene al male, non rifiuta la corruzione perché immorale o illegale: la rifiuta solo quando e perché non conviene economicamente. Tanto è vero che la soluzione del Nostro è di rendere i costi della decisione (corruzione) maggiore dei benefici. Ma perché l’etica non basta alla corruzione? La questione viene liquidata nel titolo, quasi fosse una verità lapalissiana. Forse, Ostellino ritiene che l’etica non basti perché la corruzione è tornata a dilagare. Ma ciò presupporrebbe che, sino ad oggi, l’etica abbia rappresentato il sistema valoriale dell’agire economico e politico. E’, invece, vero il contrario. E’ dagli anni ottanta del secolo scorso che la cultura dominante ha posto al centro dell’agire umano l’utilitarismo economico. Se la corruzione dilaga è proprio perché si è professato che è lecito perseguire e soddisfare il proprio interesse (vizi privati e pubbliche virtù). Nelle università si insegna che anche il rispetto della legge è subordinato al calcolo di convenienza. La legge non va osservata perché legge, ma quando e a condizione che la sanzione prevista dalla legge comporti costi superiori ai vantaggi derivanti dalla sua violazione, altrimenti opportuna. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. La verità è che, come dimostra l’assetto valoriale delle forze armate, quando il  sistema dei controlli non è in grado di promuovere dei comportamenti virtuosi solo l’onore continua ad essere un principio idoneo a trarre il meglio dall’essere umano (aml).
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