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Choosy e mismatch. Scusi eccellenza non si capisce un cavolo

La Fornero ieri era a Nichelino. Ora Nichelino è un paesello della cintura di Torino, vicino a Moncalieri, a due passi dalla Palazzina di caccia di Stupinigi, a tre da un esclusivo club di golfisti sabaudi che preferiscono ai corni e alle doppiette mazze e ferri. Alle radure dove acquattarsi, i bunker di sabbia. Nichelino è famosa per la granita siciliana servita nella piazza principale da un siculo messinese e per la presenza di una foltissima comunità di meridionali. Tutti, beninteso, rigorosamente puzzolenti. Dormitorio di operai Fiat o di operai dell’indotto, oggi Nichelino non è manco più quello. E grazie alla Fornero è finita su tutte le pagine dei principali quotidiani come complemento di stato in luogo dell’incipit di ogni articolo. “Ieri la Fornero a Nichelino ecc.”
La Fornero ha scelto Nichelino per dire una cosa sacrosanta. I giovani hanno poco da lagnarsi. Il primo lavoro va preso come viene. Perché di questi tempi, tempi di grande confusione e di grande decadenza, non ha senso fare calcoli, ascoltare sé stessi e le proprie inclinazioni, perseguire un ideale, assecondare le passioni o un talento. Bisogna entrare nel mondo del lavoro. Subito.
E la Fornero deve avere senz’altro ragione. Perché essendo che è tecnicissima, e essendo che è Ministro del Lavoro è ovviamente una delle voci più autorevoli nel campo. E’ luce posta sulla sommità del faro che guarda l’orizzonte. E il faro è fatto per essere guardato, per ammonire, avvisare e proteggere. E se quindi dice di non stare a fare troppi pensieri e accontentarsi di un posto da lavapiatti, di pizzaiolo, cameriere, commesso, operatore di call center, insomma c’è da ascoltarla. Anche perché poi, secondo uno studio di McKinsey, nel 2020 ci saranno milioni di laureati in meno di quanti il mondo del lavoro ne richiede. Il mondo del lavoro, avverte la blasonata società di consulenza, correrà il rischio di un vero e proprio mismatch tra domanda e offerta. E quindi, dopo un po’ di gavetta, ormai si tratta di solo 7-8 anni, portando pizze ai tavoli o prendendo comande, un bel laureato Don Perignon del 2012 si può finalmente stappare e avviarsi a una brillante carriera in qualche multinazionale globale.
Ora, certo, bisogna che i giovani, malgrado un primo lavoro poco qualificato, continuino a investire su sé stessi. Che diamine. E’ logicissimo. Perché dopo 7-8 anni altrimenti rischiano di non trovarsi pronti. E bisogna sperare che la McKinsey abbia fatto una previsione corretta. Ma volete mettere in dubbio un outlook della McKinsey, multinazionale della consulenza strategica? Pensate che per essere presi in McKinsey bisogna superare dei colloqui veramente impegnativi che mettono a dura prova le capacità logico deduttive del candidato aspirante McKinsey boy. Ad esempio ti chiedono quali provvedimenti suggerire a un importante catena di ristoro per ridurre i consumi di tovaglioli di carta. Roba che manco Gorgia. Per inciso così capite chi ha scelto i tovaglioli che trovate al bar. Quelli così idrorepellenti che non servono a niente.
Sono tempi duri. Anche perché quando si ha la sensazione che la nave sta affondando, i messaggi per mettersi in salvo sono condizionati dall’ansia del momento e in contraddizione. Tanto per dire. Da una parte c’è chi lamenta la fuga dei cervelli. Dall’altra chi dice che l’Italia deve fare le cose che sa fare meglio. E quindi turismo e moda. E quindi prepararsi per accogliere un milione di turisti cinesi e indiani ad alto reddito che si dicono pronti a spenderlo in Italia dalle Langhe al teatro Greco di Taormina. Poi c’è chi dice che bisogna attirare i capitali stranieri, chi lamenta che con la nostra burocrazia e i tempi della giustizia questi capitali non arriveranno mai. Altri ancora sostengono che se i capitali stranieri arrivano per comprare aziende italiane, beh è meglio di no. Almeno non in tutti i settori perché ci sono settori e settori.
Insomma, pensa uno di Nichelino, ex operaio Fiat, ex operaio dell’indotto Fiat, ex guardiano al club del golf, che alla domenica fa la volpe finta alla Palazzina di caccia di Stupinigi per arrotondare, che è andato a sentire cosa aveva da dire la Fornero al posto del figlio a lezione all’Università.
Quando c’è troppo chiasso bisogna chiudersi in se stessi. Nel silenzio della propria interiorità. Bisogna tornare a leggere e studiare. Capire e analizzare. Non conta dove. Non conta per chissà quale pezzo di carta. Conta riscoprire una cultura profonda coerente con la propria sensibilità che permetta di interpretare il presente. E fare come fa il giunco quando arriva la piena.
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