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Il coro di banche e imprese per un’alleanza pro crescita

La XLIV Giornata del Credito “Competitività e rilancio del credito per lo sviluppo”, organizzata da Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del CreditoBanca Popolare di Vicenza, si è aperta con un messaggio inviato dal ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera: “In questa fase particolarmente delicata ogni impresa italiana che si impegna per crescere necessita più che mai di sentire la sua banca al suo fianco”. Per questo, ´´vi chiedo uno sforzo straordinario perché il credito possa essere un elemento determinante per contribuire al rilancio del nostro Paese che tutti insieme stiamo favorendo”.
 
La necessità di una severa attività di vigilanza sul sistema bancario è stata sottolineata da Luigi Federico Signorini, reponsabile all’area Vigilanza della Banca d’Italia: “I sistemi bancario e imprenditoriale sono stretti da una relazione inscindibile. C’è il rischio di innescare un circolo vizioso che bisogna evitare, ma senza allentare gli standard creditizi e mantenendo una preveggente gestione del credito. La sfida è seria per tutti, per le banche, le imprese e per le stesse autorità di vigilanza”, ha osservato Signorini.
 
“Dal 2000 al 2007 il leverage delle imprese, misurato dal rapporto tra i debiti finanziari e il patrimonio netto è salito di circa 8 punti percentuali, raggiungendo la soglia del 40%. Fino allo scoppio della crisi le imprese hanno potuto incrementare il loro indebitamento grazie alla presenza di condizioni di accesso al credito favorevoli – ha proseguito Signorini -. Dal 2008 le condizioni di offerta del credito sono state più restrittive e le tensioni si sono trasmesse al sistema produttivo attraverso una selezione più severa della clientela. L’incidenza delle imprese che riferiscono di non aver ottenuto l’intero ammontare dei finanziamenti richiesti nel 2011 ha raggiunto il 12%, oltre 2 volte la media del decennio precedente”.
 
“C’è la necessità di avere ulteriori rafforzamenti nel settore bancario. Nonostante le oggettive difficoltà, un’accurata misurazione dei rischi con valutazioni a lungo termine si deve riflettere in adeguate politiche di accantonamento. Per questo l’attenzione della vigilanza è massima”, ha concluso Signorini.
 
Fabio Cerchiai, presidente di FeBAF, la federazione delle banche, delle assicurazioni e della finanza, ha invece sottolineato che “un’alleanza di sistema è indispensabile per sbrogliare la matassa. Questo sarà possibile solo con una visione di lungo periodo e un piano industriale di Paese, di sistema, concreto, che renda stabile e sostenibile la ripresa”.
 
Per Gustavo Piga, direttore editoriale della rivista Formiche e moderatore della tavola rotonda, “il taglio degli sprechi deve diventare volano di sviluppo” e si è soffermato sulla necessità di una riforma della pubblica amministrazione, non nel senso di una distruzione della presenza dello Stato nell’economia ma di una sua riqualificazione.
 
“Bisogna fare una considerazione di fondo – ha osservato il vicepresidente di Confindustria, Aurelio Regina -. I mali sono quasi tutti italiani e guardare fuori dai confini per cercare un capro espiatorio ci allontana dai problemi. Per questo serve un’azione forte di responsabilità politica, istituzionale, economica e sociale per riprendere in mano il disegno del nostro Paese tutto insieme, perché la preoccupazione non è solo economica”. Regina ha infatti sottolineato che è necessario evitare che “la campagna elettorale sia fatta di favole, perché ne perderemmo di credibilità nei confronti dei partner e dei mercati internazionali. Tutto quello che ci serve è qui, ma serve un riscatto di orgoglio della comunità dell’Italia intera e qui Confindustria deve svolgere un ruolo importante”.
 
“Invito le istituzioni alla ragionevolezza e al senso di responsabilità che ci permetta di porre al centro il Paese, che deve diventare normale perché ha delle aziende speciali, e quelle che competono in questo sistema sono doppiamente eroi”, ha concluso Regina.
 
Giovanni Sabatini, il direttore generale dell’Abi, si è soffermato sul fatto che “se le banche hanno evitato al Paese i costi della crisi finanziaria, esse hanno potuto soltanto mitigare quelli della crisi economica e della crisi sovrana. Le operazioni di rifinanziamento a lungo termine presso la Bce hanno svolto un ruolo determinante. Esse non possono essere considerate la soluzione del problema, ma certamente sono un solido ponte verso di essa. Le risorse della Bce non si sono aggiunte, ma hanno sostituito liquidità che è venuta a mancare”.
 
Sabatini ha concluso che bisogna “liberarsi del peso della burocrazia, recuperare una visione a lungo termine e lavorare tutti insieme, imprese, banche governo e autorità di vigilanza”.
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