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Il decreto Passera sulla crescita? Un’occasione sprecata

Il decreto Crescita 2.0 varato giovedì scorso dal Consiglio dei ministri pone l’accento su competitività e digitalizzazione del Paese. Al contempo si dà enfasi al tema dell’attrazione degli investimenti esteri con la creazione di un desk Italia, ufficio coordinato tra Ice e Invitalia, Agenzia nazionale per l´attrazione degli investimenti e lo sviluppo d´impresa.
 
Sebbene nel corso di quest’anno il Comitato investitori esteri di Confindustria si fosse molto speso per cercare di migliorare le cose, chi scrive trova la soluzione della creazione di un desk Italia una soluzione di compromesso, con poca visione e ambizione.
 
Può veramente tale struttura contribuire ad affiancare meglio gli investitori? La risposta, non scontata, è forse, poiché molto dipenderà dal grado di coordinamento che saprà creare con enti locali e regionali.
 
Il desk Italia sarà attivo presso il ministero dello Sviluppo economico ma ogni Regione dovrà individuare entro 60 giorni un proprio ufficio interno che avrà il compito di dialogare con la nuova struttura centrale. Strategia di non facile attuazione visto il campanilismo che regna in Italia anche nel campo dello sviluppo economico. Basti pensare che oggi l’Italia è rappresentata presso la Waipa (World association of investment promotion agencies) da ben quattro strutture, inclusi Invest in Milan e Südtirol – Alto Adige.
 
La questione cruciale è però un’altra: potrà tale misura contribuire ad attirare più e nuovi investitori? La risposta è sicuramente no. La creazione di tale desk potrà tutt´al più tentare di non scoraggiare chi ha già deciso di investire.
 
La soluzione scelta va infatti nella direzione sbagliata. Invece di creare l’ennesima stratificazione burocratica, sarebbe stato più utile lanciare un riassetto drastico di Invitalia chiarendone mission, vision e scorporando società che nulla hanno a che vedere con l’attrazione degli investimenti.
 
E da tempo chiaro agli addetti ai lavori – almeno di paesi terzi – la necessità di riorientare l’operato di Invitalia sull’attrazione di investimenti esteri con la ridefinizione di una struttura più snella, dinamica e con forte presenza all’estero.
 
Sarebbe stato opportuno avere il coraggio di passare da una struttura con circa 1000 collaboratori a una struttura, sul modello francese, con non più di 200 dipendenti, di cui i 2/3 stanziati all’estero. Tale scelta avrebbe portato, con il taglio degli interlocutori, a notevoli risparmi e una forte semplificazione delle procedure e dei processi interni.
 
Inutile poi girarci intorno: per attrarre investimenti esteri bisogna andare a cercare gli investitori direttamente a casa loro. Appare quindi indispensabile l’apertura di desk o rappresentanze permanenti di Invest in Italy all’estero. L’attività di lead generation non dovrebbe basarsi unicamente, come accade oggi, su missioni estemporanee, ma su strategie durature nel tempo portate avanti da personale specializzato.
 
Le fiere e incontri BtoB in occasione di roadshow di sistema rimangono attività importanti ma bisognerebbe introdurre un approccio più sistematizzato e proattivo per la moltiplicazione di contatti diretti con investitori presso i loro headquarter all’estero. Tale programmazione permetterebbe di sviluppare vere e proprie strategie di public affairs per promuovere le eccellenze del sistema paese a chi poco le conosce, o peggio, le critica.
 
La presenza permanente all’estero, che potrebbe essere garantita a un costo molto contenuto con uffici presso le rappresentanze diplomatiche italiane esistenti, permetterebbe di lanciare campagne di marketing e comunicazione declinate secondo i vari contesti in cui si intende operare.
 
Qui però si pone un altro problema: il sistema Italia è un prodotto che può ancora interessare nuovi investitori? In tal senso, il governo Monti molto sta facendo, ma molto resta ancora da fare.
 
Leonardo Zannier lavora dal 2007 per l’Agenzia francese per gli investimenti internazionali. Le opinioni espresse sono puramente personali e non rispecchiano le posizioni dell´istituzione di appartenenza
 
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