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La fine della mediazione?

Il 23 ottobre la Corte Costituzionale ha bocciato la mediazione obbligatoria. La sentenza è ancora di là da venire, ma, attraverso un comunicato stampa, se ne sono anticipati i contenuti. Il ricorso agli organi specifici per un tentativo di conciliazione, prima dell’avvio del processo tradizionale, ci sarà dunque, se ci sarà, soltanto per scelta volontaria.
Il Ministro della Giustizia, Paola Severino, afferma di voler lavorare sulla diffusione della mediazione facoltativa “punteremo sugli incentivi, perché l’obiettivo” dice “è quello di formare la mentalità e la cultura attraverso il dialogo”. Certo è difficile credere che possa avere lo stesso sviluppo che si era auspicato.
Parte del mondo forense si era schierata contro il decreto legislativo del 4 marzo 2010 ed ora plaude all’operato della Corte Costituzionale, ma c’è anche, non solo fra gli organi preposti alla mediazione, chi non pensa che questa sia una scelta che porterà vantaggi al paese. La convenienza per il cittadino introdotta dalla mediazione obbligatoria, almeno in linea teorica, sembra anche a me difficilmente discutibile. Quest’ultimo, se alle prese con il percorso di conciliazione, stando ad un rapporto del Ministero della Giustizia, avrebbe avuto ottime probabilità di concludere il proprio procedimento mediamente in sessantuno giorni. Inoltre, sembra lecito supporre, che se la mediazione fosse cresciuta i tribunali sarebbero stati alleggeriti di parte del lavoro migliorando così la loro efficienza nei casi in cui la mediazione avesse fallito.
Si parla però di un sistema male assortito. Maurizio de Tilla, presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, ha parlato di “un meccanismo perverso” che “avviava un processo di privatizzazione di un diritto sancito dalla nostra Costituzione”. Sono in molti inoltre a scagliarsi contro le scuole che avrebbero cavalcato il decreto per arricchirsi. Come al solito è difficile farsi un’idea di come stiano veramente le cose. Personalmente però non posso che essere d’accordo con chi ha scritto che gli unici ad essere certamente colpiti da tutta questa storia sono gli studenti dei corsi professionali per mediatore ed il personale assunto dalle società di mediazione.
Chi ha fatto il corso di mediatore civile professionista perché diventasse la sua occupazione, principale o meno, è probabile che debba metterci una pietra sopra. Almeno nell’immediato.
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