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Il Pdl s’affloscia? Colpa del Milan e di Dallas…

Silvio Berlusconi ha smesso di fare l’editore televisivo. E ha smesso di fare l’allenatore del Milan, ops, volevo dire il presidente. L’attività politica lo ha allontanato dalle sue creature più riuscite e, cosa assai più grave, lo ha allontanato dagli italiani di cui negli anni 80 è stato acuto interprete.
Le antenne televisive Berlusconi le aveva in testa, propaggine sensibilissima dei suoi sensi. E respirare l’aria dei ciuffetti d’erba degli stadi lo metteva in comunicazione con i villi intestinali del suo popolo. Nerone o non Nerone, Silvio intrattenitore era Re d’Italia perché Re degli svaghi. Modero Mangiafuoco di un popolo di Pinocchi.
 
La perdita di consenso non nasce con la D’Addario o con Ruby, ma nel momento in cui Berlusconi ha smesso di parlare con loro. Ricordate quando telefonava di notte ai numeri a pagamento per tastare il polso delle signorine dalla voce suadente e ammiccante?Non sarà un caso che il suo allontanamento da Mediaset e dal Milan coincide con i passi falsi di squadra e TV. Pensate al Milan di quest’anno. Oppure al flop, recente, della nuova serie di episodi di Dallas.
 
Le anime belle e pure in Dallas hanno visto il patetico ritorno sulla scena di personaggi ormai invecchiati e poco credibili. J.R, uomo d’affari senza scrupoli avido di successo poteva andar bene nei rampanti anni 80, ma non oggi nel bel mezzo di una crisi mondiale. E non è mancato chi ha paragonato J.R proprio a Silvio Berlusconi (Gramellini su La Stampa). Lo share delle prime due puntate ha fatto poi il resto. Immediata marcia indietro di Mediaset che ha spostato i nuovi episodi della saga della famiglia Ewing da Canale 5 a La 5 (uno dei tanti canali digitali del gruppo).
 
Chissà se Berlusconi è al corrente della cosa. Probabilmente no. Dovrebbe opporsi. E dare fiducia alla serie televisiva americana e imporla al suo pubblico. Perché J.R, interpretato dal vecchio Larry Hagman, depresso e in una casa di cura, ha voglia di tornare a influenzare le scelte del figlio che ha preso da poco il timone della compagnia di famiglia. Perché J.R vuole tornare a trivellare e a tirare fuori dal sottosuolo petrolio, quello che sta sotto al suo ranch. J.R non si fa rottamare. Sarà lo scontro con le nuove generazioni, che pensano di investire nelle energie rinnovabili (chissà come mai?), a decidere il futuro degli Ewing imprenditori.
I nuovi episodi di Dallas sono attualissimi. Ma ci vuole tempo perché siano recepiti dal pubblico, specie da un pubblico rimbambito da talk show e reality. Ci volle del tempo anche per la prima serie. Tanto per dire, i primi episodi di Dallas andarono in onda nientepopodimenoche su Rai 1. Solo successivamente i diritti furono acquistati da Canale5 e Dallas divenne la serie televisiva più vista di quegli anni.
 
Dato che la Sicilia è presa sempre a laboratorio del belpaese possiamo dire che se gli Ewing fossero nati a Catania, gli avrebbero appiccicato la ngiuria (nickname) di Malavoglia. Per uno strano contrappasso. Già. Perché gli Ewing che trivellano sotto terra e sotto le lenzuola sono gente che, per l’appunto, fa e fa troppo. E in Sicilia e, in Italia più in generale, fare è peccato. Brama, bramosia. Avidità, lussuria. Intrighi, amori, denaro. Insomma gli Ewing sono vivi. E il loro attaccamento alla terra e al sotto terra è forse persino più forte e autentico dei Malavoglia.
 
Il vero guaio di questo paese è l’immobilismo. Nel bene e nel male. E la televisione che ne è il deformante e deformato specchio, catartico catino dove affogano gli italioti effluvi, è ridotta a contenitore di contenitori. Contenitore di programmi dove personaggi senza spessore vanno in scena in contese finte dove non ci sono buoni né cattivi. Dove non ci sono rossi e neri, guelfi e ghibellini. Ma solo un piatto, monocorde grigiume che, ogni sera, facilita il soporifero disimpegno dei telespettatori.
 
Di Dallas ce ne vorrebbero eccome nel palinsesto. Gli anni in cui si affermò la prima serie erano gli anni in cui l’Italia sapeva ancora esprimere la sua creatività e la sua capacità di fare. Proprio da allora invece di cosiddetti lovemark non ne ha prodotti più. Non crediamo a Cazzullo. L’Italia, ancora, non s’è ridesta. E Berlusconi da quando ha smesso di fare l’editore e il presidente del Milan, ha perso il suo ascendente politico sugli italiani. E con lui il Pdl.
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