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Una soluzione alla tedesca per il debito europeo

C’è una soluzione alla tedesca per il debito pubblico europeo. E’ quella indicata da uno studio dell’economista Stefano Micossi che riprende quella del Consiglio Tedesco degli esperti economici.

La tesi è contenuta in una ricerca dedicata alle istituzioni europee curata da Giuliano Amato che sarà pubblicata dalla Fondazione Astrid di Franco Bassanini il prossimo anno. Tutti gli schemi di sostituzione del debito sono soggetti a una obiezione di fondo, secondo l’economista Micossi, che è anche il direttore generale di Assonime: tutti gli schemi “non saranno mai accettabili ai Paesi virtuosi dell’eurozona se prima non si stabiliscono condizioni di sicura sostenibilità del debito sovrano dei paesi in difficoltà”. Perché altrimenti, secondo Micossi, essi implicherebbero l’assunzione del rischio sovrano dei Paesi in difficoltà da parte dei contribuenti dei Paesi virtuosi.

“Se l’obiettivo è quello di migliorare permanentemente la sostenibilità del debito sovrano, riportando il rapporto debito pubblico/Pil a livelli di sicurezza – si legge nelle bozze dello studio scritto da Micossi con Fabrizia Peirce – allora l’unico schema che sembra avere oggi qualche possibilità di riuscita è il Fondo europeo di rimborso proposto dal Consiglio tedesco degli esperti economici”.

Secondo questo schema, tutto il debito dei Paesi dell’eurozona (ad esclusione di quelli con un programma di assistenza finanziaria) eccedente il 60 per cento del Pil verrebbe conferito a questo fondo, in cambio dei titoli (presumibilmente tripla A) emessi dal Fondo stesso. “Ciascun Paese ­– spiegano Micossi e Peirce – sosterrebbe l’onere del rimborso della propria quota, segregando irrevocabilmente a tal fine una fonte di entrata nel proprio bilancio nazionale. Il rimborso verrebbe spalmato su un arco temporale molto lungo (25 anni o più)”. Il Fiscal compact assicurerebbe che i Paesi non accumulino nuovo debito. E la Germania? Secondo gli autori, “sopporterebbe un costo modesto di interesse, in pratica il prezzo della condivisione dei rischi, ma non parteciperebbe in alcun modo al rimborso del debito di altri”.

Il fondo sarebbe uno strumento temporaneo: “Con ogni probabilità – si legge nello studio curato dal direttore generale dell’associazione delle grandi imprese presieduta da Luigi Abete – i mercati dei capitali potrebbero gradire il fatto che le obbligazioni vengano emesse dal fondo, creando così un mercato di titoli dell’eurozona liquido e spesso”. Nel tempo, secondo Micossi e Pierce, “proseguendo nel cammino verso l’unione federale, queste obbligazioni potrebbero essere sostituite da Union/euro bonds emessi congiuntamente dalla federazione, senza bisogno per nessuno di assumersi il debito accumulato da altri”.

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