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Tensioni tra Europa ed Emergenti sul nuovo Fmi

Nessun accordo sul nuovo sistema di voto all’interno del Fondo monetario internazionale. Ormai giunti alla scadenza della riunione di verifica di gennaio per il varo delle nuove regole che dovrebbero rispecchiare nei processi decisionali la forza delle potenze economiche emergenti, ancora non si è riusciti ad appianare le divergenze.

Una nota dell’Fmi parla di “importanti progressi e dell’individuazione di elementi chiave per finalizzare un accordo”. Ma trascorsi due anni dall’inizio dei negoziati Cina, Brasile e gli altri emergenti puntano il dito contro le resistenze dell’Europa, la più colpita dalla riforma con cui verrebbe meno la spartizione dei poteri che vuole la Banca mondiale a guida statunitense e l’Fmi controllato dal Vecchio Continente.

Il mancato accordo rischia di minare la credibilità dell’organizzazione, ha spiegato il brasiliano Paulo Nogueira Batista in rappresentanza di Brasilia e di altri dieci governi.

La riforma che secondo gli emergenti rispecchierebbe i nuovi equilibri globali, porterebbe la Cina al terzo posto tra i Paesi membri e farebbe entrare ai primi dieci posti India, Brasile e Russia. Secondo l’attuale ripartizione i Paesi Bassi hanno quasi le stesse quote del Brasile e il Lussemburgo ha più potere di Argentina e Sud Africa. L’obiettivo del Fmi è comunque di concludere la revisione delle quote entro gennaio 2014.

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