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La versione di Brennan sul waterboarding

Ammette di non aver mai tentato di fermare il ricorso alla tortura. Ma ricorda che si trattava di decisioni prese direttamente dall’allora presidente George W Bush. Parola di John Brennan, nominato da Barack Obama come futuro capo della Cia, che ieri è stato messo sotto torchio durante la sua audizione alla Commissione Intelligence del Senato che dovrà ratificare la sua promozione.

“Non ho mai tentato di fermare la Cia circa il ricorso a queste tecniche, ma non ero in quella catena di comando. Espressi le mie obiezioni al waterboarding, alle umiliazioni personali, solo in privato, al livello personale, con alcuni colleghi”, ha detto Brennan, pressato dalle domande sul suo passato, chiarendo così le sue presunte responsabilità quando era ancora alla Cia, durante la precedente amministrazione. In pratica, ammette di essersi opposto al “waterboarding” solo in privato.

Tra mille sforzi, l’uomo su cui Obama punta per guidare l’intelligence americana, ha così cercato di prendere le distanze dai controversi anni della lotta al terrorismo, dopo l’11 settembre, quando gli agenti americani, in tutto il mondo, ricorsero molte volte a pratiche disumane pur di strappare informazioni ai sospetti affiliati di Al Qaeda. “Non ho mai provato a fermare queste azioni – ha ripetuto Brennan – perché si trattava di decisioni assunte da un settore dell’agenzia sotto l’autorità di altre persone ed era una materia sotto il controllo diretto dell’amministrazione del tempo”.

Un confronto a tratti drammatico quello di ieri. Rispondendo a una domanda del Senatore Saxby Chambliss, Brennan ha comunque ammesso che alcune “informazioni importanti” sono state raccolte grazie al “waterboarding”, l’annegamento simulato inflitto ai prigionieri. E quando lo stesso Chambliss ha detto sarebbe stato meglio uccidere questi stessi sospetti con il lancio di droni, Brennan s’è indignato: “Non ho mai creduto che uccidere un terrorista sia meglio che catturarlo e metterlo in galera”.

La sua audizione ha avuto un inizio assai movimentato: prima che prendesse la parola, alcuni militanti pacifisti del gruppo Pink Code, da sempre in prima linea contro l’utilizzo dei droni, hanno inscenato una clamorosa contestazione. Vestiti di rosa, in cinque hanno srotolato alcuni striscioni con su scritto: “Brennan uguale assassino” e “Stop alla Cia assassina” e urlato slogan del tipo: “Pakistan, Yemen, Somalia, e chi ancora?”. Poco dopo però, Brennan ha difeso a spada tratta la strategia centrata sull’uso di droni, assicurando comunque che questo programma “rispetta sempre degli standard rigorosi”. Un tema su cui, grazie all’apertura dei cassetti decisa da Obama, in futuro il Congresso potrà ampliare il suo potere di controllo.

Ansa

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