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Bloccato il trattato sul commercio di armi

Le trattative per un trattato internazionale sul commercio di armi convenzionali sono fallite. Il documento sarebbe stato il primo nel suo genere per regolare un settore con un giro d’affari globale di 70 miliardi di dollari. Affinché si arrivasse all’adozione serviva il consenso dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite. Non si tratta tuttavia dell’affossamento del documento. Il trattato potrebbe ora passare per l’Assemblea Generale dove avrebbe bisogno di una maggioranza semplice, sebbene, ricordano gli esponenti della società civile, il sì dei due terzi degli Stati membri lo renderebbe più forte.

Se a luglio dell’anno scorso il rinvio delle trattative fu dovuto alle differenti posizioni di Stati Uniti, Cina e Russia, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu e tra i maggiori esportatori d’armi al mondo, lo stallo di ieri porta la firma di Siria, Corea del Nord e Iran. I diplomatici sono a lavoro da dieci anni per arrivare a un documento.

La bozza stabilisce norme affinché armi e munizioni non finiscano in Paesi dove potrebbero essere usate in violazione del diritto umanitario e contro i diritti umani o dove potrebbero finire in mano a organizzazioni criminali e terroristiche.

“Nel caso il rischio sia reale e inevitabile, gli Stati hanno trovato l’accordo affinché la vendita non vada in porto”, si legge nel comunicato di Amnesty International che definisce cinici i governi di Pyongyang, Teheran e Damasco.

L’organizzazione non manca di sottolineare le sanzioni e l’embargo sulla vendita di armamenti che pesa sui tre Paesi, nonché le ripetute accuse di abusi contro la popolazioni rivolte ai governati. Il documento così com’è avrebbe reso ancora più difficile per loro vendere e comprare armi. Citato dalla Bbc, il rappresentante iraniano, Mohammad Khazaee, ha criticato il trattato perché a suo dire potrebbe essere usato in modo politico e discriminatorio.

Sul tavolo, e in questo il blocco dei Paesi contrari alla bozza si allarga, c’è anche il nodo del bando rifornimenti di armi agli attori non statali. La Russia tra gli altri vorrebbe norme più specifiche al riguardo. Tema questo all’ordine del giorno per le recenti indiscrezioni di stampa sulle armi fornite attraverso la Giordania ai ribelli siriani che da due anni combattono per abbattere il governo di Bashar al Assad che invece subirebbe i vincoli alle importazioni da russi e iraniani. Punti scoperti sono anche quelli che riguardano alcune tipologie di elicotteri, di droni e di granate. L’India dal canto suo lo considera troppo prono agli interessi degli esportatori.

Se il trattato riceverà luce verde dall’Assemblea Generale, per essere effettivo dovrà tuttavia essere ratificato da almeno 50 Paesi Onu. E qui potrebbero sorgere nuovi ostacoli. Gli stessi Stati Uniti (primo esportatore al mondo) devono vedersela al loro interno con la campagna di pressione della National Rifle Association, la potente lobby delle armi, tra le voci contrarie al documento perché violerebbe il diritto costituzionale di possedere armi. Niente di incostituzionale replicano gli avvocati della American Bar Association.

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