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Il Pentagono analizza la difesa cinese

Per la prima volta l’annuale rapporto del Pentagono sulla forza militare cinese parla direttamente del coinvolgimento di Pechino in attacchi informatici contro agenzie federali statunitensi.

La Cina sfrutta le proprie capacità in rete per “sostenere la raccolta di informazioni contro i settori diplomatico, economico e della difesa statunitensi legati ai programmi nazionali di difesa”, si legge nel documento.

Non è la prima volta che dagli Stati Uniti sono rivolte accuse di intrusioni e crimini digitali contro i cinesi. A febbraio fu la società di consulenza Mandiant a individuare la sorgente di centinaia di attacchi fino alle porte di un edificio di Shanghai di proprietà dell’esercito. Ancora la scorsa settimana Bloomberg riportava la notizia dell’intrusione cinse nei sistemi della QinetiQ, una delle principali società Usa nel settore della difesa e produttrice di satelliti spia e droni.

Quelle del Pentagono, scrive il Financial Times, è stata finora la posizione più netta e diretta. Non che gli Usa non abbiano mai fatto ricorso a tattiche di guerra in rete. Al contrario hanno sfruttato le proprie capacità per rallentare il controverso programma nucleare iraniano. Tuttavia i funzionari hanno sempre negato di aver rubato segreti commerciali e tecnologici.

La stessa Repubblica popolare ha in passato puntato il dito contro pirati informatici statunitensi per attacchi di cui ha denunciato essere stata vittima. Per restare nella regione dell’Asia e del Pacifico è invece di questi giorni la notizia dello smantellamento di una rete di spie sudcoreane in Australia incaricata di carpire informazioni e dati sulle posizioni di Canberra sui colloqui per un trattato di libero scambio con Seul.

Il rapporto della Difesa statunitense dà un quadro dettagliato dell’avversario capace di usare diversi metodi dalle imprese di stati agli studenti alle vecchi spie sotto copertura. Il Pentagono riconduce molti degli attacchi del 2012 direttamente al governo e ai militari di Pechino. Entità collegate tra loro. Basti pensare che il presidente Xi Jinping è anche a capo della Commissione militare centrale, da cui dipende l’Esercito popolare di liberazione. Legate al governo sono inoltre le imprese statali, società sia commerciali sia veicolo degli interessi del Paese.

Il rapporto del Pentagono allarga lo sguardo all’intero processo di modernizzazione dell’Esercito cinese. Fine ultimo resta sempre l’ipotesi di un conflitto nello Stretto di Taiwan, nonostante il miglioramento delle relazioni tra Pechino e Taipei.

La forza militare cinese si sta tuttavia estendendo in altre aree del mondo, dagli sforzi nella lotta contro la pirateria al coinvolgimento nelle missioni di peacekeeping o di assistenza come fu il sostegno alle operazioni di evacuazione durante il conflitto libico. Il Pentagono segnala infine il processo di modernizzazione nei sistemi missilistici a corto raggio e e a medio raggio, come il sistema anti-nave DF-21D, capace di attaccare anche portaerei e con una gittata di 1.500 chilometri.

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