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Ecco come Arabia e Fmi si contendono l’Egitto

Anche se gli Stati Uniti sbandierano la loro rivoluzione energetica con lo shale gas, il mondo dipende ancora dall’Arabia, che sta producendo più petrolio di quanto non abbia mai fatto almeno dagli anni Settanta. E nel frattempo i livelli toccano i record anche nei vicini Kuwait e Emirati Arabi Uniti (Eau). I ricchi guadagni giornalieri permettono all’Arabia di farsi madrina dell’Egitto sconvolto dalla guerra civile, evitando il ricorso del Cairo al Fondo Monetario Internazionale. Una buona lezione su come sganciarsi dolcemente dall’Occidente.

La dipendenza petrolifera dal Golfo

Questi numeri, evidenzia il Financial Times, riflettono un trend profondo ma facilmente identificabile nel mercato petrolifero mondiale. Nonostante la shale gas revolution negli Stati Uniti, il mondo è diventato, se possibile, ancor più dipendente dal ristretto gruppo di produttori del Golfo.

L’output di Emirati, Kuwait ed Arabia

A scatenare la produzione dell’area è stato il crollo di quella libica, dove gli scioperi di lavoratori e le milizie hanno ridotto drasticamente le esportazioni dal milione circa di barili al giorno prodotti precedentemente. E l’Arabia Saudita ha risposto spingendosi fino a 10,2 milioni di barili al giorno ad agosto, secondo l’International Energy Agency (Iea), accumulando oltre un miliardo di dollari al giorno di entrate grazie all’export. Ma sono stati anche Emirati Arabi Uniti e Kuwait ad accelerare sulla produzione quest’anno, toccando in due la cifra record di 2,8 milioni di barili al giorno durante l’estate. Il che significa che ad agosto questi tre Paesi del Golfo hanno soddisfatto il 17,1% della domanda petrolifera globale.

Il calo delle tensioni petrolifere globali

Ma per gli Stati energivori come India e Cina la vera domanda è fino a quando i Paesi del Golfo riusciranno a mantenere questi livelli produttivi. Grazie a Manifa, il gigante saudita dell’offshore, la Iea ha rivisto al rialzo le sue stime sulla capacità produttiva del Paese di 500mila barili al giorno quest’anno, fino a 12,5 milioni. Una cifra che fornisce spazi di manovra al mercato con un conseguente calo delle tensione nei prossimi mesi.

Il crollo dei Paesi Non Opec

Del resto, la produzione dei Paesi non Opec è crollata dal 2008 nonostante un aumento nella domanda a livello mondiale, e l’output di Venezuela, Angola e Algeria resta a livelli inferiori a quelli di cinque anni fa. “L’Arabia Saudita ha obiettivi di produzione molto chiari e una metodologia di estrazione precisa, a differenza dei suoi vicini che non potranno aumentare la loro produzione entro il 2020”, ha sottolineato l’analista d Energy Aspects, Amrita Sen. E le conseguenze sull’economia globale sono significative, anche perché l’Arabia Saudita è già il maggior fornitore di alcuni Paesi chiave come la Cina.

Gli aiuti arabi all’Egitto

L’Egitto ha invece ricevuto carichi di petrolio del valore di 800 milioni di dollari dall’Arabia Saudita nei mesi di agosto e settembre. Lo ha dichiarato il Ceo della Egyptian General Petroleum Company, Tareq Al-Mullah, all’agenzia di stampa turca Anadolu. Riyadh ha promesso all’Egitto aiuti per 5 miliardi di dollari per risollevare la sua economia, ripartiti in: 2 miliardi in depositi senza interessi, 1 miliardo in donazioni e 2 miliardi in prodotti petroliferi. Il Ministro del Commercio e dell’Industria egiziano, Mounir Fakhry Abdel-Nour, ha sostenuto che l’aiuto finanziario ricevuto dall’Arabia Saudita e da altri Paesi del Medio Oriente come Emirati Arabi Uniti e Kuwait sono sufficienti all’Egitto per superare la crisi economia e che, pertanto, non intende richiedere prestiti dal Fondo Monetario Internazionale.

I fondi congelati del Fmi

La dichiarazione del Ministro arriva dopo due anni di negoziazioni tra Egitto e Fmi riguardo un prestito di 4,8 miliardi di dollari, entrate in una fase di stallo dopo l’espulsione dal governo del Presidente Morsi. Il Direttore del Fmi Christine Lagarde ha dichiarato che l’istituto di Washington sta aspettando il momento giusto per riprendere le negoziazioni ma non ha rilasciato commenti sui prestiti ottenuti dall’Egitto dai Paesi del Medio Oriente.

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