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Partiti in franchising

I documenti congressuali sono anche una forma di promozione pubblicitaria, cui si chiede non tanto di essere credibili, ma soprattutto gradevoli. Considerate nel loro insieme, le mozioni presentate dai principali competitori per la segreteria del Pd non sembrano sottrarsi a questa regola del mercato politico.

Matteo Renzi vuole portare il Pd nel futuro, Gianni Cuperlo vuole riscoprirne le radici popolari del passato. D’accordo, ma a quale forma-partito pensano? Tempo fa un parlamentare dei democratici, Walter Tocci, osservò acutamente che da noi il sistema dei partiti somigliava sempre più all’organizzazione in franchising delle reti di vendita delle agenzie immobiliari. In un negozio di Tecnocasa si tratta con un rivenditore locale, ma si ha l’impressione di entrare in contatto con un’azienda nazionale affidabile.

Così è per i partiti: i notabili locali curano il patrimonio elettorale, il leader cura il marchio della ditta (soprattutto attraverso i mass media). Più che dal peso relativo degli iscritti nel processo di investitura della leadership, è da questa struttura che deriva il carattere leggero in apparenza, ma pesante nella sostanza, dei maggiori partiti italiani. Partiti in franchising, appunto, adatti ad attrarre i clienti, più che i cittadini; attenti agli interessi particolari, più che all’interesse generale; inclini a tutelare le rendite di posizione dei gruppi dirigenti, più che alla loro selezione mediante criteri meritocratici.

In fondo, lo stesso metodo delle primarie era stata concepito dal Pd come uno strumento in grado di contrastare efficacemente questi rischi, suscitando una più alta partecipazione dal basso e mettendo in campo energie nuove. L’esperienza ci dice che le cose sono andate diversamente. Le primarie sono state spesso utilizzate come una mera procedura elettorale, per acclamare i candidati unti dalle oligarchie o per misurare i rapporti di forza tra le correnti nei territori.

Speriamo, almeno, che questa volta non vadano smarriti nei gazebo gli elenchi dei votanti.

Michele Magno

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