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Matteo, dicci che anche per l’Agenda digitale questa sarà #lavoltabuona

Italia, #escidaquestogapdigitale. Potrebbe essere questo uno dei motti del neoeletto premier Matteo Renzi se è vero che per vincere «la madre di tutte le battaglie» – come l’ha definita lui -, quella della burocrazia, accelererà subito sull’attuazione dell’Agenda digitale e se è vero che l’economia digitale sarà un impegno che – come il presidente del Consiglio ha “cinguettato” all’ex capo dipartimento alle Comunicazioni del Mise, Roberto Sambuco – «lascerà sorpresi».

Pare che il dossier “Agenda digitale” – che l’ex premier Enrico Letta definì «la vera riforma dello Stato» – sia già sul tavolo del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Derlio, che dovrà decidere come agire sulle deleghe. Ma un primo passo, rispetto allo scorso anno è stato già fatto: l’Agenzia per l’agenda digitale italiana ha uno statuto, un commissario (seppure in scadenza), Francesco Caio, che supervisionerà la digitalizzazione della Pubblica e degli obiettivi ben precisi.

Ma sulla scrivania di Delrio ci sarà sicuramente anche il Rapporto presentato proprio poche settimane fa da Caio che riporta dei risultati non certo lusinghieri in fatto di digitale. Tenendo conto che gli obiettivi dell’Agenda sono tre, l’Italia può dirsi promossa, ma con riserva, solo sulla copertura totale della banda larga di base entro il 2013. Ma, come si anticipava, il traguardo non è stato pienamente raggiunto: sono state, infatti, coinvolte il 98,4% delle unità abitative e restano ancora problematiche 2 milioni di linee. Il gap potrà essere, però, colmato ricorrendo al wireless.

I problemi sorgono soprattutto sugli altri due punti fissati dall’Agenda digitale. Come riporta l’Ansa, uno riguarda il raggiungimento della copertura totale a 30 mega entro il 2020, e si tratta di un’impresa ardua se si considera che è “ancora limitata” e nettamente in ritardo rispetto ai livelli europei e che i piani degli operatori puntano a coprire circa il 50% delle linee fisse ad almeno 30 mega entro il 2016-2017, ma cosa accadrà dopo questa data nessuno lo sa.

Riguardo il terzo e ultimo punto, la connessione a 100 mega del 50% della popolazione entro il 2020, le cose si complicano ulteriormente. Questo perché i piani degli operatori, ad oggi, non indirizzano esplicitamente la copertura a 100 mega. Perciò il governo dovrà essere particolarmente abile a indurre gli operatori a investire.

Alla luce di altri dati (questa volta Eurostat) ancor meno confortanti per cui il nostro Paese resterebbe nelle ultime posizioni in Europa per il livello di digitalizzazione, la raccolta pubblicitaria online rappresenterebbe un terzo di quella della Francia e ben il 34% dei cittadini italiani non avrebbe ancora mai utilizzato Internet, ci si augura vivamente che il nuovo premier, che ha da sempre mostrato e dichiarato una fede incrollabile nelle potenzialità di Internet e della Rete, avvii un percorso virtuoso che ci conduca al tanto agognato “governo 2.0”.

La strada è ancora lunga ma speriamo che, anche per il capitolo digitale, questa sia #lavoltabuona.

di Alma Pantaleo

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