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Perché il taglietto Irpef di Renzi non sarà magico per i consumi

Nel complesso, il reddito disponibile delle famiglie in termini reali ha subito una contrazione clamorosa, pari al 12 per cento, fra il 2007 e il 2013. La flessione dei consumi, pur di entità eccezionale (di quasi l’8 per cento) è stata inferiore a quella del reddito, in quanto le famiglie, nel tentativo di sostenere il proprio tenore di vita, hanno ridotto il tasso di risparmio.

DIFFERENZA DI CLASSE

Questo tipo di comportamento caratterizza in maniera differenziata le famiglie delle diverse classi di reddito. Infatti, sono le famiglie ad alto reddito ad essere caratterizzate tradizionalmente da un tasso di risparmio maggiore, e quindi da maggiori spazi di riduzione del risparmio in caso di contrazione del reddito. Le famiglie meno abbienti hanno invece in genere un tasso di risparmio molto basso, spendono cioè praticamente tutto ciò che guadagnano, e sono anche razionate nell’accesso al credito. Per questo i loro consumi tendono a seguire in maniera più diretta l’andamento del reddito disponibile.

MENO RISPARMIO E STABILITÀ INTERNA

La caduta del tasso di risparmio durante gli anni scorsi ha certamente aiutato a stabilizzare la domanda interna. D’altra parte, uno dei rischi in prospettiva è proprio costituito dall’eventualità che i consumatori utilizzino i primi aumenti di reddito derivanti dall’inversione di tendenza del ciclo per cercare di ricostituire il proprio flusso di risparmio. Questo depotenzierebbe la ripresa, mantenendo l’andamento dei consumi molto debole. In particolare, è interessante osservare che nel 2013, ai primi segnali di stabilizzazione dell’economia le famiglie hanno reagito proprio aumentando la propensione al risparmio. Sul tema del tasso di risparmio appare utile sottolineare due aspetti.

GLI EFFETTI DELL’INCERTEZZA

Il primo è relativo alle aspettative. A parità di evoluzione delle condizioni dei redditi familiari, le decisioni di spesa possono essere alterate dall’incertezza sulle prospettive individuali. I recenti segnali di stabilizzazione dell’economia possono quindi modifi care le decisioni di spesa se le famiglie percepiscono che la fase più acuta della crisi è stata superata. Da questo punto di vista è importante che gli annunci di politica economica sappiano modifi care in direzione ottimista le attese dei consumatori, superando la logica dell’emergenza che ha prevalso negli interventi degli ultimi anni. Un effetto positivo al proposito potrebbe derivare dall’andamento favorevole dei mercati finanziari degli ultimi mesi: borsa in ripresa e riduzione dello spread possono difatti avere un valore segnaletico che va al di là degli effetti legati al possesso diretto di attività finanziarie da parte delle famiglie.

GLI EFFETTI DELLA RICCHEZZA

Il secondo tema è invece più direttamente quello degli effetti ricchezza. Prezzi delle case in fl essione e perdite di valore delle attività fi nanziarie hanno ridimensionato il valore della ricchezza delle famiglie italiane negli ultimi anni. Lo scollamento fra l’andamento della ricchezza finanziaria osservato in Spagna e Italia rispetto a Germania e Francia negli ultimi anni è stato significativo. In Italia una conferma della fase di recupero dei mercati potrebbe quindi ridurre il rischio di aumento del tasso di risparmio. Su questo aspetto, i segnali recenti non sono di lettura univoca. Negli ultimi trimestri si osserva un ritorno alla crescita dei depositi bancari.
Tale comportamento da parte delle famiglie rivela solo in parte una maggiore capacità di risparmio, essendo piuttosto da ricondurre a scelte di portafoglio ispirate ancora ad elevata cautela. Prevale il desiderio di detenere risparmio in forma liquida, data la prevalenza di condizioni di incertezza, e viste le diffi cili condizioni di accesso al credito.

PIÙ INCERTEZZA E MENO INVESTIMENTI

Va osservato anche che le famiglie hanno fortemente ridotto negli ultimi anni i propri investimenti nel comparto immobiliare; data la maggiore incertezza sul reddito futuro e la minore disponibilità di credito le erogazioni di mutui casa si sono ridotte. A ciò si è aggiunta poi la fase di riduzione dei prezzi delle case, che ha portato a rivedere le valutazioni circa la solidità degli investimenti immobiliari rispetto all’ottimismo degli anni duemila.
Se ne può concludere che la domanda delle famiglie è condizionata dalla forte incertezza di questa fase, e che i comportamenti di spesa sono quindi vulnerabili a mutamenti delle aspettative. Il leggero incremento del tasso di risparmio già osservato nel corso del 2013 potrebbe essere soltanto l’inizio di una fase di inversione di tendenza.

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