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Intesa, una perdita miliardaria per la miglior banca d’Europa

Ha segnato una perdita di 4 miliardi e mezzo. Eppure Intesa Sanpaolo che, attraverso le parole del suo ad, Carlo Messina, si vanta di essere la banca più solida d’Europa con un buffer di capitale “infinito”, ha deciso di remunerare i suoi azionisti con una cedola di 5 centesimi. Per un monte dividendi totale di circa 10 miliardi nei quattro anni di piano varato il 27 marzo contestualmente ai risultati dell’esercizio 2013.

LE FONDAZIONI RINGRAZIANO

Circa 75 milioni, più o meno lo stesso dell’anno scorso, sarà il premio per Compagnia di San Paolo, primo azionista di Banca Intesa con una quota del 9,71%. Al momento del suo insediamento il nuovo presidente Luca Remmert, che ha sostituito il politico di ritorno Sergio Chiamparino, aveva sottolineato che la Compagnia avrebbe iniziato a ragionare sulla possibilità di alleggerire la sua quota nella banca, che comunque non può essere inferiore al 7,79%, ma “non prima che il titolo abbia raggiunto il valore di carico nella Compagnia pari a 2,2 euro”’, un livello abbondantemente superato e che da due settimane è sopra i 2,4 euro. Intanto incassa la cedola e ringrazia, e poi si vedrà.

I PROGETTI DEL CAPO AZIENDA, MESSINA

E così Intesa volta pagina. La perdita miliardaria? Dipende da oltre 7 miliardi di accantonamenti sui crediti e da 5,8 miliardi di svalutazioni. Nel futuro l’istituto mira a offrire all’economia reale 200 miliardi di euro entro il 2017, com’è nella mission della banca: che “non ha mai fatto mancare sostegno all’economia reale – ha detto Messina – Abbiamo preso 36 miliardi dalla Bce e ne abbiamo erogati oltre 50. La nostra forza patrimoniale è stata messa sempre a disposizione dell’economia reale del paese”. Spariranno invece, sempre entro la scadenza del 2017, tutte le partecipazioni, da Alitalia a Rcs a Telco. La Borsa ha salutato conti e piano con un rialzo del 3,53%.

IL BILANCIO

Il conto economico consolidato del 2013 registra proventi operativi netti pari a 16,3 miliardi, in diminuzione dell’8,9% rispetto al 2012. Anche gli interessi netti segnano un calo, del 13,8% a 8,1 miliardi. Crescono invece le commissioni nette (+12,8%) e diminuiscono del 6,3% gli oneri operativi, grazie a una riduzione del 9,6% per le spese del personale e del 3,2% per le spese amministrative e a un aumento del 6,6% per gli ammortamenti. Conseguentemente, il risultato della gestione operativa ammonta a 7,9 miliardi (-11,4%). Il risultato netto consolidato è negativo per 4,55 miliardi, rispetto a quello positivo per 1,6 miliardi del 2012. Il risultato netto consolidato, escludendo le rettifiche di valore dell’avviamento e delle altre attività intangibili, è pari a 1,2 miliardi rispetto agli 1,6 del 2012 (-24,1%).

I COEFFICIENTI PATRIMONIALI

I crediti verso la clientela sono pari a 344 miliardi, in flessione dell’8,7%, -2,2% per la raccolta diretta bancaria, mentre l’ammontare di risparmio gestito aumenta dell’11,7%. I coefficienti patrimoniali al 31 dicembre 2013 risultano pari all’11,9% per il Core Tier 1 ratio (11,2% al 31 dicembre 2012), al 12,8% per il Tier 1 ratio (12,1% a fine 2012) e al 14,8% per il coefficiente patrimoniale totale (13,6% a fine 2012) e, considerando il nuovo regime, rispettivamente a 11,3%, 12,2% e 14,8%.

OBIETTIVO CRESCITA

“Noi siamo oggi la miglior banca d’ Europa per capitale. Dobbiamo diventare i migliori per crescita”, ha detto Messina, che ha ribadito come il piano sia appunto “orientato a generare crescita” e preveda un forte coinvolgimento di tutte le persone che lavorano nel gruppo. “Oggi ho inviato una copia discorsiva del piano a ogni singolo collega. Questo piano deve essere considerato come un progetto di vita per motivare il coinvolgimento delle persone della banca. Non è possibile realizzare il piano senza le persone”, ha affermato.

IL PIANO

Il piano d’impresa, dal punto di vista industriale, si basa su quattro pilastri: New growth bank con i nuovi motori della crescita, Core growth bank con la valorizzazione dei business esistenti, Capital light bank a cui faranno capo le attività non core e, infine, le persone e gli investimenti. Una delle novità è Banca 5 che rappresenterà uno degli strumenti per la crescita dell’istituto e che sarà costituita all’ interno della Banca dei territori. Ad essa verranno assegnati tremila gestori, con l’obiettivo di raddoppiare il ricavo medio di una platea di 5 milioni di clienti dagli attuali 70 euro a 140 euro. Tremila dei 4500 dipendenti che nel nuovo piano risultano in eccesso confluiranno in questa Banca 5. Ci sarà un’offerta di almeno 5 prodotti “chiave” per cliente: carte di debito, carte di credito, finanziamenti personali (prestiti personali, cessione del quinto, mutuo con pre-delibera fino a 100 mila euro), assicurazioni danni, investimenti (piani di accumulo e previdenziali). Sono inoltre previsti nuovi servizi non bancari con personale dedicato (ad esempio, servizi di biglietteria, intermediazione e consulenza immobiliare, viaggi).

GLI OBIETTIVI

In termini numerici, Intesa Sanpaolo conta di raggiungere nel 2017 un utile netto di 4,5 miliardi di euro, con un tasso di crescita medio annuo del 38,3%; il rote salirà all’11,8% e il roe al 10%. A fine piano il common equity ratio secondo Basilea 3 si attesterà al 12,2% e ci saranno così circa 8 miliardi di euro di capitale in eccesso, utilizzabili dal 2016-2017 per “ulteriori distribuzioni” anche agli azionisti.

LA FUSIONE CON FIDEURAM

Nel private banking, “in tempi che definiremo tra qualche settimana”, ci sarà – ha anticipato Messina – la fusione tra Intesa private banking e banca Fideuram; potrebbero poi esserci partnership internazionali, come per il polo dell’asset management per quello assicurativo. Tutte le partecipazioni non bancarie, destinate alla vendita, confluiscono invece in una nuova business unit, la capital light bank, che gestirà un portafoglio di 46 miliardi di euro e dovrà ridurlo a fine piano a 23 miliardi.

LE NUOVE OPERAZIONI

In Italia non ci saranno acquisizioni di qui al 2017 mentre sull’estero, dove al momento “non ci sono dossier né opportunità”, si deciderà in base a “obiettivi, prezzi e opportunità a livello consolidato”, ha spiegato Messina. Non ci sono piani di conversione delle azioni di risparmio, di riacquisto di bond ibridi né di quotazione per Fideuram. Il banchiere ha rifiutato di commentare le vicende di società quotate come Rcs e Telecom, pur prendendosi la responsabilità di tutte le operazioni: “Anch’io le avrei fatte certamente, sono il banchiere che in questo momento ha la responsabilità della banca e mi prendo la responsabilità di tutte le operazioni presenti e passate. Così si fa il capo”, ha detto.

LA EX BANCA DI SISTEMA

D’altra parte, si tratta di scelte che “potevano avere un significato perché eravamo in un momento di ricchezza del Paese e della banca”. Quanto ad altre vicende ancora aperte, come i casi Tassara e Risanamento, si tratta di “operazioni che rinegozi se non vuoi perdere soldi”, ha sottolineato Messina. Per il futuro, la speranza di Messina è di vedere altri fondi esteri bussare alla porta in scia a Blackrock: “Auspichiamo l’ingresso di altri investitori istituzionali e che possano crescere quelli che ci sono già. Il mio lavoro finora – ha detto – è stato finalizzato ad accrescere la nostra capitalizzazione di Borsa, che è una garanzia di indipendenza rispetto a possibili takeover”.

E LA BAD BANK?

Il progetto studiato da Intesa, Unicredit e Kkr sui crediti deteriorati da riportare in bonis è “un punto assolutamente minore nella nostra strategia. Questa notizia – ha sottolineato Messina – ha avuto un risalto superiore al valore dell’iniziativa stessa. Si tratta di poche pratiche da mettere a fattore comune, se va in porto bene e se no è un punto assolutamente marginale nella nostra strategia. Importante è invece la relazione con Kkr, che è un interlocutore strategico”.

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