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Malaysia Airlines, tutte le ipotesi sul volo MH370

Al momento sulla scomparsa l’8 marzo del volo MH370 della Malaysia Airlines non c’è niente di definitivo. Le indagini, spiegava ieri John Negroponte alla Cnn, sono all’inizio. Per questo l’ex direttore della National Intelligence statunitense sottolineava di voler essere prudente nel prediligere una ipotesi sulle altre riguardo che fine abbia fatto il Boeing 777 con a bordo 227 passeggeri e 12 componenti dell’equipaggio.

I DUBBI DI NEGROPONTE
Nella mia testa sono aperte tutte le porte e tutte le possibilità”, ha detto ancora Negroponte nell’aggiungere che gli Stati Uniti hanno tutto l’interesse a risolvere il mistero, in particolare per le implicazioni sulla sicurezza aerea e nel caso si sia trattato in qualche modo di un caso di terrorismo.

Tutto bene, buonanotte”, diceva l’ultimo messaggio vocale arrivato dal MH370, quando tuttavia almeno uno dei sistemi di comunicazione con i controlli a terra, l’Aircraft Coomunications Addressing and Reporting System (Acars) era stato disattivato intenzionalmente e senza che sia stato ancora possibile capire chi abbia parlato. Un quarto d’ora dopo anche il trasponder, che comunica con i radar, sarebbe stato spento.

Le ricerche coinvolgono al momento 25 Paesi, con l’Australia che oggi ha assunto il comando delle operazioni nell’Oceano indiano meridionale. Un’analisi di WNYC Data News in base ai dati finora conosciuti ha evidenziato almeno 630 punti in cui l’aereo potrebbe essere arrivato. Il Boeing è sparito dagli schermi radar all’01:20. Un satellite è comunque riuscito a captare il segnale sette ore dopo la scomparsa, sebbene senza riuscire a dare una posizione precisa del mezzo.

Ci si concentra in particolare su due corridoi. Uno che dal nord della Thailandia si estende sino al confine con Kazakistan e Turkmenistan. L’altro meridionale che dall’Indonesia punta sull’Oceano Indiano.

I SOSPETTI SUL CAPITANO
Nelle indagini si sta passando al setaccio la vita di passeggeri, personale e ingegneri a terra. L’attenzione si concentra principalmente sul capitano Zaharie Shah e sul co-pilota Fariq Abdul Hamid, sebbene, come sottolinea Reuters, chi conosce i due abbia escluso un loro possibile coinvolgimento. Tuttavia è opinione comune che quanto accaduto non sarebbe stato possibile senza un’adeguata preparazione al volo.

Sul ruolo del capitano la stampa occidentale, su imbeccata del tabloid britannico Mail on Sunday, ha inoltre evidenziato le simpatie politiche di Zaharie Shah per il leader dell’opposizione malaysiana Anwar Ibrahim, condannato a cinque anni di carcere per sodomia, proprio la mattina precedente l’imbarco. Accuse che il Partito per la giustizia del popolo respinge perché “infondate”.

LE SMENTITE INDIANE
Intanto l’aviazione pachistana ha smentito di aver intercettato il Boeing sui propri radar. Mentre dall’India è il ministro degli Esteri, Salman Khurshid, a escludere l’ipotesi che il volo sia stato dirottato per essere usato in un attacco come quello dell’11 settembre con bersaglio una città indiana. Una teoria sollevata su Twitter dall’ex vice segretario di Stato americano, Strobe Talbott, secondo cui “direzione, raggio e carburante”, facevano ipotizzare una tale scenario.

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