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Così la Cina ha comprato il debito pubblico americano

A decorrere dal 2001, anno dell’ingresso nel Wto, il saldo della bilancia dei pagamenti della Cina si impenna vistosamente. Nel periodo 1990-2000, il saldo attivo cumulato della bilancia dei pagamenti correnti è stato dell’8,3% del pil; nel periodo 2001-2008 del 43,8%, mentre negli anni che vanno dal 2009 alla fine del 2013 si è attestato appena al 15,6% del pil. A fine 2012, la posizione finanziaria netta cinese era attiva per 1.736 miliardi di dollari (pari al 21% del PNL), con asset sull’estero per 5.175 miliardi di dollari (pari al 62,3% del PNL).

Gli attivi commerciali cinesi in dollari sono stati ampiamente reimpiegati in titoli del debito americano: ad agosto 2013, per un ammontare di 1.268 miliardi di dollari. Al 31 marzo del 2000 erano stati contabilizzati dal Tesoro americano investimenti per appena 92,2 miliardi di dollari, di cui 90,8 per titoli di debito a lungo termine e 1,4 miliardi in equity.
La sterilizzazione della liquidità in dollari, mediante la sottoscrizione di titoli della Treasury, ha contribuito a mantenere per lungo tempo inalterato il cambio remninby/dollaro (il cosiddetto peg).

Se, a partire dal 2006, c’è stata una progressiva svalutazione della moneta cinese rispetto al dollaro, lo si deve a ragioni interne: il saldo delle partite correnti con l’estero era balzato dal 5,9% del pil nel 2005 all’8,6% nel 2007, per salire ancora al 10,1% nel 2007.
Il pil reale era cresciuto dell’11,3% nel 2005, del 12,7% nel 2006, spuntando il 14,2% nel 2007: il surriscaldamento dell’economia era eccessivo, pure per le ambizioni cinesi.
La svalutazione è stata necessaria per evitare problemi all’interno, non certo per riequilibrare i conti con il Resto del mondo. Quella cinese è rimasta fino al 2013 una export-led economy.

Un riallineamento dei cambi euro/dollaro, ovvero dollaro/yuan incide in modo enorme sugli stock di ricchezza detenuta all’estero o denominati in valuta estera.
In un sistema in cui gli stock di capitale investiti all’estero sono così rilevanti, le resistenze al riallineamento dei cambi si accrescono in modo esponenziale.

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