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Che cosa penso di Uber

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il cameo di Riccardo Ruggeri apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

Era il 1979. Molto spesso andavo per lavoro negli Stati Uniti, quella volta mi accompagnò, per non so quale premio, mio figlio Luca, diciasettenne. Quando il 747 Alitalia fu in quota, il comandante gli concesse l’upgrading, dalla turistica alla prima, accanto a me. Gli dissi di godersi il viaggio, di osservare e memorizzare tutto, perché un viaggio così non l’avrebbe più fatto. La mia era una battuta, non sapevo che il lavoro di Luca, molti anni dopo, l’avrebbe portato a diventare un viaggiatore seriale, ma il comfort e il livello di servizio raggiunto dall’Alitalia di allora non si sarebbe più ripetuto, per nessuna compagnia al mondo. Per esempio, il cibo del Concorde, al confronto, era da mensa aziendale. La sera andammo a vedere gli Yes al Madison: uno spettacolo per me sconvolgente, migliaia di fiammelle (accendini) nel buio, e nel silenzio più assoluto. In quelle due ore di musica capii il mondo dei giovani più che se avessi letto decine di trattati di sociologia.

DOPO 35 ANNI…

Dopo esserci stato un centinaio di volte, dopo 35 anni ci torno, con Luca, a ruoli invertiti, lui va a lavorare, io a respirare l’aria della Capitale dell’Occidente, cercare di annusare gli odori del progresso (?), cogliere i segnali deboli per capire i trend futuri (?). Allora io lo proteggevo, oggi Luca protegge me (a 80 anni ho deciso che nei voli intercontinentali non viaggerò più solo ma con le mie nuore o figli). In questo caso sono ultra protetto, a NY trovo anche Elsa, la padrona di casa.

L’EFFICIENZA DEI TAXI NEWYORKESI

Il mio programma prevedeva l’arrivo a NY alle 12 e l’utilizzo del pomeriggio-sera per capire certi trend di basso impatto (?). Come liberale dovrei essere a favore di Uber, ma da liberale-anarchico preferisco privilegiare la disistima umana che provo verso l’arrogante trustbuster Kalanick (ieri la sua società ha raggiunto a WS una capitalizzazione di 12 miliardi di $, una nuova azienda bolla è stata assunta in cielo), per cui mi riservo fin che posso il privilegio di non usarlo. A NY i taxi sono talmente efficienti, almeno per me, che non c’è app che tenga. Poi le limousine di Kalanik mi imbarazzano: troppo lunghe, troppe ruote, un ridicolo bar, da mafioso di terza generazione o da banchiere d’affari: kitsch allo stato puro.

UNA SOLUZIONE DI COMPROMESSO

Come liberale, mi dicono, dovrei essere anche a favore degli ogm e degli ormoni nella carne bovina, ma proprio non ce la faccio. Condivido la globalizzazione dei prodotti, ma non di quelli con cui mi alimento, per cui ho trovato una soluzione di compromesso. Una volta all’anno, a NY, da Smith & Wollensky (3rd Avenue), faccio una scorpacciata mixata di ogm e di ormoni bovini, divorando bestiali pannocchie arrostite e fantozziane bistecche T bone, con colatura di ogm e di ormoni, come fossero alici di Cetara. Mentre mangio mi sento un’eroe-cavia di Monsanto, immerso nell’atmosfera di Seveso. Due bicchieri di un rosso californiano, costosissimo ma ovviamente scadente, avendo dovuto sottostare al bombardamento chimico della settantina di additivi ammessi dalla legge Usa per il vino, completano la cena. Ho pagato il mio obolo annuale al rispetto (formale) dell’idea liberale della concorrenza. Confesso che sarei più tranquillo se il «mio maestro» Luigi Einaudi mi confermasse che mi posso considerare liberale, pur rifiutando di assumere alimenti e app così sgradevoli, soprattutto poterne parlare a piacimento.

UNA NUOVA MODA INTERESSANTE

Interessante la nuova moda esplosa a New York, alla quale invece mi adeguo ben volentieri: bere half-serving o meglio short-drink, versione ristretta delle più classiche miscelazioni alcooliche. Nato nell’East Village, dove è entrato nei menu con la doppia denominazione, regular e short, ha avuto un immediato successo. Gli americani al solito fissati di avere per qualsiasi prodotto, cocktail compresi, la «gamma completa», hanno realizzato al «Gin Palace» (95th street) un gin-tonic con la possibilità di utilizzare ben 72 gin diversi. Però solo nella versione «alla spina», una app alcoolica tipo Uber. Non mi sento ancora culturalmente attrezzato al «gin tonic alla spina», sono scioccamente aggrappato al mondo di Bond, James Bond.

LA RIFLESSIONE DELLA SERA

La prima giornata nella capitale dell’Occidente è passata; curiosamente prima di addormentarmi ho riflettuto sull’accordo Putin-Xi. Pensando ai miei amati nipotini, questa invece mi pare, per loro, una buona app, di riserva a quelle fallimentari di Washington e di Bruxelles.

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