Skip to main content

Mose, Expo e dintorni. Come frantumare davvero la corruzione

Pubblichiamo grazie all’autorizzazione del gruppo Class e dell’autore, la lettera aperta che l’editorialista Guido Salerno Aletta ha inviato al direttore di Mf/Milano Finanza, Pierluigi Magnaschi, uscita sul settimanale Milano Finanza

Caro Direttore,

mi rivolgo alla sua attenzione con una lettera aperta. Non lo faccio per manifestare l’amarezza più che il disgusto per le vicende di questi giorni, per le indagini da cui emergono sempre nuove ruberie e malefatte che coinvolgono personaggi politici, amministratori pubblici, imprenditori, magistrati ed ufficiali. Sarebbe uno sfogo personale di nessuna utilità collettiva.

LA METASTASI DELLA CORRUZIONE

Le scrivo invece per cercare di spiegare le immutate ragioni di fondo che alimentano da anni la corruzione pubblica nel nostro Paese, una malapianta che alligna senza che nessuno sembri in grado di sradicarla. Siamo in presenza di un nefasto processo di selezione della classe dirigente, pubblica e privata, una metastasi che possiamo bloccare. Se si rivedono all’opera gli stessi personaggi che ebbero gli onori della cronaca ai tempi di Tangentopoli, è perché il sistema della corruzione e della collusione non può fidarsi altro che di personaggi ricattabili, che non hanno più nulla da perdere.

CANNIBALISMO DELLE CORRENTI

Ci siamo avvitati sin dal dopoguerra in un sistema di selezione della classe dirigente, pubblica e privata, fondato sulla affiliazione: le promozioni e le nomine in ambito pubblico si facevano sulla base della appartenenza partitica. Poi si arrivò al cannibalismo delle correnti, ora ci si basa sulla fedeltà personale. Anche nel settore privato abbiamo purtroppo pessimi esempi. Questo è il punto fondamentale per comprendere perché tra corruzione ed inefficienza ci sia un nesso inscindibile. Accade infatti che il processo di selezione scarti, innanzitutto, colui che sarebbe in astratto il candidato migliore per ricoprire un incarico: perché è ambizioso, ha carattere da vendere e soprattutto perché ha grande fiducia nelle proprie capacità professionali.

STRUTTURE DI POTERE PARALLELO

Una volta nominato, farebbe da solo, senza chiedere né aiuti né protezioni: sarebbe incontrollabile, anche da parte di chi l’ha nominato. Non sarebbe malleabile, non darebbe seguito agli input del suo dante causa. Farebbe venir meno la ragione stessa dell’esercizio del potere di nomina, come viene purtroppo comunemente inteso, volto a creare una catena ininterrotta di comando, politico o di clan, che dall’alto si dipana. Non vige così un sistema di potere amministrativo in cui la funzione viene esercitata sulla base delle leggi con imparzialità, ma attraverso la piena consonanza con il vertice da cui si è stati nominati, l’adesione all’input che prosegue anche quando chi ha deciso la nomina ha perduto il ruolo. Sono strutture di potere parallelo. Né, tantomeno, si usa scegliere il cosiddetto numero due: costui è più presuntuoso che ambizioso, e per questo motivo non mostrerebbe alcuna riconoscenza verso chi l’ha nominato. Farebbe da sé, e non avendo le capacità professionali necessarie per assolvere all’incarico, diverrebbe una sorta di scheggia impazzita.

IL CITOFONO

La scelta solitamente ricade sul numero tre: una persona di assai modesta preparazione professionale che rimarrà sempre riconoscente a chi l’ha nominato. Non avendo le capacità necessarie, dovrà ricorrere costantemente a colui che l’ha nominato, per aiuti e protezioni: la sua funzione sarà quella del citofono. Trasmette la voce di chi sta al piano di sopra. Talora accade di peggio: se chi opera la scelta è un personaggio dai comportamenti non adamantini, si nomina consapevolmente qualcuno che ha da farsi perdonare ben più di una marachella, il classico furbo che l’ha sempre passata liscia, un personaggio privo scrupoli ricattabile da chi l’ha nominato. Si forma così una catena perfetta per perpetuare malaffare e corruzione.

SPOIL SISTEM

Nell’ordinamento recente, si è cercato di separare le responsabilità politiche da quelle amministrative, adottando lo spoil sistem. Sarebbe, si dice, il sistema americano che consente ad ogni nuovo vertice politico di nominare i suoi fiduciari negli apparati. Serve a garantire la necessaria discontinuità, ad evitare le incrostazioni di potere e la autoreferenzialità degli apparati. Vero, ma si trascura un dato fondamentale dell’ordinamento statunitense: la funzione di advice and consent attribuita al Senato, cui spetta approvare a maggioranza ogni nomina proposta dal Presidente. Ai funzionari pubblici americani non basta godere della fiducia del Presidente, perché devono meritarsi anche quella del Senato.

IL VALORE DELLA TRASPARENZA 

Serve maggiore trasparenza nei processi di selezione della classe amministrativa, dai vertici delle amministrazione a quelli degli enti, ma soprattutto serve un voto che sciolga il legame fiduciario diretto che altrimenti continua a legare per sempre chi viene nominato a chi l’ha nominato, per via del principio secondo cui “Come ti ho fatto, così ti disfo”. E’ un ricatto morale, inaccettabile, che mina alle fondamenta l’imparzialità del dirigente rispetto ai suggerimenti, ai consigli, alle richieste di chi l’ha nominato. Bisogna spezzare la spirale fiduciaria personale, per trasformarla in un rapporto istituzionale: il “fuorisacco” delle nomine del Consiglio dei Ministri, un procedimento di cui nessuno deve sapere nulla finché non è già stato tutto approvato, è una barbarie. Almeno, anni fa, per le nomine ai livelli più elevati delle pubbliche amministrazioni si richiedeva un decreto del Presidente della Repubblica.

PROCEDIMENTO DISCIPLINARE 

Ma anche il controllo sulle nomine non basta: la corruzione pubblica è solo la faccia nascosta della inefficienza amministrativa. La prima viene alla luce ogni tanto, la seconda è tutti i giorni sotto i nostri occhi. Ribellarsi all’inefficienza amministrativa è l’unica arma che i cittadini hanno per spezzare un sistema che porta alla corruzione. Invece di fare nuove leggi e istituire sempre nuove autorità, cominciamo a mandare a casa i primi campioni di cialtroneria amministrativa: non è un reato, né servono tre gradi di giudizio per accertarla. Basta un procedimento disciplinare per scarso rendimento, senza intercettazioni né perquisizioni, visto che l’inefficienza è già tutta alla luce del sole. Una lavata e via, profumo di pulito.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter