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Gli intellettuali e l’oltre

Amanti della verità, gli intellettuali devono ritrovare il coraggio dell’oltre. La realtà è il nostro campo di prova ma, a ben guardare, è la sua Conoscenza a fare la differenza, non la rincorsa a strumentalizzarne l’attualità, prigionieri dell’imminenza.

Gli intellettuali, per non correre il rischio di diventare una “razza in via frustrazione”, devono contribuire a riportare la complessità del reale nei luoghi dell’educazione e della formazione, facendo riesplodere – soprattutto fra le giovani generazioni – un pensiero critico e libero, visionario, profondo. Serve un “pensiero dell’oltre”, realisticamente progettuale ed in grado di restituire dignità alla Conoscenza dei processi storici, superando le riduzioni e le semplificazioni delle conoscenze particolari.

L’atteggiamento con cui guardiamo la realtà è lineare mentre l’approccio intellettuale è globale, includente, creativo, accogliente; tale approccio non si soddisfa nello spiegare il presente rincorrendolo bensì aprendolo all’oltre e condividendolo strategicamente, superando l’imminenza. C’è un problema di ri-contestualizzazione di ciò che viviamo nella “tempiternità”, cioè nel tempo globale della vita, re-integrando esperienza, necessità e immanenza, possibilità e aspirazioni.

Con i giovani bisogna com-prendere che ciò che viviamo non è solo ciò che vediamo, che la storia ci sorprende sempre perché incarna dimensioni che non capiamo attraverso il pensiero lineare; le informalità, le transizioni, le imprevedibilità. L’oltre che già ci percorre va reso nuovamente elemento di realtà, tolto dall’ambito del dover o poter essere e ricollocato in quello dell’ “essere in continuo”; il “pensiero complesso”, in questo lavoro, ci aiuta e ci responsabilizza.

 

 

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