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Il progetto del non progetto

 

La politica, non solo quella italiana, si è ridotta ad essere arte fragile del compromesso, dimenticando la sua “natura complessa” e la sua vocazione nel definire visioni storiche di convivenza umana.

Prigioniera dei personalismi e della cultura degli slogan, quella che chiamiamo politica sembra poter fare a meno della realtà, tracciando solchi sempre più grandi con i cittadini che dovrebbe rappresentare ed accompagnare nella liberazione di ogni progetto umano e del progetto dell’intera ed unica umanità.

Questa arte del compromesso, dunque, esiste e resiste come “progetto del non progetto” e, nel suo degenerare, fa degenerare la realtà. Il tema, comunque la si pensi, è centrale in un momento storico nel quale il mondo ha perduto ogni forma di equilibrio e nel quale domina una competizione esasperata. Solo la “politica complessa” può guidare l’umanità e il pianeta verso una condizione di sostenibilità, di giustizia, di pace, di vera libertà; ciò, naturalmente, non negando ma mediando le contraddizioni e le negatività che ci appartengono in quanto esseri umani e al di là delle nostre appartenenze culturali e religiose.

Nel “non progetto” siamo perduti, credendoci consapevoli di chi siamo e di ciò che ci circonda. Il “non progetto” è una dimensione nella quale vincono l’individualismo, la cultura della guerra, la “totalizzazione” dei valori e non la loro incarnazione, l’esaltazione delle differenze in luogo della loro integrazione. Il “non progetto”, in sostanza, è il luogo naturale del nostro ritorno alla preistoria della condizione umana.

 

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