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Emailgate, che cosa è successo tra Barack Obama e Hillary Clinton?

L’“Emailgate” si complica. Con il passare delle ore, nuovi e dibattuti tasselli stanno andando a comporre il puzzle di un caso che s’ingrossa. La Casa Bianca ha fatto sapere nella giornata di ieri che Barack Obama e Hillary Clinton si sarebbero scambiati messaggi di posta elettronica durante il suo periodo come segretario di Stato, confermando di fatto che il presidente Usa era consapevole che il suo potenziale successore utilizzasse un indirizzo di posta elettronica privata per il suo lavoro istituzionale.

LA VERSIONE DI OBAMA

In un’intervista rilasciata alla CBS sabato scorso il presidente americano aveva dichiarato di aver scoperto l’utilizzo da parte della Clinton di un account di posta elettronica personale attraverso i giornali. Leggermente differente la versione del portavoce della Casa Bianca Josh Earnest il quale ha spiegato che Obama era perfettamente a conoscenza di questo indirizzo. E da tempo. «Il presidente, come molti di voi avranno immaginato, nel corso dei suoi primi anni in ufficio ha scambiato diverse email con il segretario di Stato», ha spiegato ai giornalisti. «Il presidente, dunque, conosceva l’indirizzo e-mail del segretario Clinton. Quello di cui era all’oscuro – ha aggiunto – erano i dettagli sul server e su come tale indirizzo di posta elettronica fosse stato creato e, ancora, la posizione del segretario di Stato e del suo team rispetto ai dettami del Federal Records Act», che regolamenta le comunicazioni di posta elettronica per chi sta al governo.

LE ACCUSE DEI REPUBBLICANI

Il Republican National Committee non si è, ovviamente, lasciato sfuggire occasione per accusare Obama di ingannare cittadini e opinione pubblica sulla sua reale conoscenza dei fatti. «Il presidente ha avuto uno scambio di email con Hillary Clinton tramite il suo indirizzo di posta “fatto in casa”», ha affermato il portavoce del RNC Michael Short. «Questo rende assolutamente fuorviante la sua dichiarazione secondo la quale avrebbe appreso la notizia dai mass media».

TUTTI I RISCHI E LE CONSEGUENZE DELL’“EMAILGATE”

Quello che molti hanno ribattezzato come “Emailgate”, insomma, sta rendendo difficile e impervia la strada – fino a qualche giorno fa spianata e agevole – di Hillary Clinton e dei Democratici verso la presidenza degli Stati Uniti targata 2016. Non solo. Come si è visto, sta dando adito ai Repubblicani di mettere in discussione l’etica dell’ex segretario di Stato ed ex First Lady in fatto di trasparenza e di tracciare un quadro catastrofico sulle conseguenze che un comportamento del genere può avere sul fronte della sicurezza. Ma l’affaire sta anche complicando il rapporto tra la Casa Bianca e il team Clinton. Obama e il suo staff – sottolineano alcuni media americani – stanno cercando faticosamente di camminare su una linea sottile che li vede rimarcare gli obblighi in capo ai funzionari di Stato per quel che riguarda gli account di posta elettronica senza, però, suggerire che la Clinton li abbia effettivamente violati.

TEMPI DI MONITORGGIO E CONSERVAZIONE DELLE EMAIL

Anche se la l’ex First Lady ha concluso il suo mandato da segretario di Stato nel 2013, le conversazioni avvenute tramite posta elettronica, e ospitate su un server personale appositamente installato nella sua abitazione di New York piuttosto che su un sistema governativo, sono state consegnate solo lo scorso anno. Jen Psaki, portavoce del Dipartimento di Stato, ha spiegato che i messaggi di posta elettronica presentati dalla Clinton venivano conservati in «diverse scatole» e calibrati a livello temporale come fossero della diplomazia superiore della nazione.

VOCI NON CONFERMATE SU UNA CONFERENZA STAMPA

Dopo il tweet della settimana scorsa in cui Mrs Clinton, rompendo per la prima volta il silenzio sulla vicenda, dichiarava «voglio che il pubblico veda le mie email. Ho chiesto allo Stato di rilasciarle il prima possibile. Mi è stato detto che saranno verificate nell’ottica di una pubblicazione il prima possibile», Politico ha riferito in queste ore che l’ex segretario di Stato probabilmente affronterà la questione nei prossimi giorni in una conferenza stampa che si terrà a New York. Ma dallo staff di Hillary Clinton, al momento, non ci sono conferme ufficiali.

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