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Chi è Pamela Geller, la miliardaria anti-Islam di American Freedom Defense Initiative

Da quando la redazione del giornale francese Charlie Hebdo è stata presa d’assalto dai terroristi islamici si sapeva che rappresentare Maometto rappresenta un rischio latente. Il Corano non proibisce esplicitamente le raffigurazioni di Maometto, il fondatore dell’Islam, ma alcuni “hadith” – testi con valore giurisprudenziale – lasciano intendere che è meglio non ricreare le immagini del profeta. Se è proibito per i musulmani, tanto meno possono farlo gli occidentali con tono satirico.

DIPINGE IL PROFETA

È invece provocatorio l’obiettivo della mostra “Dipingere il profeta” dell’organizzazione americana American Freedom Defense Initiative. In nome della libertà di espressione, secondo gli organizzatori. L’evento è stato preso di mira dagli estremisti islamici. Due uomini sono stati uccisi fuori dal palazzo domenica sera, dove si svolgeva l’inaugurazione.

LE ASSOCIAZIONI 

L’American Freedom Defense Initiative diretta da Pamela Geller e il sito Jihad Watch diretto da Robert Spencer hanno organizzato insieme il concorso di caricature, vignette e dipinti su Maometto a Garland in Texas. Sostengono che nello stesso centro, Curtis Culwell Center, si è svolto un evento organizzato da un’associazione musulmana americana legata ai Fratelli musulmani.

I PROMOTORI

Ma chi sono Robert Spencer e Pamela Geller? Il primo amministra il sito web, Jihad Watch, uno spazio (molto di parte) di propaganda anti-musulmana, con voci, indiscrezioni e opinioni. Geller, invece, è una blogger americana che da anni è impegnata nella missione di “fermare l’islamizzazione dell’America”. Si autodefinisce critica dell’Islam radicale e avversaria dell’Islam politico. È diventata famosa perché appare frequentemente in programmi di tv criticando il liberalismo americano, il presidente Barack Obama e, appunto, l’Islam. Secondo il New York Times, il suo peculiare stile ha influito nelle strategie di alcuni repubblicani come Sarah Palin e Newt Gingrich.

AFFARI DI FAMIGLIA

Nata nel 1958 a New York, Geller ha quattro figli e dice di essere “una razzista islamofobica intollerante”. È a favore dell’’uso delle armi e accusa Obama di tutti i mali degli Stati Uniti. Cresciuta in una famiglia ebrea, suo padre era un grande produttore tessile. Ha frequentato la Lynbrook High School e la University Hofstra, ma non si è laureata perché ha preferito seguire il padre negli affari di famiglia. Ha sposato nel 1990 Michael Oshry, del quale ha divorziato nel 2007.

L’AMICIZIA CON WILDERS

Lo scorso 30 aprile l’editorialista Bob Price ha denunciato che due congressisti del Partito democratico avevano chiesto al Dipartimento di Stato il divieto di ingresso negli Stati Uniti del leader olandese Geert Wilders per la sua “incitazione alle aggressioni anti-musulmane e alla violenza”. Forse per questo Geller ha deciso di invitare Wilders all’inaugurazione della mostra.

LIBRI E CRITICHE A OBAMA

Il blog di Geller ha una media di 200mila visite. Ha pubblicato nel 2010 il libro The Post-American Presidency: The Obama Administration’s War on America con Robert Spencer e Stop the Islamization of America: A Practical Guide for the Resistance nel 2011. Il più recente è Freedom or Submission: On the Dangers of Islamic Extremism & American Complacency, uscito nel 2013.

CAMPAGNA PUBBLICITARIA

L’attivista Geller è impegnata nell’iniziativa contro il centro islamico che sarà aperto a pochi passi dal World Trade Center di New York. È la mente dietro ai polemici annunci pubblicitari sugli autobus americani. Cartelli che fanno riferimento al carattere “selvaggio” di chi si oppone a Israele: “In qualsiasi guerra tra umani civilizzati e selvaggi, scegli gli uomini civilizzati. Sostiene Israele, sconfigge la Jihad”.

In una conversazione via email con il Washington Post, Geller ha detto che “l’incidente è stato ovviamente correlato alla nostra manifestazione, come testimoniano i sostenitori di Isis su Twitter . I jihadisti islamici sono determinati a sopprimere la nostra libertà di parola violentemente. Hanno colpito a Parigi e Copenaghen recentemente, ora in Texas”. E ha concluso: “Questo incidente mostra quanto bisogno del nostro evento era veramente. La libertà di parola è sotto attacco violento qui nella nostra nazione. La domanda ora è: potremo resistere e difenderci, o ci piegheremmo alla violenza, teppismo e ferocia?”.

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