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“Per qualche voto in più”: regia di Matteo Salvini

Spero che i sovraeccitati sostenitori del “rimborso totale” leggano l’editoriale di Sabino Cassese sul Corriere della Sera di oggi (“La valanga che andava evitata”). Beninteso, non mi illudo che Renato Brunetta, Maurizio Gasparri e Giorgia Meloni (che votarono sì al blocco dell’indicizzazione delle pensioni) rinuncino alle loro campagne demagogiche.

“Per qualche voto in più” (ma la regia è di Matteo Salvini) è infatti un film che promette ottimi incassi al botteghino dell’elettorato italiano. Mi aspetto soltanto che l’intervento dell’ex giudice della Consulta riesca a fare un po’ di igiene mentale in una polemica astiosa contro il governo, dominata dal disinteresse per il futuro del Paese.

Conclude Cassese: “Lo scivolone della Corte, dimentica per un momento delle sue proprie responsabilità dell’art. 81 della Costituzione, avrebbe potuto innescare una valanga rovinosa non solo per l’economia italiana, ma anche per gli stessi pensionati”. Ma chiedere ai leader di Cgil, Cisl e Uil di capire questa elementare verità è forse chiedere troppo.

Un tempo c’erano personaggi come Luciano Lama, Pierre Carniti e Giorgio Benvenuto a guidare il sindacati confederali. Adesso il segretario del sindacato maggioritario si distingue per il suo invito a non votare il Pd, o ad annullare la scheda. In questo cafarnao ideologico e politico, mi sembra che solo la segretaria dei pensionati cigiellini, Carla Cantone, abbia mostrato di avere un po’ di sale in zucca e senso di responsabilità.

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Massimo Bordin (il Foglio), celebrando il ventisettesimo anniversario della morte di Enzo Tortora, mi ha rinfrescato la memoria. Alessandro Criscuolo, l’attuale presidente della Consulta (il cui voto doppio è stato decisivo per la sentenza sulle pensioni), è lo stesso magistrato che, da presidente dell’Anm, si scagliò contro la “campagna diffamatoria” perpetrata nei confronti dei pm napoletani, tra cui quel Diego Marmo che aveva definito il presentatore televisivo un “cinico mercante di morte”.

Con un piccolo ritardo di trent’anni, Marmo si è poi scusato per aver commesso un “assassinio morale” (l’espressione è sua). Quando si scuseranno coloro che allora lo rappresentavano?

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