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Tutte le ombre del mercato cinese

I riflettori sembrano essersi spostati verso Oriente e nelle ultime ore si guarda con apprensione all’andamento dei mercati finanziari asiatici ed in particolar modo a quello cinese. Un crollo del sistema finanziario cinese avrebbe un impatto dirompente sull’economia mondiale, essendo la Cina uno dei maggiori attori economici globali.

Le motivazioni della crisi in fieri non sono riconducibili ad un unico aspetto. Vi è, infatti, una compresenza di elementi: tecnici, economici, psicologici e politici.

Tuttavia è ancora troppo presto per dichiarare il fallimento del mercato cinese, poiché il governo di Pechino ha ancora molti strumenti a disposizione per poter intervenire e per arginare le distorsioni del mercato.

POLITICA MONETARIA ESPANSIVA

Negli ultimi anni la Banca Centrale Cinese (PBOC – People’s Bank of China) ha portato avanti una politica monetaria espansiva, iniettando liquidità nel sistema al fine di aumentare gli investimenti e i consumi interni e garantire una crescita costante del PIL. Tuttavia, la natura sui generis dell’impianto politico cinese ha creato delle distorsioni che hanno contribuito a modificare il quadro di riferimento.

Sin dal 1978, anno in cui fu avviato il programma di “riforma e apertura”, il sistema di credito cinese è stato dominato dalle Banche, sotto il controllo pervasivo da parte del Partito. La “mano visibile” dello Stato cinese ha di fatto pilotato l’andamento economico favorendo la crescita delle imprese di Stato (SOEs – State Owned Enterprises) a discapito delle piccole e medie imprese e degli investimenti privati.

Per far fronte ai limiti di accesso al credito si è sviluppato a latere un sistema bancario collaterale (il cosiddetto Shadow Banking System -SBS). Semplificando, si tratta di un insieme di intermediari finanziari non bancari che, non essendo soggetti alla regolamentazione delle Istituzioni governative e della Banca Centrale, offrono servizi analoghi a quelli degli intermediari finanziari bancari eludendo le politiche stringenti sull’accesso al credito.

Le banche ombra si sono sviluppate in Cina in maniera corposa a partire dagli anni 2000, per favorire forme alternative di accesso alla liquidità al fine di sostenere il debito privato di famiglie e imprese.

In una società in cui non vi erano più linee di finanziamento che potessero sostenere imprese e famiglie nel far fronte ai propri debiti, si sono allora ricercate vie alternative dalle quali poter attingere liquidità per non incorrere nell’inadempienza del non pagamento di prestiti preesistenti: chiedere nuovo prestito alla finanza collaterale è diventato una prassi.

SISTEMA BANCARIO COLLATERALE

La formazione di un sistema di credito collaterale ha permesso, da un lato, l’aumento degli investimenti privati, dall’altro, ha contribuito all’incremento del debito di famiglie e imprese e di conseguenza ad un uso improprio dei mercati finanziari, minacciando la stabilità economica del Paese.

Le banche ombra hanno assunto le stesse funzioni delle banche commerciali, intensificando però i margini di rischio per gli investitori; non essendo queste garantite dall’apparato statale. Tali banche sono connotate al di fuori del settore bancario per cui non godono dei meccanismi pubblici di garanzia sul credito, ma trovano la loro legittimazione all’interno del sistema finanziario stesso. Si tratta, dunque, di un sistema di finanziamento indiretto che permette un accesso al credito meno stringente e non controllato da parte del Partito.

In Cina la situazione è aggravata dal fatto che il sistema finanziario necessita di essere maggiormente liberalizzato, ovvero sarebbe necessario un intervento da parte del Partito per implementare una serie di riforme volte all’alleggerimento del controllo statale sul sistema bancario. Il Partito dovrebbe intervenire per spezzare quel circolo vizioso che vede le banche commerciali e le stesse SOEs al centro delle distorsioni economico-finanziarie del Paese.

La politica monetaria espansiva facilita l’accesso al credito, ad esempio, alle imprese di Stato, in grado di rispettare le richieste di garanzia imposte dalle banche, lasciando fuori dal sistema di finanziamento gli investitori privati. Tuttavia le stesse SOEs utilizzano la liquidità per finanziare il debito dei privati attraverso il sistema bancario collaterale.

BOLLA DI CREDITO

Nell’ultimo mese si è assistito, pertanto, alla formazione di una bolla di credito: con l’abbassamento del prezzo delle azioni gli investitori privati sono corsi ai ripari per evitare di incorrere in situazioni di insolvenza. Si tratta di un fenomeno psicologico regressivo, determinato da scenari auto avveranti, per cui ad una diminuzione dei prezzi delle azioni ha corrisposto una corsa alla vendita di tale azioni e alla conseguente caduta del mercato finanziario.

A partire dal 2013 il Consiglio di Stato e la Commissione per la Regolamentazione Bancaria (CBRC – China Banking Regulatory Commission) hanno cercato di implementare una serie di correttivi sul sistema bancario al fine di arginare gli elementi distorsivi innescati dal sistema bancario collaterale ( si pensi al documento No. 107 del Gennaio 2013 e al documento No. 127 del maggio 2014 adottati dal Consiglio di Stato, o al documento No. 140 del maggio 2014 adottato dalla CBRC). Si tratta di regolamentazioni che mirano a rendere più trasparente il sistema bancario collaterale e propongono nuove regole per la gestione della liquidità nel settore interbancario.

Nonostante i segnali d’allarme antecedenti alla crisi in atto, il Partito cinese non è riuscito a contenere la formazione della bolla sul mercato finanziario. La liberalizzazione parziale del sistema finanziario ha condotto a queste distorsioni provocando il tracollo delle borse di Shanghai, Shenzhen e Hong Kong. A questo punto sarà necessario, ancora una volta, “ricercare la verità attraverso i fatti” per modificare i limiti imposti da quel capitalismo con caratteristiche cinesi.

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