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E il Sud? Matteo non scalare in seconda. Ecco cosa avrei detto alla Leopolda…

Roberto Race
Roberto Race

Venerdì e sabato sono stato alla Leopolda. L’ho fatto per curiosità giornalistica e perché sapevo che avrei incontrato molti amici. E così è stato.
Sono uno che ha fatto politica giovanissimo tra i 13 e i 20 anni. Poi ho deciso di dedicarmi alla professione e di non essere attivamente impegnato in ogni tipo di attività partitica. Il che però non mi impedisce di riflettere sulle sfide che oggi la Politica sta affrontando e di dire come la penso.
Lo faccio spesso da questo blog e nelle attività che metto in campo nelle organizzazioni di cui faccio parte. A partire da Competere.Eu.

La Politica (quella con la P maiuscola) mi appartiene. Un Politica per la quale viene prima l’interesse generale e poi quello partito, una Politica per la quale chiunque sia il Premier tifo affinché faccia le cose giuste per il Paese.

Oggi mi fa piacere confidare in questo blog l’intervento che avrei fatto alla Leopolda. Chiaramente è un messaggio rivolto non solo a Renzi e alla leadership attualmente al governo ma a tutti i coloro che hanno a cuore il Sud.

L’attuale Governo ha cambiato marcia rispetto ai tempi tradizionali della politica nel nostro Paese, almeno quelli a cui eravamo stati abituati negli ultimi tre lustri.
Alcune riforme sono state varate, altre sono in procinto di essere perfezionate.
Si tratta di temi su cui per decenni si era discusso senza approdare a nulla di concreto.
L’impressione tuttavia è che quando si parla di Sud ‘si scali in seconda’.

E’ vero quanto sostiene il Presidente Renzi: alcune importanti vertenze legate ad aziende in crisi sono state risolte, salvaguardando posti di lavoro e presenze produttive.
Sono stati approvati provvedimenti come quelli sulle “ecoballe” e su Bagnoli, che dovrebbero contribuire a risolvere radicalmente problemi o a sbloccare situazioni da troppo tempo impantanate dall’immobilismo istituzionale.

Ma per il Sud serve una strategia, finalizzata ad integrare linee di rilancio della sua economia in un disegno complessivo di crescita del Paese.
Altrimenti annunci e ‘cornici’, tipo masterplan, contorneranno il vuoto pneumatico.
Pensare che il Sud possa farcela da solo significa sbagliare, così come ipotizzare di tornare all’epoca delle erogazioni di fondi a pioggia.

Pensare che il Nord possa farcela abbandonando il Sud al suo destino è altrettanto sbagliato. E lo è perché le aree più operose del Paese (ce ne sono anche al Sud) non più possono sostenere sistemi economici parassitari.

Ci sono ad esempio troppe aree del Paese in cui si vive con false pensioni di invalidità, come scoperto dalle procure in Campania o in Calabria, e in cui ci si può permettere di avere decine di dipendenti pubblici a non far nulla, come a San Remo.

C’è una via di mezzo: selezionare priorità, percorrerle con rigore. Accelerare, su questi fronti, l’attuazione di politiche nazionali, dando così un impulso decisivo all’unificazione sociale ed economica del Paese.
Ce la possiamo fare, se il Governo e Renzi affronteranno la questione con la stessa determinazione e con lo stesso ottimismo mostrato con risultati tutt’altro che disprezzabili su altre “partite” finora affrontate.

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