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C’era una volta la destra

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Il socialismo europeo è ormai solo un logo pubblicitario, d’accordo. Ma oggi anche chi parla di destra europea bara. È infatti impossibile mettere in un unico contenitore le idee e i programmi di Berlusconi, Merkel, Sarkozy, Le Pen e via discorrendo. Le identità nazionali stanno guadagnando un peso crescente, e sono ormai gli imperativi della crisi a dettare le linee d’azione. Certo, la destra (ma non tutta e non sempre) continua a richiamarsi ai suoi valori tradizionali, a partire dal primato del mercato e della concorrenza.

Tuttavia, il campo delle grandi questioni etico-politiche resta disseminato di divergenze e contrasti. Basti pensare alle grandi questioni del federalismo, dell’immigrazione, dei diritti civili, della bioetica. Eppure nell’Europa novecentesca una “destra intransigente” era viva e vegeta. Curiosamente, è stato uno storico di orientamento marxista, Perry Anderson, a celebrarla in un indovinato saggio dallo stesso titolo pubblicato venticinque anni fa. I suoi padri nobili? Secondo Anderson, sono stati quattro: Michael Oakeshott, Carl Schmitt, Leo Strauss e Friedrich von Hayek. Dal punto di vista anagrafico, Strauss (1899-1973), Hayek (1899-1991) e Oakeshott (1901-1990) sono quasi perfettamente coetanei. Più anziano di un decennio, Schmitt (1888-1985) fu attivo nello stesso arco di tempo. Benché provenienti da discipline differenti – rispettivamente dalla filosofia, dall’economia, dalla storia, dal diritto – i loro interessi si sono incrociati sotto la spinta del collasso della società europea, sfibrata tra le due guerre mondiali dal tracollo industriale, dalle rivolte operaie e dalla violenta reazione dei ceti medi.

Al di là delle loro differenti simpatie politiche e vocazioni teoriche, tutti e quattro i pensatori erano assillati dai rischi insiti nella democrazia di massa, temuta come l’abisso nel quale sprofonda la libertà dell’individuo. Ma una cosa è certa: le risorse culturali spese nella sua critica, indipendentemente da come la si voglia valutare, sono state davvero notevoli. La vastità degli interessi di Strauss e la sua statura intellettuale non avevano uguali nella sua generazione. Gli stessi cedimenti di Schmitt al nazismo non ne hanno pregiudicato la straordinaria capacità di fondere ingegno analitico e immaginazione metaforica, a cui si devono illuminanti intuizioni sul sempiterno problema del potere. Hayek ha saputo elaborare una contestazione dello Stato assistenziale la cui portata e la cui forza rimangono ancora attuali. In questa galleria di personalità, Oakeshott si distingue anche per le sue qualità letterarie. I suoi libri sono espressione di un raffinato esercizio di seduzione intellettuale. La sua prosa ha un tocco di edoardiana opulenza: “Nell’attività politica, dunque, gli uomini solcano un mare sconfinato e senza fondo: non ci sono porti dove ripararsi né superfici dove gettare l’ancora, e tanto meno un luogo di partenza o una destinazione prefissata, […] e non c’è neppure una spiaggia da scoprire per il progresso” (“Rationalism in Politics“, 1962). Se paragoniamo la fortuna di questi pensatori a quella di alcuni intellettuali democratici del secolo scorso, riscontriamo una singolare contraddizione. Il solo filosofo americano John Rawls in un ventennio aveva accumulato una bibliografia superiore a quella di tutti i nostri messi insieme. Tuttavia, il suo concetto di “giustizia come equità” ha esercitato una scarsa influenza sulla poltica dei partiti e sulle strategie governative. Uno dei motivi è forse imputabile alla riservatezza dello stesso Rawls, poco incline a prendere posizioni pubbliche per non rischiare la propria reputazione.

Ma un motivo più importante va cercato in un’idea di giustizia irenica quanto distante da una realtà segnata da incessanti e tumultuose trasformazioni. Al contrario, la voce dei pensatori di cui abbiamo parlato era almeno ascoltata nelle cancellerie. Schmitt fu consigliere di von Papen; gli straussiani affollarono il Consiglio per la sicurezza nazionale durante la presidenza di Ronald Reagan; Hayek fu incensato da Margaret Tatcher alla Camera dei Comuni; Oakeshott entrò nel breviario ufficiale del premier John Major. Una destra non solo intransigente, insomma, ma anche autorevole.

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