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Privacy online, chi gioisce e chi mugugna con la svolta di Trump che rottama le regole di Obama

Negli Stati Uniti le aziende telecom tirano un sospiro di sollievo: dopo il Senato, anche la Casa dei rappresentanti ha votato a favore dello stralcio delle regole definite e approvate dall’amministrazione Obama sulla protezione della privacy online, permettendo il recupero di ampi spazi di libertà per i fornitori dei servizi di banda larga per la raccolta e l’utilizzo dei dati dei loro utenti su Internet.

La precedente normativa voluta da Barack Obama e dalla Federal Communications Commission (allora guidata da Tom Wheeler e a maggioranza Democratica) era stata approvata a ottobre e avrebbe dovuto entrare in vigore a fine 2017. Era stata da sempre osteggiata dalle grandi telco come Verizon e At&t e ora il New York Times parla di “vittoria per le aziende delle telecomunicazioni, che potranno tracciare e vendere le informazioni online dei loro clienti con maggior facilità”. Al voto del Congresso manca solo la scontata firma di Donald Trump, preludio, secondo il NYTimes, di una ulteriore deregulation per l’industria delle telecomunicazioni.

CHE COSA CAMBIA IN CONCRETO

Le regole approvate lo scorso ottobre esigevano dai fornitori del servizio di banda larga negli Stati Uniti di ottenere il consenso dell’utente prima di raccogliere i suoi dati personali, finanziari, sulla navigazione web, uso delle applicazioni e posizione geografica. Il voto di Camera e Senato permette l’abolizione di queste regole: gli Internet service provider possono raccogliere e usare i dati degli utenti senza chiedere il consenso preventivo e si fermeranno se è l’utente a chiedere di non procedere con la raccolta e la condivisione con terze parti. Con le norme dell’era Obama i fornitori di banda larga avrebbero anche dovuto fornire maggiori strumenti a tutela dei consumatori; ora hanno promesso che, pur in un quadro di deregulation, rispetteranno i diritti dell’utente, ma è chiaro che hanno molta più libertà di movimento.

CONFLITTI DI COMPETENZA

Le norme disegnate dalla Fcc nell’era del presidente Tom Wheeler, noto paladino della net neutrality e della privacy, si applicavano anche agli Internet player come Google; tuttavia le aziende di Internet si erano dichiarate, almeno in parte, favorevoli alle regole. Al contrario, l’industria delle Tlc ha sempre sostenuto che le norme di Wheeler rappresentavano un abuso dell’autorità della Fcc e creavano lacci e lacciuoli per i fornitori di banda larga (Verizon, At&t, Comcast, ecc.) mettendoli in posizione di svantaggio nei confronti delle Internet companies (Google, Netflix, ecc.). A colpi di denunce di “opportunismo regolatorio” e puntando il dito contro norme “inaudite, controproducenti, potenzialmente disastrose”, l’industria della Tlc ha chiesto di far valere invece le norme già dettate dalla Federal Trade Commission, l’autorità che vigila sulle questioni commerciali e antitrust, giudicate “sufficienti a garantire la tutela dei consumatori”, mentre quelle della Fcc avrebbero creato “confusione e conflitti”.

La parlamentare Marsha Blackburn, Repubblicana del Tennessee, che ha presentato al Parlamento Usa la norma che ha ribaltato le regole sulla privacy online, ha ribadito proprio la posizione sostenuta dalle telco: è la Ftc, non la Fcc, l’autorità giusta per decidere sulle questioni di privacy.

Prima del voto della Camera, la Casa Bianca ha pubblicato una nota a supporto della cancellazione delle norme sulla privacy online sostenendo la stessa posizione: le norme di Obama erano troppo lontane dal quadro di riferimento “tecnologicamente neutrale” per la privacy online che viene efficacemente gestito dalla Federal Trade Commission. Il risultato sarebbero “regimi regolatori diversi a seconda del tipo di azienda”.

IL COLPO DI SPUGNA DI AJIT PAI

La netta presa di posizione della Fcc a fianco dei fornitori di banda larga e delle telco combacia con la nomina di Ajit Pai alla guida dell‘agenzia federale. Ex avvocato del colosso telecom Verizon, Pai, sedutosi alla presidenza della Fcc a febbraio, ha in pochi giorni rivoluzionato la gestione in tema di protezione dei dati dei consumatori con l’idea, in prospettiva, di smantellare il più generale impianto a favore della net neutrality, altro cavallo di battaglia di Obama. “Tutti gli stakeholder che operano nel mondo online devono essere soggetti alle stesse regole, la Fcc non può favorire un tipo di azienda rispetto ad altre”, è la posizione di Pai, anch’egli sostenitore del quadro di regole “technology neutral” e coordinato con gli standard Ftc.

In pochi giorni Pai ha bloccato nove aziende americane che fornivano servizi di banda larga low cost per famiglie a basso reddito e si è assicurato che non andasse avanti la proposta di liberalizzazione per il mercato delle cable box, i decoder per la tv via cavo. Pai ha varato finora una dozzina di azioni (spesso agendo in sordina, denuncia il NYTimes) lasciando le associazioni dei consumatori ma anche gli esperti di Tlc a bocca aperta.

Noto per le posizioni conservatrici, e chiaramente allineato alle politiche di Trump, Pai però ha detto chiaramente che il suo obiettivo è fare “tabula rasa” e dopo la privacy online sarà la volta della net neutrality e della riclassificazione della banda larga come servizio pubblico, o utility, passibile quindi di maggiore intervento regolatorio – riclassificazione votata dalla Fcc in era Obama e che Pai non condivide affatto. Le norme che impediscono ai fornitori di banda larga di bloccare contenuti o di discriminarne alcuni a favore di altri saranno più complicate da ribaltare rispetto a quelle sulla protezione dei dati online, ma Pai non si farà scoraggiare. Intanto ha riportato una prima vittoria, chiudendo un’indagine sulle pratiche zero-rating degli operatori mobili T-Mobile, At&t e Verizon – pratiche che in precedenza avevano “preoccupato” la Fcc ma che ora sono state dichiarate perfettamente accettabili. Per fare un confronto, in Italia Agcom ha chiuso da poco un’indagine sullo zero rating (offerte che non computano il traffico generato da o verso particolari servizi o applicazioni ai fini del raggiungimento delle soglie di consumo nelle offerte che prevedono l’imposizione di un limite al traffico dati) giungendo a conclusioni opposte: da noi il garante ha stabilito che queste pratiche non rispettano il diritto degli utenti a una Rete priva di restrizioni arbitrarie.

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