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Perché la destra di Afd preoccupa Merkel e Schulz

Di Massimo Pittarello
alice weidel, afd

C’è un rischio paralisi a Berlino, e di riflesso per tutta l’Europa. Più che la lotta tra Schulz e Merkel per la guida del governo, il rischio delle elezioni di domenica in Germania è che Alternative für Deutschland (Afd) superi il 5% (presero il 4,7% nel 2013) ed entri quindi in Parlamento. A quel punto, infatti, gli antieuro tedeschi più che un “problema” politico nazionale diventerebbero una bomba ad orologeria nelle istituzioni europee.

La Germania è stata spesso descritta come il Paese più “impermeabile” all’ascesa dei “sovranisti antisistema”. Se anche fosse vero, però, il sistema ha un carattere inclusivo (parlamentare, federale, con legge elettorale proporzionale) e assegna a chiunque entri al Bundestag consistenti poteri di influenzare il processo legislativo. Così, superando lo sbarramento del 5%, più che condizionare gli equilibri per la formazione del futuro governo, l’Afd sarà investito di poteri costituzionali che permetteranno con cui “congelare” molte decisioni dell’Assemblea tedesca e, indirettamente, delle istituzioni europee.

Questo perché la Costituzione tedesca (Legge Fondamentale o Grundgesetz), insieme a diverse sentenze della Corte Federale, assegna influenti poteri ai membri del Bundestag, sia come singoli sia come gruppi parlamentari, tra cui quello di presentare ricorso di costituzionalità al Tribunale Federale di Karlsruhe su leggi federali e iniziative dell’esecutivo che influiscono sul Bundestag. E poiché le leggi europee entrano a far parte dell’ordinamento nazionale, una volta in parlamento l’Afd potrebbe attivare questa prerogativa istituzionale per paralizzare ogni procedura legislativa. Certo, i ricorsi potrebbero anche poi essere tutti persi, ma questo richiederebbe comunque diversi mesi di attesa.

Ogni decisione assunta da Schulz o (probabilmente) da Merkel a Bruxelles, infatti, deve essere comunicata alle competenti commissioni parlamentari. E lì, ogni volta, Afd potrebbe sollevare questione di costituzionalità. Ne nascerebbe un conflitto istituzionale tra l’Europa, la Corte Federale tedesca e un partito del parlamento del più importante Paese dell’Unione. Con il rischio di una costante tensione – democratica, certo, ma pur sempre pericolosa – su ogni singolo provvedimento, tedesco ed europeo.

Dall’entrata in vigore del Quantitative Easing agli accordi sui migranti, dai finanziamenti della Bce alle banche nazionali (TLRO e T-LRO) al salvataggio della Grecia fino al Fiscal Compact. Su ogni decisione europea, che già oggi richiede mesi di negoziati e il raggiungimento di delicati e precari equilibri, l’Afd potrebbe calare come una mannaia il veto, ancorché solo sospensivo, della questione di costituzionalità. E allungare i tempi, similmente a quanto accaduto per altre vie per l’approvazione del fondo Salva-stati Esm nel 2012 e, dopo altri due lunghi anni, nel 2014.

Inoltre, secondo la Costituzione tedesca, ogni partito in parlamento viene investito di molti altri poteri, quali la nomina di un vicepresidente del Bundestag, la richiesta di verifica del numero legale, la possibilità di anche un solo deputato del Consiglio degli Anziani di contestare l’ordine del giorno dei lavori e costringere il Bundestag ad esprimersi a maggioranza semplice. Poi, la possibilità di presentare proposte di legge, la convocazione della Commissione paritetica mista in caso di disaccordo col Bundesrat e, ovviamente, la presentazione di emendamenti alle proposte di legge in terza lettura, mozioni, interrogazioni e interpellanze.

Insomma, potrebbe essere un autunno difficile a Berlino. E di conseguenza per tutta l’Europa.

(Foto: Alice Weidel, candidata cancelliera dell’Afd)

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