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Il piano (pacifico) degli Stati Uniti contro il regime di Maduro

Il Venezuela sarà protagonista della riunione informale di oggi del Consiglio di sicurezza dell’Organizzazione Nazioni Unite. L’ambasciatrice americana all’Onu, Nikki Haley, ha detto che all’incontro parteciperanno alcuni membri della società civile venezuelana: “L’obiettivo è che condividano con il Consiglio di Sicurezza come il presidente venezuelano Nicolás Maduro è sistematicamente corrotto e come sta togliendo risorse alla popolazione per sostenere la sua dittatura. […] La corruzione ha portato a una delle peggiori crisi umanitarie di una generazione”.

L’incontro si svolgerà dopo il vertice ufficiale del Consiglio di Sicurezza sulla corruzione come elemento destabilizzante e radice di conflitti armati. Sarà presente il leader dell’opposizione, Julio Borges. Nel 2017 gli Stati Uniti avevano proposto una riunione simile per trattare la crisi del Paese sudamericano. Si sono opposti all’iniziativa Russia, Cina e Bolivia.

Gli Usa scommettono per l’uscita politica e diplomatica dalla crisi in Venezuela. Di recente, su uno stesso tavolo si sono seduti rappresentanti del governo americano e militari ribelli venezuelani. Il tema di conversazione di questi incontri segreti è stata l’ideazione di un piano per smantellare il regime di Nicolás Maduro. Uno degli interlocutori difficilmente può essere considerato emissario della democrazia: è nella lista di funzionari del Venezuela sanzionati dall’amministrazione di Donald Trump. Lui, con altri, è stato accusato di tortura, arresto di prigionieri politici, traffico di droghe e collaborazione con organizzazioni terroristiche.

A svelarlo un articolo pubblicato nel fine settimana sul quotidiano The New York Times: “Stabilire contatti clandestini con golpisti in Venezuela è stata una grande scommessa di Washington, dato il passato di interventi sotto copertura in America latina. Molte persone della regione sono ancora diffidenti contro gli Usa per avere sostenuto ribellioni, colpi di Stato e complotti a Cuba, Nicaragua, Brasile e Cile”. Secondo il NYT, i funzionari americani hanno voluto sentire i militari, che chiedevano sostegno logistico per una rivolta armata contro Maduro. Alla fine, è stato deciso di non sostenerli.

Dopo la pubblicazione dell’articolo, la Casa Bianca ha emesso un comunicato per chiarire la sua posizione, sostenendo che era necessario “partecipare ad un dialogo con tutti i venezuelani che esprimono il desiderio di ripristinare la democrazia […] con l’obiettivo di portare un cambiamento positivo ad un Paese che ha sofferto molto sotto il governo di Maduro”. Per il governo americano, la situazione del Venezuela è una “minaccia per la sicurezza e la democrazia della regione, per cui l’amministrazione Trump continuerà a rafforzare la coalizione con alleati di Europa, Asia e America per fare pressione sul regime di Maduro e ristabilire la democrazia in Venezuela”.

Garrett Marquis, portavoce del Consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, ha dichiarato che per gli Stati Uniti “il ritorno della democrazia in Venezuela dovrà avvenire in maniera pacifica e ordinata. […] Il governo americano ascolta quotidianamente le preoccupazioni dei venezuelani di ogni settore, membri del partito di governo, delle forze di sicurezze, della società civile e migranti”.

Lo storico Peter Kornbluh, membro dell’Archivio Nazionale di Sicurezza dell’Università George Washington, crede che i venezuelani considerino gli incontri segreti tra i militari ribelli e funzionari del governo americano come “un’approvazione tacita dei piani. […] Gli Stati Uniti hanno sempre dimostrato interesse a conoscere informazione di intelligence su possibili cambiamenti di leadership. Ma il fatto che un diplomatico americano sia stato presente in una riunione come quella può essere percepito come una spallata”.

Per il governo venezuelano, “è assolutamente inaccettabile e ingiustificabile” l’incontro di funzionari statunitensi con militari ribelli per promuovere azioni violente di estremisti che vogliono minacciare la democrazia venezuelana. Su Twitter, il ministro degli Affari esteri del Venezuela, Jorge Arreaza, ha scritto che il Venezuela ratifica la denuncia e condanna le continue aggressioni del governo americano contro il presidente eletto Nicolás Maduro.

In Italia c’è chi condanna la mossa americana e la colloca in un quadro di complotto globale. Il sito L’Antidiplomatico considera innescato il “macchinario imperialista” degli Usa: “Mentre impazza il balletto dei ‘distinguo’ nei confronti del socialismo bolivariano, mentre si scatenano i pulpiti più imbelli contro il sandinismo in Nicaragua, l’imperialismo avanza come uno schiacciasassi, mobilitando tutte le sue articolazioni. […] Una delegazione della potente corporazione episcopale è attualmente in visita al Papa in Vaticano. Al centro, la ‘crisi umanitaria’ in Venezuela e ‘i crimini’ di Daniel Ortega in Nicaragua”.

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