Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

I caccia Usa in Ucraina. Per esercitazione. (Messaggio al Cremlino)

ucraina trump, Putin

Sulla Crimea nessun passo indietro: gli Stati Uniti ribadiscono la linea dura contro il Cremlino e annunciano la partecipazione all’esercitazione Clear Sky che andrà in scena a ottobre in Ucraina. Formalmente niente di nuovo, ma il messaggio politico e strategico a Mosca è evidente, pur in attesa delle elezioni di midterm, i cui esiti potrebbero cambiare la linea (spesso ambigua) dell’amministrazione americana nei confronti della Russia. Intanto, il presidente polacco Andrzej Duda è volato a Washington per chiedere al collega Usa l’invio di altri soldati americani, magari da dispiegare in un ipotetico “Fort Trump”.

L’ESERCITAZIONE

Clear Sky si terrà il mese prossimo in Ucraina e coinvolgerà circa 950 militari in operazioni multinazionali. Parteciperanno infatti anche Belgio, Danimarca, Estonia, Paesi Bassi, Polonia, Romania e Regno Unito, tutti Paesi dell’Alleanza Atlantica, con cui Kiev punta a rafforzare la cooperazione in ambito di sicurezza regionale. L’annuncio della partecipazione degli Stati Uniti è arrivato da un portavoce dell’US Air Force, che ha specificato i numeri dell’impegno americani. Dei circa 450 soldati Usa, 250 (tra cui anche piloti e manutentori) prenderanno parte a Clear Sky. Sarà coinvolta in particolare l’Air National Guard, a cui si aggiungeranno altre unità utilizzate per le operazioni oltreoceano già dispiegate in varie basi europee. Per quanto riguarda gli assetti, gli americani impiegheranno, tra gli altri, i caccia F-15C Eagles, i Supertanker KC-135, i droni MQ-9 che arriveranno dalla base di Miroslawiec in Polonia, e gli arei da trasporto C-130J Super Hercules.

LA PARTECIPAZIONE DEGLI STATI UNITI

“Dal punto di vista formale, non c’è nulla di straordinario”, né la manovra “è tale da cambiare gli equilibri nell’area”, ci ha spiegato il generale Vincenzo Camporini, vice presidente dell’Istituto affari internazionali (Iai) e già capo di Stato maggiore della Difesa. “L’Ucraina è da anni impegnata in partnership con la Nato, e ciò comporta rapporti, incontri, intese e anche esercitazioni; non è la prima volta e non sarà l’ultima”. Certo è che lo stallo tra Washington e Mosca sulla questione ucraina potrebbe aver pesato sulla decisione dell’USAF di prendere parte a Clear Sky. In particolare, “ciò che sta accadendo nel Donbass attribuisce all’esercitazione un significato particolare”. Non bisogna dimenticare, infatti, che dietro ogni esercitazione “ci sono anche dei messaggi politici”, e in questa ci potrebbe essere l’intenzione di rispondere alle due manovre condotte di recente dalla Russia, sia quella navale nel Mediterraneo, sia la mastodontica Vostok-18 in Siberia orientale, la più grande dai tempi della Guerra fredda. In quest’ultimo caso, “c’è stato da registrare un fatto del tutto nuovo, ovvero la partecipazione, sebbene molto ridotta, anche della Turchia oltre alla Cina, da considerare un messaggio molto forte di Ankara all’Occidente”.

LA QUESTIONE DELLA CRIMEA

Ad ogni modo, in Europa orientale si registra negli ultimi giorni un innalzamento della tensione politca. In particolare, le recenti accuse russe all’Ucraina sulla responsabilità dell’abbattimento dell’aereo Malaysina Airlines nel 2014 “stanno alimentato polemiche sui rischi per la comunità internazionale che derivano da un conflitto irrisolto”. La partita riguarda prima di tutto la Crimea. Pochi giorni fa, il rappresentante speciale degli Usa per i negoziati in Ucraina Kurt Volker ha ribadito quanto dichiarato a luglio dal segretario di Stato Mike Pompeo: “Gli Stati Uniti non riconosceranno mai la presunta annessione russa della regione”. Mosca non sembra però intenzionata a mollare la presa. Come si esce da un simile stallo? “Al momento non se ne può uscire”, ha rimarcato Camporini. “La Russia non lascerà più la Crimea e, altrettanto chiaramente, la comunità internazionale, e in particolare l’Occidente, non può accettare l’annessione”.

UNA NUOVA TRANSNISTRIA?

Ciò che si prospetta è una disputa destinata a durare “a lungo nei prossimi anni”, in analogia “con quanto successo in Moldavia – ha ricordato il generale – in cui la Transnistria, regione orientale del Paese, è sostanzialmente governata da un’entità filorussa con truppe di occupazione della stessa natura”. Si tratta, ha spiegato Camporini, “di situazioni che si possono protrarre anche per decenni senza cambiamenti politici o diplomatici; probabilmente, succederà così anche per la Crimea”. D’altronde, “in linea di principio nessun Paese occidentale può accettare l’invasione della regione”.

LA PARTITA A WASHINGTON

Guardando all’Ucraina, sembrano passati decenni dalle parole al miele tra Donald Trump e Vladimir Putin. Eppure, l’amministrazione americana continua ad alternare messaggi di apertura a un’estrema fermezza, come dimostrato quest’estate dal lungo dibattito che seguì l’incontro tra i due presidenti. In quell’occasione, The Donald aveva messo in discussione i risultati dell’intelligence americana sulle interferenze russe nelle presidenziali del 2016. La repentina marcia indietro non ha frenato gli interrogativi sulla reale postura della Casa Bianca nei confronti di Mosca. “Credo che si tratti di una sottile partita che si sta giocando a Washington – ha spiegato Camporini – con il presidente che dimostra a tratti sentimenti non in linea con una parte dell’amministrazione, e in particolare con il Pentagono”. Evidentemente, ha rimarcato, “c’è un problema di coerenza interna che alimenta la dissonanza di dichiarazioni e comportamenti”.

IL RUOLO DELLA POLONIA

Ebbene, ieri è emersa la linea dura, tracciata nell’incontro a Washington tra Trump e il presidente polacco Andrzej Duda. Quest’ultimo ha chiesto agli Stati Uniti l’invio di altri soldati nel proprio territorio, scherzando sulla possibile creazione di un “Fort Trump”. D’altronde, “il rapporto tra gli Stati Uniti e la Polonia è molto forte – ha notato Camporini – considerando anche la rilevanza della colonia polacca in America”. Così, ha concluso, “Varsavia è in grado di spingere Washington verso una posizione più dura nei confronti della Russia, ma tutto dipenderà dagli esiti delle ormai vicine elezioni di midterm”.

×

Iscriviti alla newsletter