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Un polo del lusso per la moda italiana

Di Daniela Piras
lusso

Fine settembre ha visto riempire le pagine dei quotidiani italiani ed esteri di titoloni che riportavano, quasi fossero urlati, la notizia dell’acquisizione di Versace da parte di Michael Kors. In tanti hanno appreso la notizia con un certo sgomento e in tanti hanno reagito accusando l’Italia e gli italiani di perdere, per incapacità, i pezzi più pregiati della nostra manifattura di lusso. Smentire affermazioni di questo tipo diventa impossibile quando, per primi, ammettiamo di non essere in grado di “fare sistema”e di non riuscire a garantire il ricambio generazionale alle nostre aziende.

Il “made in Italy” è sinonimo di lusso e rappresenta un mercato in costante espansione, che cresce a tassi più elevati dell’economia nel suo complesso, dei consumi e dell’export. Parliamo del lusso che riflette le disuguaglianze crescenti nel nostro paese (e non solo) per quanto riguarda la distribuzione della ricchezza e che rappresenta allo stesso tempo un volano per il settore manifatturiero e per l’immagine dell’Italia nel mondo.

IL MADE IN ITALY

Tra i dati positivi più interessanti c’è la percezione del “made in” che rappresenta un asset irrinunciabile per i clienti globali del lusso e quello “in Italy” è in testa alle classifiche di preferenza.

L’industria del lusso affonda le sue radici ed è parte di quella miniera italiana che è l’industria della creatività, del genio, un punto fermo per il nostro paese. Ma questo, evidentemente, non basta se non siamo poi capaci di sviluppare una politica di espansione efficace. Per dare vita ad un “polo del lusso” in Italia non basta affidarsi al nostro genio, senza una strategia vincente, senza il supporto di energie finanziarie fresche e senza la capacità di investimenti strategici, sempre più aziende di moda italiana finiranno all’estero. Queste, insieme a errate tempistiche del mercato (arrivare sempre fuori tempo sembra una nostra caratteristica) sono la ragione della debolezza dell’industria italiana del lusso.

La filiera italiana è quasi quattro volte superiore, in termini di dimensioni ed eccellenza, rispetto a quella francese, la quale, sempre più spesso, se ne avvale venendo in Italia a produrre, ma la nostra scarsa predisposizione ad incrociare le competenze creative e visionarie con il supporto della finanza, ci portano a vendere al “miglior offerente” capace invece di valorizzare le nostre capacità artistiche prive delle risorse necessarie per espandersi, come polo nazionale del lusso, ma anche e soprattutto, all’estero e in particolare in Asia, ormai approdo imprescindibile ma particolarmente costoso, e di sostenere lo sviluppo con i necessari investimenti pubblicitari e in ricerca.

LA MOSSA KORS-VERSACE

Questo è quanto si è tradotto anche nella non troppo inaspettata mossa Kors – Versace che si configura nell’ottica di costruzione di un polo del lusso.

Alla nostra lunga premessa va però aggiunto il dilemma di ogni brand di alta moda che si confronta con la quotazione in borsa la quale premia, in particolare Wall Street, le aziende che garantiscono una crescita costante delle vendite. Tale crescita, in un settore dove si ricerca costantemente l’esclusività e la produzione di nicchia, non è automatica e costante, si richiedono quindi, ed è questa la scelta di Michaele Kors, strategie alternative. Aumentando il valore dell’azienda attraverso l’acquisto di altri brand invece di espandere quelli esistenti, evita di “diluire” il brand iniziale ma garantisce, soddisfacendolo, il bisogno di crescita delle borse. L’Italia non è nuova a queste dinamiche, gruppi come il francese Kering (che si vociferava fosse in competizione per l’acquisizione di Versace) da diverso tempo rappresentano realtà riuscite in questo intento. La novità è però rappresentata da una realtà americana che “osa insinuarsi” nella “patria della moda” per eccellenza.

Oltre alle dinamiche di tale strategia ormai consolidata, non bisogna trascurare il fatto che Versace sia anche un target ideale in termini di complementarietà di business: Kors domina nelle borse e negli accessori in pelle, Versace nell’abbigliamento; Kors cresce velocemente in Asia, Versace in Europa e Usa; il primo ha i negozi, l’altro l’immagine. In sostanza, si completano al meglio le sinergie indispensabili e ricercate da chi si occupa quotidianamente di fusioni e acquisizioni.

IL RUOLO DEL SINDACATO

Il segreto del successo dei poli francesi del lusso sta tutto nella capacità di miscelare una grande idea con una grande gestione, il genio con la finanza, raramente siamo stati capaci di trovarli nella stessa realtà in Italia, ma la voglia di e il fascino del “made in Italy” sopravvive anche a questo. Cari “competitor”, Cenerentola continuerà a scegliere vestiti italiani perché la classe, il fascino, ma soprattutto il genio, non si compreranno mai!

Il sindacato è pronto ad agire con senso di responsabilità ed in modo partecipativo perché si riesca a fare sistema in questo settore e mantenere sotto il controllo nazionale un importante pezzo del comparto manifatturiero. Ci sono ancora le potenzialità per puntare ad un polo del lusso in ambito nazionale, attraverso scelte finanziarie condivise, una equilibrata politica istituzionale, una concreta sensibilizzazione nei confronti del mondo della moda e delle filiere ad essa correlate. Sì, il sindacato è pronto a dare il proprio contributo.

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