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Contro gli S-300 russi in Siria, Israele farà volare gli F-35

f-35

Contro il sistema di difesa missilistico che la Russia sta consegnando ad Assad, Tel Aviv starebbe valutando di schierare gli F-35, gli avanzati caccia di quinta generazione. L’ipotesi (che sa molto di annuncio teso a esercitare pressione su Mosca) arriva dalla radio militare israeliana, ripresa da molte agenzie internazionali, ed è solo l’ultimo capitolo della tensione crescente tra il Cremlino e Israele, esplosa insieme all’aereo russo IL-20 che è stato abbattuto nel corso di un raid israeliano in Siria, causando 15 morti.

GLI S-300 IN SIRIA

La consegna degli S-300 ad Assad era stata bloccata nel 2013 proprio per preservare i rapporti con Israele. Ora che le cose si sono messe male, Putin ha dato il via libera a procedere con la fornitura del sistema, e così Mosca ha consegnato quattro lanciatori e 49 sistemi di supporto inclusi radar e veicoli di controllo. “Entro il 20 ottobre – ha fatto sapere il ministero della Difesa russo – l’esercito completerà l’installazione di un sistema di comando e controllo di difesa aerea unificato in Siria. Il personale siriano sarà perfettamente addestrato con il sistema d’arma S-300 entro i prossimi tre mesi”.

L’INSOFFERENZA SIRIANA

Ciò che preoccupa Israele non è il dispiegamento dei sistemi russi in Siria. Mosca ha già nel Paese gli S-300 e i più potenti S-400, utilizzati per dare piena copertura aerea alla base navale di Tartus e a quella aerea di Latakia, e operati dai militari russi. A preoccupare Tel Aviv è piuttosto che nuovi sistemi possano essere messi nelle mani delle Forze armate di Assad, e dunque gestiti direttamente da questi ultimi, che si farebbero meno scrupoli a utilizzarli sulle incursioni israeliane contro obiettivi iranaiani (che Mosca, fino all’abbattimento dell’IL-20, ha sempre accettato). Difatti, ci aveva spiegato Francesco Tosato, senior analyst ed esperto militare del Centro Studi Internazionali (CeSI), per Tel Aviv, è “inaccettabile che la Siria disponga di un sistema con un raggio di scoperta di 300 chilometri, capace, se posizionato al centro del Paese, di monitorare direttamente lo spazio aereo israeliano, individuano i velivoli appena decollano”.

IL SISTEMA S-300 CONTRO L’F-35

Il sistema in questione è molto avanzato, e permetterebbe “una digitalizzazione della difesa aerea siriana, che passerebbe improvvisamente dagli anni 60 agli anni 2000, il tutto ammettendo la capacità di gestire un sistema così performante”, ha detto Tosato. D’altra parte, così come il fratello maggiore S-400, il sistema russo non è mai stato provato in combattimento. Il rischio che si riveli inefficace è un rischio che Mosca non può correre (soprattutto sotto il profilo commerciale, visto che vende tali sistemi in tutto il mondo) ed è dunque probabile che la consegna sia solo formale e non sostanziale. La gestione resterebbe ai russi, che però potrebbero nascondersi dietro la bandierina siriana in modo tale da non innescare una crisi di portata globale nel caso di scontro con Israele da parte dell’S-300.

IL DEBUTTO OPERATIVO DI ISRAELE…

Di fronte a questo, Israele alza la posta, e avanza l’ipotesi di schierare i caccia più avanzati in circolazione, dotati di tecnologia stealth, in grado di fornire bassa osservabilità al velivolo. D’altronde, proprio l’Aeronautica israeliana aveva fatto segnare, lo scorso maggio, l’assoluto debutto operativo del Joint Strike Fighter. Un F-35, denominato Adir, aveva eseguito (secondo fonti di stampa mai smentite) almeno due bombardamenti in Siria contro postazioni iraniane. Un parziale conferma era arrivata dal generale Amikam Norkin dell’Aeronautica d’Israele: “Gli aeroplani Adir sono già operativi e volano in missioni operative; siamo i primi al mondo ad utilizzare l’F-35 in attività operative”.

…E DEGLI STATI UNITI

Tale debutto è stato seguito recentemente da quello americano in Afghanistan. Un Joint Strike Fighter in versione B (a decollo corto e atterraggio verticale) in dotazione alla 13esima Expeditionary Unit del Corpo dei Marines, partito dalla Essex, nave di assalto anfibio di classe Wasp, ha compiuto un attacco aereo contro un target preciso, in supporto alle operazioni di sgombero a terra (ground clearence operations). “Il successo” dell’attività è stato confermato dai comandanti delle forze terrestri. Sulla questione S-300, gli Stati Uniti hanno d’altronde dimostrato ampio appoggio a Israele. Il segretario di Stato Mike Pompeo ha parlato di una “questione molto seria”, per cui si “rischia un’escalation”.

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