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Tav, l’alta velocità delle contraddizioni

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In questi ultimi giorni, in seguito alla pubblicazione della “relazioni Ponti” sul sito del ministero e alle sollecitazioni della Commissione europea di andare al più presto avanti con la tratta Lione – Torino del corridoio Lisbona – Kiev ad alta velocità, sono giunte critiche, da varie parti del mondo accademico, su come l’analisi costi benefici sarebbe stata “distorta” per giungere ad un “verdetto predeterminato”.

Più significative sono le contraddizioni che corrono “ad alte velocità”. Se il Movimento Cinque Stelle fosse stato coerente con i suoi principi avrebbe rigettato in blocco la relazione per i seguenti motivi principali:

a) Utilizzando un vita economica relativamente breve per l’infrastruttura ed un tasso di attualizzazione molto elevato (non quello proposto dal Cnel in seguito ad uno studio fatto sul richiesta dell’esecutivo pro tempore – governo Letta – e neanche quello suggerito dalla Commissione europea), i costi, (che gravano sulla nostra generazione) vengono gonfiati e i benefici (che si dipanano, invece, su un periodo molto lungo) vengono minimizzati. Ciò ha non solo l’effetto di dare un risultato negativo all’analisi, ma dimostra (come acutamente rilevato Andrea Boitani dell’Università Cattolica) un forte “egoismo intergenerazionale”, discriminando contro i giovani di oggi ed ancor più contro le generazioni future.

b) Ipotizzando che la attuale distribuzione del reddito ed il sistema tributario siano ottimali (e che non ci siano né evasione né elusione), non tiene conto del fatto che l’investimento pubblico può essere strumento anche per migliorare l’equità e non fa uso delle così dette “ponderazioni distributive” raccomandate dalla manualistica e utilizzate dalla Banca mondiale e dalle altre principali banche internazionali di sviluppo sin dalla fine degli Anni Settanta del secolo scorso.

c) Non solo non considera gli aspetti ambientali ma giudica “un costo economico” le misure finanziarie (ad esempio, le accise sul carburante) volte a limitare i danni all’ecosistema. Ne consegue un supporto indefesso al trasporto di merci su gomma piuttosto che su rotaia, e alla produzione di CO2.

In sintesi è una relazione più che contro la Tav è in difesa di quella che il M5S chiama La Casta, specialmente di quel segmento che si annida nell’autotrasporto. Oltre che una piccola percentuale di popolazione italiana a cui i lavori per la Tav causano senza dubbio fastidio (l’effetto Nimby, Non In My Backyard).

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