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Risorse e sinergia con l’industria. Come si programma la Difesa secondo il generale Falsaperna

La certezza finanziaria è essenziale per consentire alle Forze armate di assolvere i propri compiti. Poi, ci vogliono pianificazione di lungo periodo e sinergia con il comparto industriale, sostenendolo anche nella sua proiezione nei mercati internazionali. Parola di Nicolò Falsaperna, segretario generale della Difesa e direttore nazionale armamenti, intervenuto questa mattina a Montecitorio di fronte ai membri della commissione Difesa. L’audizione rientra nell’indagine conoscitiva che la commissione presieduta da Gianluca Rizzo ha lanciato lo scorso novembre, relativa “alla pianificazione dei sistemi di difesa e alle prospettive della ricerca tecnologica, della produzione e degli investimenti funzionali alle esigenze del comparto difesa”.

LA TABELLA DI MARCIA DI SEGREDIFESA

Sono sei le “macro-aree” su cui il segretariato generale della Difesa (SegreDifesa) sta sviluppando la sua azione, ha spiegato il generale Falsaperna. Primo, “l’integrazione e razionalizzazione del processo per le acquisizioni della difesa”. Secondo, “lo sviluppo di una progettualità più complessa con il coinvolgimento di tutti i dicasteri e gli enti nazionali interessati allo sfruttamento di capacità comuni”, anche per convogliare gli sforzi a fronte di risorse in diminuzione. Terzo, “il sostegno all’internazionalizzazione dell’industria”, così da offrire opportunità a un comparto produttivo strategico per il sistema-Paese. Quarto, sulla stessa linea, “il supporto alle piccole e medie imprese e il rafforzamento della filiera nazionale”, a cui si lega il quinto punto, cioè “l’individuazione delle aree tecnologiche prioritarie e capacità industriali strategiche in sintonia con le esigenze operative”. Sesto, infine, “la conoscenza e l’utilizzazione dei meccanismi internazionali di collaborazione e di finanziamento”, processo essenziale per prepararsi anche alla sfida della Difesa europea, con Bruxelles che è pronta a mettere sul piatto 13 miliardi di euro dal 2021 al 2027.

IL TEMA DELLE RISORSE…

Su tutto questo, ha chiosato Falsaperna, “la certezza delle disponibilità finanziarie” rappresenta “un elemento-chiave”, una componente “essenziale per soddisfare il nostro cliente: le Forze armate”. D’altra parte, la Difesa nazionale “si gioca sulla disponibilità di avere dei sistemi con certi costi e nei tempi previsti”. Così, ha rimarcato il generale, “se viene meno la disponibilità finanziaria, o si spostano in avanti i programmi, con le conseguenti rimodulazioni, o il livello di ambizione dovrà immancabilmente scendere un po’”. Certo, si può cercare di far fronte alla riduzione delle risorse disponibili con la maggiore collaborazione tra tutti gli attori coinvolti nel sistema-Difesa. “Il ridimensionamento delle risorse per l’investimento e l’allungamento dei cicli di vita dei sistemi – ha aggiunto Falsaperna – rendono necessario un approccio sempre più sinergico con le imprese, legato a criteri rigorosi e condivisi”.

…E UN’OPZIONE POSSIBILE

Ciò vale anche per l’opzione B, quella che scatta nel caso in cui, pur volendo mantenere lo stesso livello di ambizione, il budget risicato non permetta di dotare le Forze armate con i nuovi sistemi richiesti per i rispettivi compiti. “Se per vari motivi di allocazione di risorse, che è un problema politico, non si riesce ad avere il sistema in un certo numero di anni, bisogna fare in modo che i sistemi legacy, cioè quelli già in dotazione, abbiano la possibilità di prorogare la vita operativa, sempre nei limiti di consentire la sicurezza al personale”. Certo, anche tale processo di “allungamento del cosiddetto fase-out ha un costo che non è solo logistico”. Si tratta infatti “un aggiornamento” che richiede nuovi contratti con l’industria, “un upgrade necessario per consentire ai sistemi legacy di operare nei moderni contesti”.

VERSO LE DISRUPTIVE TECHNOLOGIES

Ciò vale soprattutto in un contesto internazionale sempre più instabile e imprevedibile, con le Forze armate chiamate a far fronte a minacce tutte nuove oltre a quelle tradizionali. Anche la programmazione nei sistemi d’arma ne deve tener conto, perseguendo “la flessibilità della piattaforma e un approccio modulare che premi la possibilità di modificare i sottosistemi” nel corso dello sviluppo del programma. Poi, c’è lo sforzo nel campo delle disruptive technologies. Dall’intelligenza artificiale ai big data, dai sistemi unmanned alla robotica, le nuove tecnologie stanno rapidamente cambiando i contesti operativi. Su questo, ha detto Falsaperna, “la Difesa è molto attenta”, potendo anche contare “su eccellenze nazionali di tutto rilievo”. “Alle porte di una nuova rivoluzione”, l’obiettivo è riuscire a non subirla grazie alle “sinergie che il segretario generale della Difesa ha con l’impresa, i centri di ricerca e le università”.

LA SFIDA EUROPEA

Intanto, nel Vecchio continente la sfida si chiama Difesa europea. Solo pochi giorni fa da Bruxelles è arrivato l’accordo tra Parlamento e Consiglio sulla bozza di regolamento che istituisce il Fondo europeo per la difesa (Edf), previsto con una dotazione di 13 miliardi di euro per il periodo 2021-2027. L’obiettivo, ha ricordato Falsaperna, “è una crescente integrazione del settore, ricercando lo sviluppo di opportunità di cooperazioni sempre più strutturate”. Il concetto, ha aggiunto, “è cercare di evitare le duplicazioni, soprattutto quelle relative ai costi”. Certo, “mettere insieme le visioni strategiche di tanti Paesi, i bilanci e le esigenze delle rispettive Forze armate non è facilissimo”. Ed è proprio per questo che l’Italia dovrà definire “il livello di indipendenza strategica” che vorrà mantenere, così come “il livello di ambizione espresso dal Paese”.

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