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L’Italia e una decisione da prendere. L’analisi del Cesi sul caccia europeo del futuro

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“A fronte della sostanziale chiusura da parte di Berlino e Parigi, risulterebbe naturale per l’Italia optare in tempi brevi per il programma Tempest”, il caccia del futuro proposto dal Regno Unito. Nuove indicazioni al governo arrivano dal Centro studi internazionali (Cesi), presieduto da Andrea Margelletti, con l’analisi dal titolo Caccia di sesta generazione: una sfida politica e tecnologica in seno all’Europa di Paolo Crippa, analista del desk Difesa e sicurezza. I suggerimenti giungono a pochi giorni dalla pubblicazione dello studio dell’Istituto affari internazionali (Iai, qui un focus) sullo stesso argomento e con le stesse conclusioni: è davvero tempo di prendere una decisione chiara. La partita europea per la competitività industriale e tecnologica è già iniziata, restando a guardare si rischia di perderla.

DUE PROGETTI PER DUE DIRETTRICI

Il panorama attuale offre due progetti alternativi (al meno per ora) ormai ben noti: il Future combat air system (Fcas) franco-tedesco, con i primi contratti da 65 milioni di euro già affidati alla francese Dassault e al colosso Airbus e il Tempest britannico, annunciato lo scorso luglio con tanto di due miliardi di sterline fino al 2025, destinati a un consorzio industriale composto da Bae Systems, Rolls Royce, Leonardo Mw (la costola britannica della One Company di piazza Monte Grappa) e Mbda. Se al primo programma ha già aderito la Spagna, al secondo potrebbero farlo Svezia e Olanda. Tali sviluppi, spiega il Cesi, sono il frutto dell’emersione “di sensibilità politiche particolari e di interessi nazionali divergenti” che hanno “contribuito ad alterare la precedente configurazione della cooperazione europea nel settore aerospaziale”. Dunque, aggiunge Crippa, “le due direttrici da seguire” in questo percorso di ridefinizione degli equilibri industriali “sono certamente la Brexit, da un lato, e la rinnovata intesa franco-tedesca per la leadership europea, sancita formalmente dal recente accordo di Aquisgrana, dall’altro”.

LE AMBIZIONI FRANCO-TEDESCHE

Per Parigi e Berlino l’ambizione è notevole. “Francia e Germania – nota l’esperto – non mirano semplicemente ad armonizzare gli sforzi per la costruzione di un nuovo caccia, sfruttando l’avanguardia delle tecnologie disponibili nei rispettivi Paesi, ma puntano, piuttosto, ad integrare in profondità i propri comparti industriali, al fine di costituire una piattaforma produttiva e di ricerca comune che possa servire anche per le tecnologie militari del futuro”. Anche per questo, dai cugini d’oltralpe e dai colleghi teutonici non è arrivato alcun invito ad altri Paesi. “Nonostante l’ambizione di presentarsi come programma europeo che faccia da apripista per una futura integrazione dell’industria militare – si legge nell’analisi – il programma Fcas si connota per un forte, ed esclusivo, duopolio franco-tedesco”, pur considerando le ipotesi di frizione tra i due Paesi (a partire dalle prospettive di export, fino alle possibili distanze sui requisiti operativi del velivolo).

…E QUELLE INGLESI

Al contrario, “il Regno Unito è alla ricerca di partner stranieri, per conferire un respiro più internazionale al progetto e per un maggiore burden-sharing, anche in vista dell’impatto economico che la Brexit avrà sui bilanci del Paese”. Possibili candidati, nota ancora l’analisi del Cesi, “Giappone, Turchia, Svezia e Italia”. Tra le varie ipotesi, “la svedese Saab sembrerebbe stare valutando di aderire al programma Tempest. Tale decisione potrebbe spianare la strada ad un eventuale ingresso dell’Italia, dal momento che all’interno dei prodotti Saab, non ultimo il caccia Jas 39 Gripen, è ampiamente presente Leonardo per quanto riguarda la componente elettronica”.

LA SCELTA ITALIANA

Tempest o Fcas franco-tedesco. Questa è la scelta che deve fare l’Italia, che invece ancora non ha espresso una posizione. Eppure, il CeSI riscontra “l’urgenza di operare una scelta di campo, prima che l’opportunità di ritagliarsi un ruolo di primo piano all’interno del progetto sfumi, al fine di valorizzare al meglio le nostre competenze nazionali”. È “ovvio”, nota Crippa, che la scelta “comporterà significative conseguenze di carattere politico-strategico”, per le quali comunque non ci possiamo esimere dal dialogo con i due principali Paesi dell’Ue. D’altra parte, “è difficile non leggere all’interno della rinnovata partnership franco-tedesca la volontà di ridimensionare il ruolo di Roma all’interno delle principali iniziative europee nel comparto della Difesa”. Così, “a fronte della sostanziale chiusura da parte di Berlino e Parigi, risulterebbe naturale per l’Italia optare in tempi brevi per il programma Tempest”. Difatti, si legge ancora nell’analisi, “si tratterebbe di una scelta sì controcorrente rispetto alla direzione che sta seguendo l’Europa, in luce soprattutto della Brexit, ma basata su una già florida e radicata cooperazione industriale”, a partire dalla presenza di Leonardo in Uk con settemila dipendenti.

I LEGAMI TRA ITALIA E REGNO UNITO

C’è poi la condivisione delle esperienze relative alle flotte aeronautiche. “Da un lato, Francia e Germania, condividono non soltanto una precisa agenda politica per l’Europa, ma anche l’esigenza di unire le proprie competenze industriali al fine di colmare il gap della quinta generazione di caccia. Dall’altro, Italia e Regno Unito, nonostante gli ostacoli rappresentati dalla Brexit, sono agevolati dalla comune esperienza con l’F-35, e uniti da una corroborata cooperazione industriale nel campo della Difesa, come testimonia l’evoluzione dell’azienda Leonardo. Pertanto – scrive Crippa – alla luce di requisiti operativi e industriali convergenti, risulta nell’interesse nazionale dell’Italia aderire con urgenza al programma Tempest”.

COME SARÀ IL CACCIA DEL FUTURO

Ma come sarà il caccia del futuro? Sicuramente net-centrico: un “sistema di sistemi” in grado “di attingere a big data provenienti da sistemi terrestri, navali e satellitari (parimenti manned e unmanned), interpretarli con l’ausilio dell’intelligenza artificiale e trasmetterli al pilota attraverso un’interfaccia di realtà aumentata”. Si tratterà, in altre parole, “di un ulteriore passo nella direzione già indicata dal sistema F-35”. Un’ulteriore caratteristica, “che segnerà il passo rispetto ai sistemi precedenti, sarà la possibilità di interagire costantemente e in completa sincronia con uno o più aeromobili a pilotaggio remoto ausiliari da combattimento (Ucav), parte integrante del nuovo sistema di combattimento aereo”. Per la proposta Uk, “si tratterà di un grosso velivolo multiruolo, dotato di ampia autonomia”. Infine, “un requisito essenziale, già espresso dalle Forze armate inglesi, sarà l’interoperabilità con le attuali tecnologie di quinta generazione; il riferimento, in questo caso, è con il velivolo F-35”.

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