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Tiffany Cabán e la nuova generazione (outsider e vincente) di democratici americani

“Mi chiamo Tiffany Cabán e sono candidata alla Procura del distretto (Queens). Sono anche pubblico ministero e quando parlo della mia professione lo faccio con la stessa passione di quando dico che sono donna queer e latina. Tutto è legato alla mia identità”.

Con questo identikit si è presentata Tiffany Cabán al pubblico durante la chiusura della campagna elettorale lo scorso fine settimana. Laureata in Diritto alla Pennsylvania State University e la New York Law School, 31 anni, da genitori portoricani, Cabán è cresciuta nelle case popolari ed è diventata la candidata del Partito Democratico alle elezioni per la Procura del distretto Queens di New York. Dietro di lei è rimasta Melinda Katz, che però ha chiesto un nuovo conteggio dei voti.

Resta ancora qualche voto da conteggiare, ma la vittoria di Cabán è quasi definitiva. Con la sua elezione si evidenzia ancora una volta che negli Stati Uniti non è più necessario essere un politico di esperienza per assumere incarichi di rilievo. Chi arriva con una proposta forte e convincente può vincere.

FORZA OUTSIDER

Cabán ha festeggiato la vittoria elettorale con i suoi sostenitori nel club notturno La Boom a Woodside, Queens, lo stesso bar dove l’anno scorso ha festeggiato la parlamentare Alexandria Ocasio-Cortez.

Avvocato, 31 anni, Cabán ha avuto una salita velocissima nei sondaggi negli ultimi mesi. È passata da essere una pm di Manhattan ad essere uno dei volti del movimento progressista americano, con elogi da parte dei candidati presidenziali Bernie Sanders e Elizabeth Warren.

LE PROPOSTE

“Questa campagna è cominciata con solo quattro donne attorno ad un tavolo dicendo: dobbiamo cambiare il sistema – racconta Cabán sui social -. Così ho fatto quello che molti pensavano impensabile per un pubblico ministero queer e latina, di 31 anni di età, con i genitori cresciuti a Woodside Houses. Mi sono candidata”.

Cabán racconta che la costruzione della campagna è partita per diminuire la povertà e porre fine alle detenzioni massive: “Vogliamo proteggere le nostre comunità di immigrati. Mantenere le persone radicate nelle loro comunità, con accesso ai servizi e sostegno. Trasformare questo sistema non sarà facile, non accadrà da un giorno all’altro. Ma io sono pronta. Siamo pronti. Grazie!”.

Tra le sue proposte c’è anche la decriminalizzazione del lavoro sessuale e il divieto di pagare le cauzioni in contanti.

L’ELOGIO DEL NYT

“Tiffany Cabán e i nuovi democratici. La vittoria di Alexandria Ocasio-Cortez non è stata casuale”. Con questo titolo, un articolo del quotidiano The New York Times a firma di Mara Gay, membro dello staff editoriale, analizza il fenomeno: “L’elezione conferma l’aumento di potere di una forza abbastanza nuova nella politica di New York: una coalizione di millennials che tira il Partito democratico a sinistra, sfidando la sua macchina di comando”.

La vittoria di Cabán si è dimostrata vincente più per i suoi sostenitori che per gli altri: “È una generazione che ritiene che la leadership del Partito Democratico abbia fallito – scrive Gay -, non solo sulla giustizia criminale, ma su questioni che vanno dall’ineguaglianza all’immigrazione alla guerra in Iraq”.

Ma vincere non basta: “Per avere un impatto duraturo, questi ribelli liberali dovranno fare molto di più che capitalizzare sull’apatia dell’elettore, come spesso facevano quelli prima di loro. Avranno bisogno di costruire una coalizione molto più ampia, non solo per continuare a vincere le elezioni ma anche per riuscire a governare”.

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