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La crisi umanitaria in Venezuela peggiora. E riguarda anche l’Italia. L’appello di Diamanti e Pompei

Tutti si chiedono cosa sta succedendo in Venezuela, che fine ha fatto il giovane Juan Guaidó, presidente dell’Assemblea Nazionale che all’alba del 30 aprile si è ribellato con un gruppo di militari contro Nicolás Maduro. Sebbene la crisi venezuelana abbia perso forza sui media – italiani e non solo -, la situazione non si è risolta, anzi. Ogni giorno che passa il dramma del Paese sudamericano peggiora.

Per parlare della situazione della crisi umanitaria, e dello stato dei diritti umani in Venezuela, l’Istituto Affari Internazionale ha organizzato oggi un seminario intitolato “Emergenza Venezuela: perché la diplomazia internazionale ha fallito”. A parlare del caso testimoni di prima mano: Rodrigo Diamanti, presidente dell’ong Un Mundo Sin Mordaza e inviato speciale del presidente Guaidó in Italia, insieme a Piero Pompei, cittadino italiano e cognato dell’avvocato Juan Planchart, cugino di Guaidó arrestato dalla polizia politica del regime a fine marzo. All’evento era prevista la partecipazione della deputata Manuela Bolívar, membro della commissione di aiuto umanitario del Parlamento venezuelano, ma purtroppo gli è stata impedita l’uscita dal Venezuela.

PEGGIORA LA CRISI UMANITARIA

In una conversazione con Formiche.net, Diamanti ha raccontato l’escalation della crisi umanitaria in Venezuela: “Ogni giorno che passa la situazione è più drammatica. Se prima non c’erano elettricità e acqua, ora nemmeno la benzina. In un Paese petrolifero… La fame è è aumentata, colpendo soprattutto bambini e anziani […] Quella del Venezuela è una tragedia umanitaria che si può paragonare solo con il dramma della Siria, in questo momento. Per esempio, i numeri dei rifugiati che fuggono dal Venezuela sono allo stesso livello della Siria. Essendo un paese che non è in guerra, questa emergenza dovrebbe richiamare l’attenzione del mondo, perché ogni giorno che passa peggiora. Ogni giorno muore gente innocente e questo dovrebbe interessare all’Italia, che è uno dei Paesi più vicino al Venezuela”.

CROLLO DELL’INDUSTRIA PETROLIFERA

E perché manca benzina in un Paese con riserve di petrolio più grandi dell’Arabia Saudita? Diamanti ha spiegato che il motivo è la totale assenza di investimenti nel settore: “In questi anni è stata fatta solo l’estrazione, senza investimenti di sviluppo o manutenzione. Un esempio di questo è che prima dell’arrivo di Chávez e Maduro la produzione di petrolio del Venezuela era di circa 3,5 milioni di barili di petrolio al giorno. Ora è di 700mila. Se si restano i 50mila barili che ogni settimana il regime manda a Cuba, quello che resta non basta. In più, l’industria petrolifera nazionale non ha la capacità di processare il petrolio per farla diventare benzina. È tutto crollato, non resta più niente”.

NEGOZIATI BLOCCATI

Sul fallimento dell’Operazione Libertà del presidente Guaidó, Diamanti insiste che il presidente ad interim non ha mollato. Continua a battersi ogni giorno, rischiando la vita, per continuare la lotta per il ripristino della democrazia in Venezuela: “Lui continua a viaggiare in tutto il Paese e la gente continua a rispondere. Nonostante la gente abbia fame e problemi molto gravi, non perdono la speranza e continuano ad appoggiare Guaidó”.

Sullo stato dei negoziati tra il governo di Maduro e l’opposizione in Norvegia, il delegato di Guaidó ha spiegato che il presidente del Parlamento ha fatto e sta facendo tutto quello che si può fare, anche dialogare con rappresenti del regime: “Ma dal momento che hanno capito che loro non volevano nemmeno discutere sulla possibilità di andare di nuovo al voto per le presidenziali, è finita la negoziazione. Perché l’unico dialogo a cui siamo disposti a partecipare è l’uscita di Nicolás Maduro dal potere. Dopo i militari dovrebbero riconoscere Guaidó come presidente ad interim per convocare elezioni il prima possibile”. Era ancora aperta invece la possibilità che il Vaticano facessi da ponte tra le due parti, ma il discorso è chiuso perché il regime di Maduro non intende lasciare il potere.

IL POTERE DELLE SANZIONI

Sui risultati della diplomazia per risolvere la crisi venezuelana, Diamanti sottolinea che gli unici ad essere davvero impegnati, con le sanzioni contro i funzionari del regime di Maduro, sono il Canada e gli Stati Uniti. “Noi abbiamo bisogno di più – ha spiegato -. Le sanzioni aiutano a fare capire alla dittatura che la comunità internazionale non accetta questa situazione. Abbiamo bisogno che l’Europa cominci a fare sanzioni contro funzionari del regime per fargli capire che non possono continuare, che dovrebbero permettere che Guaidó richiami ad elezioni libere, a favore della democrazia”.

INGERENZA RUSSA

Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Bolton, ha svelato i dettagli di un contratto di cooperazione militare tra Russia e Venezuela. Ma, secondo Diamanti, si tratta di un’alleanza risaputa, che rientra in un quadro globale: “La Russia sta facendo un gioco di scacchi con il Venezuela, un revival della Guerra fredda; un gioco politico mentre la gente muore di fame tutti i giorni […] questo dramma non dovrebbe essere un gioco geopolitico internazionale, si dovrebbe risolvere con l’impegno di tutti i Paesi”.

IL CASO DI PLANCHART

Al seminario organizzato dallo Iai sarà presente Piero Pompei, suocero di Juan Planchart, avvocato e prigioniero politico venezuelano. Planchart è italo-venezuelano (come la moglie e due figli) ed è accusato dal regime di Maduro di cospirazione, lavaggio di denaro, finanziamento al terrorismo, e associazione per delinquere. Accuse non vere, ma forzate, di cui il regime non ha prove, come ha dichiarato Pompei in una conversazione con Formiche.net.

Planchart è in carcere da più di due mesi, in un posto segreto. Solo dopo l’interessamento dell’ambasciata italiana gli è stato consentito incontrare la sua famiglia, ma non l’avvocato. Ed è che “in Venezuela i diritti umani sono violati costantemente – ha spiegato Pompei – e ne sono vittime i venezuelani ma anche gli stranieri. In Venezuela è colpevole chi il governo individua come tale”. “La comunità internazionale deve aiutare sostenendo i casi dove si verificano la violazione dei diritti umani – ha dichiarato Pompei -. Per questo è presente Michelle Bachelet, Alto Commissario Onu per i Diritti umani, in Venezuela. E dobbiamo aiutarla, appoggiarla, e spingerla perché esiga il pieno rispetto dei diritti umani in Venezuela”.

E l’Italia? Secondo Pompei, “il governo italiano, sulla crisi venezuelana, ancora non ha fatto tutto quello che può fare, è stato assente di affrontare questo problema, ma arriverà il momento in cui dovrà farlo”.

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