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Uniti per la difesa. I passi del governo raccontati da Tesei (Lega)

La visita di Giuseppe Conte a Parigi, le parole di Matteo Salvini a Washington e i primi dettagli del nuovo Documento programmatico pluriennale della Difesa. I segnali che arrivano “sono assolutamente positivi per un settore strategico per il Paese”, frutto anche “della continua sintesi tra punti di vista che possono essere divergenti all’interno della maggioranza”. Parola di Donatella Tesei, presidente della commissione Difesa di palazzo Madama per la Lega, raggiunta da Formiche.net al ritorno dalla visita parigina per il salone di Le Bourget, una delle manifestazioni più rilevanti al mondo per l’aerospazio, occasione utile per fare il punto sul settore.

Presidente, dopo la missione a Farnborough dello scorso anno, come le è sembrata la presenza italiana a Le Bourget nell’edizione in corso?

Ho riportato in Italia sensazioni molto positive. Abbiamo riscontrato una bella organizzazione nel complesso della presenza nazionale. Oltre a Leonardo, che eccelle a livello internazionale, mi è sembrata di rilievo anche la partecipazione di tutti i distretti, utile a far capire l’importanza delle tante eccellenze che popolano l’industria italiana. È stato particolarmente positivo l’incontro con le varie aziende, anche quelle piccole e medie, utile poiché in linea con il lavoro che stiamo portando avanti in commissione. D’altra parte, da tempo abbiamo voluto sentire i distretti italiani di diverse regioni che operano in questo mondo, e l’impressione è che debba essere comunicato sempre di più e ancora meglio.

Il salone è stato aperto dai nuovi passi in avanti di Francia e Germania sul caccia del futuro. È un campanello d’allarme per l’Italia nell’ottica della nascente difesa europea?

Sicuramente è un fenomeno da osservare con la dovuta attenzione e con serietà. Anche noi, senza dubbio, dovremmo cominciare a pensare ai progetti attualmente in fieri. Mi riferisco alla necessità di ragionare sulla strada da intraprendere, tenendo conto in particolare dell’avanzamento del Tempest (il progetto britannico considerato alternativo a quello franco-tedesco, ndr).

Per l’Italia, la rassegna è stata condita dalla visita del premier Conte nella giornata di apertura. È un segnale di attenzione da parte del governo?

Ritegno di sì. L’ho avvertito come un segnale molto importante proprio perché ha rappresentato la prima volta di un presidente del Consiglio in visita a una manifestazione di questa portata, tra l’altro con il sostegno diretto alle imprese italiane, soprattutto a quelle che si affacciano sui mercati internazionali.

A proposito, tra le richieste che il comparto industriale rivolge da tempo alla politica c’è proprio un supporto più strutturato all’export. State lavorando anche in questa direzione in commissione?

Sì. Siamo al lavoro sul tema del g2g (gli accordi governo-governo, utili a superare le complicate gare internazionali, ndr). Si tratta di un argomento da portare avanti con assoluta determinazione. È difatti fondamentale per accompagnare le nostre aziende sui mercati internazionali.

Intanto, dal Mise è arrivato l’annuncio dello sblocco da 7,2 miliardi di euro per i programmi militari, mentre nel Dpp 2019-2020 il Camm-Er torna sotto la copertura finanziaria. Stanno ripartendo gli investimenti per la Difesa?

Penso proprio di sì. È il frutto del lavoro che è stato fatto nell’ultimo anno, in cui si è ragionato molto sull’importanza strategica che il settore ha per l’Italia e su quello che effettivamente serve alle nostre Forze armate.

Mentre Conte era a Parigi, Matteo Salvini da Washington sembrava confermare gli impegni per il programma F-35. Su questo erano emerse distanze con la componente M5S del governo. Distanze che restano?

Come tutte le cose si possono avere punti di vista differenti, e il governo è per questo continuamente alla ricerca di una sintesi. Sul dossier F-35, interpreto positivamente il segnale di Matteo Salvini perché effettivamente è positivo per il Paese. Mi auguro che su tale punto si continui a lavorare per trovare una convergenza.

La scorsa settimana lei ha ammesso che a volte ci sono state divergenze tra le due forze di maggioranza sugli investimenti da destinare alla Difesa. Ritiene che il voto europeo, che ha premiato la Lega, abbia spinto a un maggior sostegno verso il settore?

Il risultato del voto è stato sicuramente significativo. Tuttavia, al di là della Lega, Salvini e tutti noi siamo concentrati sul lavoro relativo ai contenuti che servono al Paese. La consapevolezza da cui partiamo è che il settore della difesa sia strategico per l’Italia, e come tale vada supportato e giustamente indirizzato. Su certi impegni è corretto andare avanti e portarli a termine. E ciò non dipende dal voto, seppur rilevante, delle elezioni europee. In ogni comparto, abbiamo sempre cercato di trovare la giusta sintesi sulle cose da fare, e per la difesa ce ne sono diverse. A tal riguardo, credo che i vari segnali di cui abbiamo parlato siano da intendere in maniera assolutamente positiva.

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