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La Brexit può portare alla fine del UK. La previsione di Soames

Nicholas Soames è un noto politico britannico, membro del Parlamento dal 1997. Europeista convinto, è stato commissario per i Rapporti esteri dal 1973 al 1977 e ministro dell’Esercito. Conosce bene i meandri del Regno Unito anche grazie alla sua famiglia: suo nonno era Winston Churchill.

Ora dopo 37 anni come membro del Partito Conservatore, non ne fa più parte. È stato punito con l’espulsione dal premier Boris Johnson a seguito del suo voto contro la Brexit.

In un’intervista all’Abc, Soames ha spiegato quelle che considera le principali cause del caos britannico: “Un referendum binario non era la forma di risolvere la questione. Quello è stato il primo errore. Dopo, è stato una finzione credere che si potevano disfare 47 anni di rigoroso sforzo legislativo in sei mesi o in tre anni. Il Paese si è rotto con questa questione e il Parlamento, che rappresenta la nazione, è anche diviso”. Consapevole che arrivare ad un accordo sta diventando più complicato del previsto, Soames crede che non c’è marcia indietro, anche se continua ad essere sostenitore del “remain”.

Il conservatore vede sempre più lontana la possibilità di un accordo perché quello proposto dal premier Boris Johnson non è possibile. Crede che le conseguenze dell’uscita del Regno Unito saranno molto più gravi di quanto si pensa e teme per l’unità del Regno Unito.: “Il grande problema è la salvaguardia irlandese […] Potremmo perdere l’Irlanda del Nord e la Scozia. E tutto per la Brexit”.

Sulla realizzazione di un altro referendum Soames è pessimista: “Sarebbe straordinariamente divisorio, ancora di più […] Tutto quello che sta succedendo con la Brexit è un disastro totale. Stiamo facendo arrabbiare i nostri amici europei. Il giorno che questo finirà, dovremo iniziare una nuova negoziazione e non sarà facile […] Credo che l’influenza e il potere del Regno Unito diminuiranno gradualmente perché abbiamo preso una decisione incredibilmente sbagliata, che non è compresa da nessuno dei nostri amici, tra cui non considero il presidente Trump”.

Tuttavia, sulla sua convinzione politica è netta: “Preferirei che mi togliessero un dente del giudizio senza anestesia invece di unirmi ai liberaldemocratici, ai laburisti o ai verdi. Sono un tory allo stato puro e leale […] In 36 anni ho votato contro il mio partito solo tre volte. Mi dispiace averlo fatto, ma credevo che quello che volevano fare era sbagliato. Ora mi ritiro. Non voterò altro che i conservatori e faccio il mio migliore augurio al premier”.

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